Cody Gakpo sembra il fantasma del magnifico giocatore visto nella seconda parte di stagione dell’anno scorso, e a Liverpool stanno iniziando a chiedersi il perché.
Arrivato in un gennaio rovente appena dopo il grandissimo mondiale giocato con l’Olanda, intorno a Cody Gakpo è iniziata a montare un’attesa enorme a causa della massiva esposizione della sua qualità tra le gare con l’Olanda e la stagione con il PSV Eindoven. Quando si gioca così bene in una vetrina enorme come il Mondiale è difficile che i milioni spesi per acquistarti non creino aspettative non facili da soddisfare. Quando Gakpo è atterrato a Liverpool – nonostante il tentativo genoano di portarlo in Italia – in Premier League ci si è accorti subito dell’immenso talento a disposizione di questo ragazzo classe 1999. I sette gol e i tre assist del suo primo semestre inglese lo avevano reso l’erede perfetto di Bobby Firmino, in estate partito per l’Arabia Saudita e da sempre esempio di duttilità tecnica e tattica nel Liverpool di Jurgen Klopp. Desiderato ardentemente dal tecnico tedesco, Gakpo ha affrontato l’estate e iniziato la stagione come titolare di un Liverpool con in mente la Premier League ma che l’anno precedente aveva acquistato per 85 milioni dal Benfica Darwin Nunez, centravanti che dopo un anno di ambientamento avrebbe di fatto obbligato Klopp a scelte diverse da quelle previste in estate.
L’esplosione dell’uruguaiano – quest’anno già a quota diciassette gol e quattordici assist – ha costretto Gakpo ad accettare una parte marginale, fatta di ruoli diversi, moduli cangianti, compiti disparati e pochissima continuità che fosse da titolare o da dodicesimo uomo della squadra. L’olandese si è quindi trovato in una situazione paradossale, non prevista e sicuramente non gradita; una situazione che lo ha visto migrare per tutto il fronte di attacco offrendo ai tifosi carne da macello per le accuse da bar riguardo il suo rendimento. Poca concretezza, mista alla perdita di fiducia nel proprio gioco hanno dato vita ad una versione di Gakpo lenta, prevedibile, appesantita, tanto da dare l’impressione di aver perso lo smalto e la velocità necessari per giocare ad alti livelli in Premier League.
É The Athletic a parlarne nelle settimane successive al come back del Manchester United sul Liverpool in FA Cup, una sconfitta che ha un particolare significato per il Liverpool, non impegnato in Champions League e il cui destino futuro è avvolto dai dubbi del cambio di allenatore a causa dell’addio già comunicato di Klopp. Diversi commentatori inglesi, esattamente come parte dei tifosi, hanno iniziato a chiedersi se Cody Gakpo sia realmente quel talento estremo ammirato in Olanda – e con l’Olanda – lo scorso inverno, o se l’impatto con la Premier League lo stia ridimensionando a livello tecnico e fisico.
Per Gakpo è ancora tutta da vedere
La verità, come spesso accade, si trova a metà strada tra le due versioni: Gakpo sta vivendo innanzitutto la prima vera stagione in Premier League e, nonostante il grande impatto nel primo semestre inglese, l’entusiasmo del principio ha necessità di essere sostituito dalla continuità fisica e tecnica di un calciatore prossimo ai venticinque anni. La transitorietà di questa stagione – con Klopp in procinto di mollare e il Liverpool senza Champions League – non ha aiutato e l’esplosione di Nunez, come detto, ne ha limitato l’impiego. Inoltre, chiedere a un giocatore arrivato da poco in Premier League di sfruttare le sue qualità senza designargli un ruolo ben preciso è cosa complessa, soprattutto in un campionato simile.
Se quindi i numeri poco incoraggianti di questa stagione possono sembrare un passo indietro nella carriera a Liverpool del giovane olandese, non è così se la questione la si studia in prospettiva. Gakpo ha bisogno di tempo, lo stesso che è stato concesso a Nunez lo scorso anno e che oggi sta ripagando con una stagione importante del centravanti ex Benfica. In estate arriverà un nuovo allenatore, a Liverpool le cose cambieranno e magari Gakpo avrà un ruolo tutto suo, da titolare, nel nuovo corso dei Reds della Mersey Side.
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