La Croazia appare senza idee e con il serio rischio di abbandonare gli Europei al primo turno, sebbene sia la finalista dell’ultimo Mondiale. Sintomo di una evidente crisi generazionale
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Sono i vicecampioni del mondo in carica, ma hanno messo assieme solamente un punto in due partite in questi Europei, e rischiano di uscire al primo turno: la Croazia di Zlatko Dalic sembra una squadra con poche idee e gravata da un’età media piuttosto alta, che deve ancora fare affidamento esclusivo su veterani come Modric, Perisic e Lovren.
Basta dare un’occhiata alla rosa dei convocati per capire che ciò che manca è innanzitutto un ricambio di giocatori di livello. L’esempio più evidente è il confronto tra la coppia difensiva: Lovren compirà 32 anni a luglio, il suo partner Gvardiol ne ha fatti 19 a gennaio. La Croazia ha “saltato” la generazione di mezzo, della quale facevano parte molti giocatori promettenti incapaci però di confermarsi ad alti livelli.
La generazione smarrita della Croazia
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Anagraficamente parlando, oggi la spina dorsale della selezione di Dalic dovrebbero essere i ragazzi nati attorno alla metà degli anni Novanta, ma questa generazione rappresenta uno dei grandi crucci della Croazia. Oggi in Nazionale ce ne sono solo alcuni esponenti, legati dal fatto di aver finora reso molto al di sotto delle aspettative: Mateo Kovacic e Mario Pasalic sono quasi delle eccezioni, ora che dopo anni di tentativi sembrano aver finalmente trovato la propria dimensione al Chelsea e all’Atalanta.
Ma la stessa cosa non si può dire di Duje Caleta-Car, che nel 2018 era una delle maggiori promesse di questa squadra e veniva acquistato dal Marsiglia per 19 milioni di euro. Solo la stagione appena conclusa può dirsi soddisfacente, eppure a 24 anni la sensazione è che la sua carriera sia un po’ in un vicolo cieco. E le cose non vanno meglio per Nikola Vlasic, che da promessa dell’Everton è oggi un discreto giocatore del campionato russo con il CSKA Mosca.
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I ragazzi sperduti della Croazia sono però molti di più. Due se li ricordano probabilmente i tifosi della Roma: Ante Coric è stato uno dei giovani più interessanti d’Europa, ma da un po’ la sua carriera si è arenata, e le ultime partite le ha giocate in Slovenia in prestito dai giallorossi. Tin Jedvaj è un altro su cui si sarebbe potuto puntare molto, ma nell’ultima stagione ha giocato meno di 500 minuti con il Bayer Leverkusen ed è sparito dai radar della Nazionale.
In Italia giocano ancora sia Marko Rog che Marko Pjaca, arrivati a Napoli e Juventus con un clamore scemato nel giro di poche apparizioni, e nell’ultimo anno si sono ritrovati a lottare per non retrocedere con Cagliari e Genoa.
La crisi dell’attacco
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Assenze che pesano, ma che ovviamente raccontano solo in parte la crisi della Croazia, che se ha problemi a costruire il gioco ne ha altrettanti a essere concreta sotto porta. Kramaric e Rebic sono reduci dalle due migliori stagioni della loro carriera, in termini realizzativi, ma in Nazionale si stanno rivelando irriconoscibili. L’ultima rete del milanista risale al marzo 2019, mentre la punta dell’Hoffenheim è andata in gol l’ultima volta lo scorso ottobre.
Un problema ben rappresentato dalla finora unica realizzazione messa a segno negli Europei, frutto di un tiro dalla distanza di un esterno, Ivan Perisic. Se in difesa Dalic può guardare al futuro con positività, tra Gvardiol e Bradaric, nel reparto avanzato croato non si intravede nessun prospetto che possa raccogliere l’eredità di Mario Mandzukic.
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Martedì per la Croazia ci sarà l’ultimo appello contro l’abbordabile Scozia, in cui tutta la squadra sarà chiamata a ricompattarsi e trovare quelle certezze necessarie per vincere. E prolungare ancora di qualche partita quella che rischia di essere la Last Dance della sua generazione d’oro, Modric in testa.
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