Paulo Fonseca o José Mourinho? Il tifo della Roma si è diviso nelle ultime settimane, nonostante la grandissima accoglienza per lo Special One dell’estate scorsa.
Un confronto che si basi sui semplici dati ci riporta al contenzioso che tiene vivo il tifo della Roma in questa prima stagione alle dipendenze di José Mourinho: meglio l’ex-Inter o l’istrionico Paulo Fonseca? Detto che i numeri parlano chiaramente riguardo a questo confronto, l’analisi mette in luce alcune peculiarità inaspettate.
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Mourinho – Fonseca: la prima stagione
Partiamo dalla prima stagione di Paulo Fonseca, chiusa al quinto posto della Serie A a quota 70 punti e a meno 8 dalla Lazio di Simone Inzaghi. L’allenatore portoghese era all’esordio nella parte giallorossa di Roma e impostò la squadra su un 3-4-2-1 che mise in luce le qualità offensive di una ROSA capace di segnare 94 gol in una stagione completa.
Sono 48 le gare giocate da Fonseca nell’anno 2019/20, con 25 vittorie, 10 pareggi e 13 sconfitte in totale, per una media punti per partita pari a 1,77. In Serie A il risultato si sposta invece leggermente: 38 gare, 21 vittorie, 7 pareggi e 10 sconfitte, per una media di 1,86 punti a partita.
Numeri importanti che, se riportati alla ventiquattresima giornata – quella che oggi Mourinho ha appena completato – inserisce la Roma già al quinto posto della classifica con 39 punti, 11 vittorie, 6 pareggi e 7 sconfitte, con 43 gol fatti e 32 subiti.
I punti, in questo caso, sono gli stessi di Mourinho (39), come simile è la differenza reti (+10 rispetto ad un +11 attuale) e come il numero di vittorie (11 a 12), ciò che cambia è la posizione in classifica.
Attualmente José Mourinho si trova al settimo posto in classifica in un campionato decisamente più competitivo rispetto a quello in cui esordì Fonseca. Ci troviamo davanti, nella stagione attuale, Milan e Inter definitivamente tornate al comando della Serie A, una Juventus in rincorsa, e un trittico formato da Lazio, Roma e Napoli tallonato decisamente dalla Fiorentina.
Simile anche il percorso in Europa: Fonseca era riuscito ad arrivare fino agli ottavi di Europa League, uscendo con il Siviglia futuro campione, mentre José Mourinho, è in corsa per la Conference League, con cui giocherà proprio gli ottavi a breve. La competizione è un gradino inferiore a quella del connazionale, ma tutto dipende dal piazzamento della Roma nella scorsa stagione.
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Mourinho – Fonseca: la seconda stagione
In questo caso, prendiamo gli stessi dati della stagione attuale di Mourinho e li mettiamo a paragone con quelli della stagione che ha condotto all’esonero di Fonseca. Alla ventiquattresima giornata, il tecnico ex-Shakhtar aveva collezionato 44 punti e si trovava stabilmente al quinto posto, con una differenza di +11. Cinque punti in più di Mourinho, che oggi è appunto settimo a quota 39 punti, con una difesa migliore e un attacco invece distante otto lunghezze da quello di Fonseca.
La stagione scorsa, per la Roma, è terminata con diverse delusioni: il settimo posto finale a quota 62 punti ha certificato il disastro della seconda parte di stagione di Fonseca, che nelle restanti 14 gare conquistò solamente 18 punti. Nota positiva l’Europa League, nella quale la Roma sfiorò la finale uscendo contro il Manchester United.
Se però siete stati attenti a tutti i numeri – di cui vi alleghiamo tabella di seguito – avrete notato una cosa davvero inaspettata.
Stagione | Partite giocate | Vittorie | Pareggi | Sconfitte | Differenza reti | Punti per partita |
Fonseca | ||||||
Totale | 101 | 53 | 20 | 28 | 193:141 | 1,77 |
2020/21 totale | 53 | 28 | 10 | 15 | 99:78 | 1,77 |
2020/21 Serie A | 38 | 18 | 8 | 12 | 68:58 | 1,63 |
2019/20 totale | 48 | 25 | 10 | 13 | 94:63 | 1,77 |
2019/20 Serie A | 38 | 21 | 7 | 10 | 79:53 | 1,86 |
Mourinho | ||||||
2021/22 totale | 34 | 19 | 4 | 11 | 66:45 | 1,79 |
2021/22 Serie A | 24 | 12 | 3 | 9 | 40:30 | 1,63 |
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Leit Motiv giallorosso
Ciò che forse vi sarà balzato agli occhi, guardando la tabella indicata, è la costante dei risultati giallorossi. Al netto delle differenze tra i due allenatori, del modulo di gioco e soprattutto dei giocatori e degli investimenti fatti per i tecnici, la Roma viaggia più o meno alla stessa velocità da tre anni.
Le critiche che stanno piovendo addosso a Mourinho si possono comprendere su due fattori: difficoltà di espressione del gioco giallorosso e le troppe sconfitte in campionato, tutti analizzabili singolarmente.
Se la difficoltà nell’espressione di gioco è figlia dell’acerbo rapporto tra la squadra e il suo allenatore, che ancora deve plasmare a sua immagine determinati calciatori, ciò che deve essere posto al centro del dibattito – se vogliamo proseguire con l’inquisizione nei confronti di José Mourinho – è certamente il numero di sconfitte in campionato: 9. Troppe per essere appena oltre la metà della stagione, troppe per essere la Roma una squadra di Mourinho.
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Una questione di continuità
Detto quindi che Mourinho dovrà rivedere l’aspetto delle sconfitte – insieme a tutto il portato psicologico e caratteriale che la sua squadra dovrà sviluppare – ciò che si può evincere dal confronto dei dati è che la Roma non si è discostata molto dal livello mostrato con Fonseca.
Allora, più che la questione allenatore, è forse l’impianto della squadra nella sua totalità a non essere adatto alle ambizioni di un tifo da sempre molto ingombrante, che aveva santificato l’arrivo di Mourinho, puntando allo scudetto come obiettivo stagionale.
Le ventiquattro partite giocate fino a questo momento hanno dimostrato palesemente che l’obiettivo giallorosso non può essere di certo lo scudetto, e che anche la qualificazione in Champions League sembra essere un’utopia. Perciò, al netto dei confronti che si possono fare, il dibattito interno ai colori giallorossi deve ruotare intorno al tema dei calciatori e della costruzione della squadra.
Fonseca o Mourinho che fossero, la Roma non è riuscita a brillare come ci si aspettava, rimanendo appena un passo fuori dalla soddisfazione europea o di posizioni privilegiate nel campionato di Serie A.
La parola resta al campo, con Mourinho che ha a disposizione 42 punti da qui alla fine del campionato per ribaltare quella che sembra un’abitudine non troppo sana della Roma, rimanere un passo indietro rispetto alle proprie ambizioni.
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