Inutile spendere parole intorno la retorica: non potevamo aspettarci qualcosa di meglio da questo assaggio di calcio italiano. Dopo il lockdown calcistico, il pallone è tornato sui campi italiani con la Coppa Italia, la cui finale, mercoledì, verrà giocata a Roma fra Juventus e Napoli. C’è mancato un po’ il calcio, è vero, e pur con ruggini e piattume, alla fine non potevamo chiedere tanto altro da questa Coppa Italia. Che per riprendersi, intanto, ha venduto i naming rights della competizione alla Coca-Cola.
Con la Serie A nel cassetto fino a sabato prossimo, Juventus-Milan e Napoli-Inter hanno fatto intendere che i primi turni non potranno certo entusiasmarci. Un po’ per il clima, un po’ per l’atmosfera, ma soprattutto per la condizione fisica, la vera chimera dei calciatori in questi tempi.
MERTENS, RECORD DI GOL NELLA STORIA DEL NAPOLI
Coppa Italia per tutti, anche per i tifosi
Per un attimo, nel weekend, la Coppa Italia è sembrata quello che per tanti anni parte della critica ha chiesto ai vertici del calcio. Un’enfatizzazione della coppa nazionale con partite durante il fine settimana – come la FA Cup in Inghilterra. Scelta imposta per ora dalla necessità di chiudere la pratica della Coppa Italia, certamente, eppure è servito anche ad alcune squadre – in realtà solo quattro – per testare la condizione fisica e scartare l’involucro delle perplessità . Giocare dopo un periodo di blocco è possibile, ma serve ritrovare la condizione fisica.
Ma queste due partite – più la finale di mercoledì – servono soprattutto ai tifosi. Dopo più di tre mesi, i fan del calcio avevano bisogno di tornare a seguire, a parlare, a commentare. E questo antipasto di calcio, iniziato venerdì e pronto a concludersi mercoledì, ha dato modo loro di vedere quello che li aspetterà per tutto luglio.
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Che poi, nonostante il generale e palese flop dello spettacolo in campo, ci sono dei punti da evidenziare. Il record di Mertens con la maglia del Napoli (122 gol, più di Maradona e Hamsik), il rigore sbagliato da CR7 (il secondo in Italia per lui); poi, per quello che riguarda la Milano del calcio, l’ennesima conferma dell’anemia del Milan e il gran carattere dell’Inter di Antonio Conte. Insomma, almeno per i club milanesi, lo stesso copione di qualche mese fa.
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Spalti vuoti e stanchezza: il prezzo da pagare per il ritorno al calcio
I primi minuti del Milan, l’abulia di Cristiano Ronaldo, i muscoli di Koulibaly, le smorfie di De Vrij. Questi alcuni indicatori di come lo spettacolo della Coppa Italia abbia sofferto uno scotto fisico per lo stop causato dalla pandemia. Durante le due partite del weekend, i ritmi sono stati blandi, la forza di osare poca, e generalmente, si è avuta una gran difficoltà anche nel prevenire le situazioni. Con una necessaria comprensione, gli atleti non sembravano avere la totale padronanza della situazione. Perché effettivamente, questo non era uno scenario normale.
A contrassegnare innegabilmente le prime due partite di Torino e Napoli, infatti, è stato anche lo stadio. Già nell’ultimo turno della Serie A, prima del lockdown, si erano viste partite a porte chiuse. Ma adesso, pensando che per il resto del campionato sarà sempre così, è inutile nascondere la preoccupazione per doverci abituare al piattume delle ultime uscite. Echi delle urla, spalti vuoti, zero colori: scenari da partite a porte chiuse che purtroppo, almeno per adesso, saranno la normalità . E appunto, non pare essere così allettante.
Normale che dopo un evento così sconvolgente servisse un compromesso per ritornare al calcio giocato. E conseguentemente, è anche normale che in campo non si possa tornare a giocare subito. Le gambe sono pesanti, l’attenzione poca, la stranezza della situazione che divora la concentrazione e la fame degli atleti. Ma è comunque calcio, e bisogna accontentarsi. Lo spettacolo del weekend è quello che possiamo avere dopo che tutti i settori della società – dallo spettacolo alla ristorazione – stanno riaprendo con alcune necessarie modifiche. E il calcio non può fare diversamente.
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