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La Coppa d’Asia del 2023 non si disputerà più in Cina: il paese designato per ospitare il torneo ha fatto marcia indietro a causa della situazione Covid.

Una decisione sorprendente e largamente inaspettata: la Cina ha deciso di rinunciare a organizzare la Coppa d’Asia del 2023. Il motivo è la situazione della pandemia del Covid-19 nel paese, che non è affatto migliorata negli ultimi mesi, a differenza di quanto successo in Occidente, convincendo così le autorità di Pechino a fare un passo indietro seppure con largo anticipo.

Il torneo, assegnato alla Cina il 5 giugno 2019, avrebbe dovuto svolgersi nell’estate dell’anno prossimo, dal 16 giugno al 16 luglio 2023. Si sarebbe trattato solo della seconda edizione della storia della Coppa d’Asia a disputarsi in Cina, dopo quella del 2004, che vide anche i Dragoni eguagliare il loro miglior risultato di sempre, raggiungendo il secondo posto nella competizione (era già accaduto a Singapore nel 1984).

L’evento del 2023 doveva servire a rilanciare il calcio nel paese asiatico, dopo il brusco calo d’investimenti dell’ultimo periodo, che ha portato tante stelle a dare l’addio alla Chinese Super Leaguee addirittura al fallimento di alcuni club, tra cui i campioni del 2020 dello Jiangsu Suning, società con la stessa proprietà dell’Inter.

Perché la Cina rinuncia alla Coppa d’Asia del 2023

La motivazione della Cina per la dolorosa rinuncia alla Coppa d’Asia è la drammatica situazione del Covid-19, che il governo di Pechino sta faticando più del previsto a gestire. Le autorità hanno stabilito una strategia definita “zero Covid”, che prevede di annullare i contagi stabilendo dei durissimi lockdown non appena questi iniziano a salire: è il caso della città di Shanghai, in lockdown ininterrotto da marzo.

Questa strategia, che si era rivelata molto efficace durante la prima fase della pandemia, in particolare a Wuhan, si è scoperta ben poco efficace ora con la più contagiosa variante Omicron. In più, il lockdown di Shanghai è stato gestito molto male rispetto ai casi precedenti, e ha avuto l’effetto diretto di paralizzare uno dei principali centri economici e commerciali della Cina.

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