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Tra il Cile e la Nike non va tutto esattamente come dovrebbe. La squadra di Màrtin Lasarte, dopo aver avuto una disavventura con un drone prima della sfida contro l’Argentina, è ora al centro dell’interesse internazionale per il contenzioso in atto con la Nike.

Non è comune vedere una delle squadre già importanti del continente sudamericano giocare con lo sponsor tecnico coperto da una patch riaffigurante la propria bandiera nazionale.

Questa volta non centrano però questioni politiche, ma bensì un presunto mancato rispetto degli accordi commerciali da parte di un brand internazionale come Nike.

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Cile e Nike: un anno di stop 

Partiamo dall’inizio: la federazione cilena e la Nike hanno stipulato un accordo ai tempi della Copa America 2015 della durata di otto anni, per un totale di 56 milioni di dollari. 

Una media di 7 milioni all’anno fino alla fine del mondiale in Qatar 2022, così poi da valutare un eventuale rinnovo. Tali introiti però dipendono dal numero di partite disputate nell’anno solare dalla nazionale cilena – che in questo caso si attestano su un numero minimo di dieci – e sulle vendite del merchandising.

In questo caso il problema risiede nel numero di partite giocate dalla nazionale Cilena tra l’ottobre 2019 e l’ottobre 2020: zero. 

Un numero dovuto alla situazione particolare che la nazione sta vivendo a livello politico e – sopratutto – alla crisi pandemica che tutto il mondo sta attraversando, e che ha colpito in maniera pesante l’intero Sud America.

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Per questo motivo la nazionale di Vidal ed Edu Vargas non ha potuto giocare nessuna partita nel lasso di tempo indicato, giocando la propria ultima gara il 15 ottobre 2019 contro la Guinea in Spagna, per poi ritrovarsi in campo l’ottobre successivo per le qualificazioni mondiali contro l’Uruguay. 

Nessuna amichevole, nessuna gara di qualificazione nel mezzo e la Nike ha scelto di non pagare la federazione.

Cile e Nike: il contenzioso di marzo

“Sono in debito di 6 milioni di dollari rispetto ai 7 che ci sono dovuti.”

Così il portavoce dell’ ANFP – acronimo spagnolo della federazione calcistica cilena – ha dichiarato ai microfoni di La Tercera, il cui report parla di un mancato pagamento da parte di Nike per le annate fiscali 2019 e 2020 proprio a causa di quanto sopra esposto.

Per questo motivo il Cile ha scelto di portare davanti alla corte civile di Santiago il brand americano, minacciando di allungare il procedimento alla International Chamber of Commerce’s Court of Arbitration di New York.

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Una situazione dunque che si è palesata al mondo quando – nella notte sudamericana di venerdì scorso – il Cile ha affrontato la Bolivia con il simbolo della Nike coperto da patch di diverso genere.

La gara contro la Bolivia 

Usciti vittoriosi per 1-0 grazie al gol di Ben Bereton (di cui abbiamo scritto qualche giorno fa e che trovate in copertina) con il quale si portano a quota 4 punti in due partite dopo il pareggio inaugurale contro l’Argentina, i ragazzi di Màrtin Lasarte hanno giocato con la patch della bandiera cilena a copertura del simbolo della Nike.

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Stessa decisione per l’allenatore e i membri dello staff della squadra, che hanno coperto il simbolo del brand americano con del tape sia sulle tute che sui pantaloncini. 

Un gesto di protesta verso la decisione della Nike, che si allena con il procedimento messo in atto dalla federazione cilena, ora pronta a dare battaglia per il rispetto degli accordi da parte di Nike. 

 

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La Copa America del Cile 

Dopo aver dunque conquistato 4 punti in due partite e affrontato una disavventura per un drone di una compagnia energetica, la classifica del girone A recita secondo posto per il Cile di Vidal e Sanchez con ancora due gare da giocare prima dei quarti di finale.

Le prossime partite – in programma questa sera e venerdì 25 – vedranno il Cile impegnato contro l’Uruguay e il Paraguay con in palio il primo posto del girone in cui milita anche l’Argentina di Leo Messi.

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