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Il 20 ottobre 1951 nasceva Claudio Ranieri, allenatore di fama internazionale oggi alla Sampdoria. Ma quanti si ricordano la sua carriera da giocatore?

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Sembrava un’altra annata partita male, con quel 3-0 subito dalla Juventus e la sconfitta interna col Benevento, e invece la Sampdoria ha ottenuto due importanti e inattese vittorie contro Fiorentina e Lazio, cambiando la propria classifica. Ennesimo colpo di Claudio Ranieri, che già l’anno scorso riuscì a salvare una squadra che pareva in caduta libera e senza un’identità.

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Nella sua lunga carriera da allenatore, spesso sottovalutato, Ranieri ci ha abituato a imprese di vario tipo: riportare in A, e poi a vincere un trofeo, la Fiorentina; risollevare il Valencia da una lunga crisi; portare il Chelsea alla qualificazione in Champions League prima dell’avvento dei petroldollari di Abramovic; salvare il Parma nel 2007; sfiorare lo scudetto con la Roma nel 2010; vincere il più sensazionale campionato degli ultimi vent’anni con il Leicester. Eppure, prima del Ranieri allenatore, c’è stato un Ranieri giocatore di cui non si parla quasi mai.

Ranieri e la Roma

Claudio Ranieri cresce a Roma nel rione San Saba, tra il Circo Massimo e Porta San Paolo, dove gioca nella squadra del quartiere come attaccante. Siamo alla fine degli anni Sessanta, quando passa di lì Helenio Herrera, il Mago della Grande Inter nel frattempo divenuto allenatore della Roma: lo vede giocare e lo consiglia per il settore giovanile giallorosso, all’epoca allenato da Antonio Trebiciani. Così, Ranieri viene trasformato in terzino e, accanto a Rocca, Di Bartolomei e Bruno Conti, è tra i vincitori del primo titolo Primavera della storia giallorossa.

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Nel novembre 1973, Manlio Scopigno lo fa esordire in Serie A. Per Ranieri, è il sogno di una vita: è tifoso della Roma fin dalla nascita, e ora è finalmente in prima squadra. La Roma dei suoi tempi è una squadra ambiziosa, ma sfortunata: l’epoca Herrera ha significato una Coppa Italia e altri due titoli minori, ma nulla più; il presidente Anzalone allora ha chiamato nella Capitale il tecnico del Cagliari campione d’Italia e gli ha messo a disposizione gli attaccanti Pierino Prati e Angelo Domenghini (che Scopigno aveva avuto in Sardegna), più la generazione dello scudetto Primavera dell’anno precedente.

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La Roma parte bene, battendo il Bologna, ma alla seconda di campionato già si sfalda: perde a Torino, poi in casa col Milan, poi in casa del Genoa, nel match d’esordio di Ranieri; sembra riprendersi contro il Verona, ma la domenica dopo cade a Foggia, e Scopigno viene imbarcato. Al suo posto arriva Niels Liedholm, reduce da un’ottima esperienza alla Fiorentina, e pian piano le cose si aggiustano. Ma Ranieri ha poco spazio, gioca in tutto sei partite e alla fine viene ceduto al Catanzaro.

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Il Catanzaro è un piccolo ambiente, che però ha da poco vissuto una stagione in Serie A e ambisce a tornarci presto. La stagione precedente è stata travagliata, e ora la società, guidata dallo storico presidente Nicola Ceravolo, ha scelta di affidarsi al giovane tecnico del Brindisi Gianni Di Marzio (sì, il padre di Gianluca). È una squadra con tanti giovani, in cui Ranieri ritrova Roberto Vichi, suo compagna di squadra nelle giovanili romaniste.

Di Marzio è un tipico allenatore italiano dell’epoca, pragmatico e difensivista, e il Catanzaro si sposa alla perfezione con le sue idee tattiche: la retroguardia (Giorgio Pellizzaro in porta, e davanti a lui Ranieri, Vichi, Fausto Silipo e l’ex-milanista Luigi Maldera) è impenentrabile, mentre in attacco un ventenne di nome Massimo Palanca, destinato a diventare uno dei più grandi eroi del calcio di provincia italiano e una bandiera del Catanzaro. In una squadra che fa della difesa il suo punto di forza, comunque, Ranieri è fin da subito l’elemento di maggior spicco.

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I calabresi chiudono quarti, mancando di poco la promozione ai play-off, ma la stagione successiva Di Marzio riesce a dare maggiore continuità all’attacco, e il Catanzaro, secondo, riconquista la promozione in A. Iniziano così gli anni d’oro del club calabrese (che retrocede subito, ma altrettanto rapidamente torna su), che raccoglie grandi successi nella massima serie grazie alla sua difesa e alle magie di Palanca, raggiungeno un settimo posto e una semifinale di Coppa Italia. Nell’estate del 1982, Ranieri lascia la Calabria dopo 225 partite, di cui 128 in Serie A, che ne fanno il calciatore con più presenze nella categoria della storia del Catanzaro.

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A 31 anni, Claudio Ranieri scende di nuovo di categoria e geograficamente, accasandosi al Catania in Serie B. È stato Di Marzio a volerlo fortemente: dopo Catanzaro, il tecnico campano non ha saputo confermarsi con Napoli, Genoa e Lecce, ed è ripartito dal club presieduto da Angelo Massimino. Ancora una volta grazie a una magnifica difesa, splendidamente guidata da Ranieri (affiancato da gente come Chinellato, Mastropasqua e Mosti), la squadra di Di Marzio ottiene la promozione con un terzo posto, e Ranieri torna subito in Serie A, mentre il suo Catanzaro retrocede.

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La stagione in Serie A sarà quella celebre di Pedrinho e Luvanor, gli assi brasiliani che avrebbero dovuto alzare il livello della squadra e invece non riusciranno a lasciare il segno. Ranieri fu sempre protagonista, stabilendo il record di presenze stagionali del Catania, ma questo non bastò a evitare il ritorno in Serie B. Allora, il terzino romano, ormai a fine carriera, cambiò ancora squadra, senza andare troppo lontano: al Palermo, appena retrocesso in C1, portò tutta la sua esperienza, riuscendo a essere ancora determinante nella promozione e nella difficile salvezza conquistata l’anno successivo.

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Nell’estate del 1986, a 35 anni, Claudio Ranieri si ritira, passa un’altra volta lo Stretto e diventa allenatore della Vigor Lamezia, in Serie D, dove subito si fa notare per i risultati oltre le previsioni, un trend distintivo di tutta la sua carriera nel calcio. Dopo un anno sale di categoria per allenare il Campania Puteolana, e poi il Cagliari. In Sardegna, nel luogo che aveva reso celebre l’allenatore che lo aveva fatto esordire tra i professionisti, Ranieri costruirà il suo primo grande successo, scalando le gerarchie del calcio italiano fino alla Serie A nel giro di tre anni. Una nuova storia stava iniziando, ma questa la conoscete già.

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