“Il campionato è falsato” si sente spesso dire di questi tempi, a causa della pandemia e dei diversi contagi. Ma è davvero così? Proviamo a capire perché.
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“Le condizioni ambientali e la pandemia che sta colpendo il mondo impediscono di avere un campionato regolare” ha detto Marco Tardelli alla Gazzetta dello Sport, interpretando un po’ un pensiero comune. Talmente comune che, a giugno, lo aveva già anticipato Claudio Ranieri.
Che il campionato – questo, ma pure il precedente, e così anche le coppe europee e le altre competizioni estere – sia falsato, è ormai un’opinione comune, condivisa da tifosi e addetti ai lavori. Ma è davvero così? Proviamo a rifletterci sopra.
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Contagi e infortuni
Innanzitutto, che significa che il campionato è “falsato”? Una falsificazione prevede un’alterazione dei valori tale che chi è più forte non riesca a vincere: il titolo nazionale andrebbe a una squadra meno “meritevole”. In questo senso, la pandemia può falsificare il campionato perché causa un numero elevato di indisponibili in una singola squadra, impedendo ai club colpiti dal virus di schierare la formazione migliore anche per diverse settimane.
“È un campionato falsato”
Perché?
“Perché non c’è stata una controffensiva nazionale che risponda alla legalità e alla logica”.Quindi campionato falsato. Siamo al 3 settembre.
Amen pic.twitter.com/KxMG3crAN6— Giovanni Capuano (@capuanogio) September 3, 2020
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Però, per parlare di falsificazione del campionato, la variabile dovrebbe agire in maniera asimmetrica, danneggiando alcune squadre piuttosto che altre. Questo ovviamente non succede con la pandemia: il Covid-19 può colpire chiunque, ed è uniformemente diffuso sia a livello nazionale che continentale, al punto che è impossibile dire che qualche squadra sia meno a rischio rispetto alle altre.
In quest’ottica, il contagio va considerato più o meno come i normali infortuni fisici, che possono capitare a chiunque. L’unica vera differenza è che il virus può trasmettersi a più giocatori di una stessa squadra in poco tempo, così il club rischia di trovarsi improvvisamente senza quattro o cinque elementi, invece che uno solo. Ciò è senza dubbio fastidioso, ma è appunto qualcosa che potenzialmente può succedere a ogni club. Se in una stagione una squadra ha avuto più infortuni delle altre e per questo ha ottenuto meno punti, nessuno parla di campionato falsato.
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D’altronde, è anche vero che i club più forti hanno un rischio di contagio maggiore, visto che devono disputare anche le coppe europee: cioè più partite, più spostamenti, più contatti. Però, guardando la classifica della Serie A, ci accorgiamo che non è proprio così: ad eccezione del Sassuolo, e in misura minore del Verona, le prime posizioni sono occupate dai club che sono anche impegnati in Europa. Sassuolo e Verona, inoltre, sono due squadre che anche nella passata stagione avevano dimostrato di essere in grande crescita, e non sono quindi delle vere e proprie sorprese.
Il trend è confermato anche negli altri principali campionati europei: le squadre più ricche e competitive sono generalmente nelle prime posizioni (eccetto quelle che già da prima della pandemia avevano dimostrato delle difficoltà, come Barcellona e Manchester United). Questi club hanno dalla loro la profondità delle rose, vale a dire un maggior di numero di ricambi di valore.
Nel campionato italiano, tra le squadre che stanno andando peggio c’è il Genoa, la più colpita della Serie A e la prima ad aver ottenuto il rinvio di un match a causa dell’elevato numero dei contagi in rosa. Ma anche qui il Covid non può essere ritenuto la causa principale del rendimento dei liguri, che rischiarono la retrocessione già nelle scorse annate.
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Con l'attuale conflitto normativo, il #campionato rischia di essere falsato? ⚽
Commentate la vostra scelta con #atuttarete #SerieA— RaiSport (@RaiSport) October 4, 2020
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Un altro elemento che potrebbe influire sul regolare svolgimento delle competizioni è il cosiddetto fattore campo, ovvero il vantaggio che una squadra ha a giocare in casa, grazie ai propri tifosi. Attualmente, però, le partite si stanno giocando a porte chiuse e questo secondo molti altererebbe le cose.
Tra questi molti, però, non c’è il CIES, che ha condotto uno studio sulla variazione del numero delle vittorie casalinghe nel periodo post-lockdown: i dati raccolti evidenziano una variazione minima, del 2,1% in meno. Andando ad analizzare i dati per ogni competizione, però, si scopre che i tornei in cui le porte chiuse pesano di più su quelli minori, come Grecia e Austria. Nel campionato italiano, invece si è registrato addirittura un incremento (anche se solo dello 0,1%) delle vittorie in casa.
Quindi, attualmente non sembra esserci alcun logico motivo per ritenere che il campionato sia falsato dalla pandemia. Ma le cose potrebbero cambiare nel corso del 2021: se, con l’arrivo di un vaccino e un sensibile decremento della circolazione del virus, si dovesse decidere di riaprire gli stadi, molte squadre potrebbero giocare in casa col pubblico dopo aver disputato l’andata in trasferta senza, con un’evidente disparità che potrebbe avere conseguenze sui risultati. Questa, però, è appunto un’eventualità futura.
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