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Il Collegio di Garanzia del CONI (o dello Sport) è l’organo di giudizio che ha messo il punto alla vicenda di Juventus-Napoli. Ma che cos’è esattamente e perché ciò che dice conta più delle altre sentenze?

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Avete letto tutti che è arrivata la sentenza su Juventus-Napoli e che la partita andrà rigiocata. Ma come, non c’era già stata una sentenza? Sì, infatti quella del 22 dicembre è stata emessa da un organo chiamato Collegio di Garanzia del CONI, che non si era ancora espresso e che rappresenta l’ultimo grado della giustizia sportiva italiana.

Ancora confusi? Ok, proviamo a spiegare rapidamente e in maniera semplice di cosa si tratta e perché il suo giudizio vale di più di quelli precedenti.

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Collegio di Garanzia del CONI: cos’è

Nella giustizia italiana vige un sistema detto “dei tre gradi di giudizio”: nelle questioni legali, cioè, si può passare per un massimo di tre giudici prima di ottenere una sentenza definitiva. Questo serve a garantire un giudizio il più possibile affidabile e si riflette nei vari settori della giurisprudenza italiana, compreso lo sport. In questo ambito, i tre gradi giudizio sono stabiliti dal Codice di Giustizia Sportiva e si articolano nei giudici sportivi nazionali e territoriali (primo grado), nella Corte sportiva di Appello (secondo grado) e infine appunto nel Collegio di Garanzia del CONI (terzo grado), presieduto dal magistrato ed ex-Ministro degli Esteri Franco Frattini.

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Quest’ultimo, detto anche Collegio di Garanzia dello Sport, non dipende dalla FIGC (cioè, dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, l’autorità che sovrintende tutto il calcio italiano), ma dal CONI (il Comitato Olimpico Nazionale Italiano), il che gli permette di giudicare la materia sportiva da soggetto terzo e indipendente, ravvisando eventuali errori nelle sentenze dei giudici federali. Per capirci ancora meglio: la FIGC è un’organizzazione privata associata a una pubblica, il CONI, che la riconosce e ne fa da garante.

Generalmente, il Collegio di Garanzia del CONI viene paragonato alla Corte di Cassazione della giustizia sportiva: si tratta infatti di un organo che non giudica nel merito, ma a livello procedurale (un “giudice di legittimità”, secondo le parole del CONI stesso). Ciò significa che non cerca di ricostruire daccapo i fatti, perché questo è già stato fatto nei due gradi precedenti, ma sulla base di quello che è già stato appurato verifica se ci siano stati errori di giudizio.

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La sentenza e cosa succede adesso

In questo modo, è più facile capire le parole del procuratore nazionale dello sport Alessandra Flamminii Minuto, che prima della sentenza ha commentato: “La Corte sportiva d’Appello ha fatto il passo più lungo della gamba, andando oltre i fatti a disposizione”. La Corte d’Appello aveva infatti sostenuto la colpevolezza del Napoli asserendo che il club partenopeo fosse alla ricerca di un alibi per non giocare la partita, ma il giudice (Piero Sandulli) non ha spiegato il movente, vale a dire perché il Napoli avrebbe agito in questa maniera. Questa mancanza ha spinto il Collegio di Garanzia del CONI a ribaltarare il giudizio.

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Quindi, ora è finita qui? Non proprio, si è conclusa solo la prima vicenda giudiziaria. La FIGC ha infatti in corso un’indagine sull’eventuale violazione del protocollo da parte del Napoli che, in caso di colpevolezza del club, porterebbe probabilmente a penalizzazioni. A quel punto, De Laurentiis potrebbe fare ricorso, e si aprirebbe una nuova trafila nei tribunali: tre gradi di giudizio, più altri due possibili, perché dopo il CONI si può ricorrere anche al Tar (il Tribunale Amministrativo Regionale) e al Tas (il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna).

C’è poi la questione del precedente che si è creato con il giudizio del Collegio di Garanzia del CONI: se il protocollo della FIGC non dovesse essere modificato, in futuro qualunque società potrebbe fare come il Napoli, avendo la legge dalla sua e causando ulteriori rinvii, che renderebbero impossibile portare a termine la stagione.

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