Da avversario della Lazio in Champions League a obiettivo della Roma, Sardar Azmoun è l’ultimo di una serie di attaccanti iraniani di alto profilo
Da un paio d’anni almeno, tutti lo conoscono con l’ingombrante soprannome di “Messi iraniano”, ma se a prima vista potrebbe venir da sorridere, la verità è che Sardar Azmoun è oggi uno degli attaccanti più seguiti e apprezzati del calcio europeo, frequentatore ormai abituale delle coppe e da tempo nel mirino di club importanti, soprattutto italiani.
Da un paio d’anni è infatti una delle stelle dello Zenit San Pietroburgo, che nell’ultima edizione della Champions League è stato avversario della Lazio. Il suo nome, oggi, gravita ancora attorno alla Capitale, grazie all’interesse della Roma, alla ricerca di una punta in alternativa a Belotti. Ma l’iraniano piace anche al Milan, alla ricerca di nuovi nomi in attacco.
Le origini di Azmoun
Azmoun è nato nel 1995 nel Golestan, una regione dell’Iran nord-orientale al confine con l’ex-repubblica sovietica del Turkmenistan, terra d’origine dei suoi genitori. Il suo nome, Sardar, è infatti di origine turca e significa “colui che è in testa, capo”, mentre il cognome Azmoun è persiano, e può essere tradotto con “prova, esame”.
La sua storia come calciatore è iniziata non senza qualche difficoltà: i primi allenatori lo schieravano in porta o come difensore, ma in breve si convinsero non avesse il talento necessario a sfondare, così Azmoun iniziò a dedicarsi alla pallavolo, lo sport paterno, ottenendo anche ottimi risultati. Solo verso i 15 anni venne nuovamente richiamato al calcio, scoprendosi un attaccante estremamente talentuoso.
L’attacco è, a ben vedere, il reparto di maggior tradizione del calcio iraniano, a partire dal grande Ali Daei (ex di Arminia Bielefeld, Bayern Monaco ed Hertha Berlino) e da Mehdi Mahdavikia (Bochum, Amburgo, Eintracht Francoforte), fino a giocatori più recenti come Ali Karimi e Alireza Jahanbakhsh.
L’esplosione in Russia
Rispetto ai suoi più illustri connazionali, Azmoun è una punta molto più tecnica e fantasiosa, ma nonostante questo il paragone con Messi ha lo stesso poco senso: l’iraniano e l’argentino sono due giocatori totalmente differenti per caratteristiche e stile di gioco. Azmoun è molto più punta, e soprattutto è alto 186 cm; volendo, assomiglia maggiormente a Ibrahimovic che non a Messi: un’attaccante vero e proprio, capace di abbinare doti fisiche e tecniche.
Caratteristiche talmente evidenti che, a differenza della maggior parte dei calciatori iraniani, Azmoun non ha esordito tra i professionisti nella Persian Gulf Pro League, ma nel campionato russo: il Rubin Kazan lo ha notato che aveva solo 17 anni, portandolo in Russia e facendolo esordire accanto a giocatori come Cristian Ansaldi, Salomon Rondon e Yann M’Vila.
Questa è oggettivamente una grande giocata di una grande punta #Azmoun
— Francesco Pietrella (@frapietrella) October 6, 2019
All’epoca, anche l’Inter lo aveva adocchiato, ma senza concludere l’affare, forse anche per lo scetticismo molto italiano verso i giocatori iraniani (unica eccezione: Rahman Rezaei, ovviamente una scommessa di Gaucci). La scelta di Azmoun per il club russo è stata dettata soprattutto da Kurban Berdyev, allenatore del Rubin e anche lui di origine turkmena. Il rapporto tra i due è stato molto stretto fin da subito, e quando il tecnico ha lasciato Kazan per andare ad allenare il Rostov, Azmoun lo ha seguito poco dopo, e insieme hanno raggiunto un incredibile secondo posto in campionato nel 2015-16.
Azmoun: lo zenit allo Zenit
Accanto al suo immenso talento, l’attaccante iraniano ha anche un carattere difficile, di cui la stampa occidentale parla raramente. La sua prematura fuga dal campionato iraniano è stata conseguenza di uno scontro con i dirigenti della sua prima squadra, il Sepahan: il club smise di pagargli lo stipendio, e Azmoun si trovò subito una nuova squadra. Dopo le critiche ricevute ai Mondiali 2018, la sua reazione fu di annunciare il ritiro dalla Nazionale, privando così l’Iran del suo giocatore più forte; solo dopo le insistenze della federcalcio di Teheran ha accettato di tornare sui suoi passi.
L’arrivo allo Zenit, nel 2019, è stato il coronamento del suo percorso nel calcio russo, portandolo a vestire la maglia della squadra più competitiva del paese e a condividere l’attacco con tre giocatori molto quotati come il brasiliano Malcom (ex-Bordeaux e Barcellona), l’argentino Driussi e il russo Dzyuba. A San Pietroburgo, Azmoun ha conquistato i suoi primi titoli: due campionati, una coppa e una supercoppa nazionali.
È opinione comune che ormai abbia raggiunto tutto ciò che poteva attendersi dal calcio russo, e che ora necessiti del salto in un campionato di maggiore prestigio. Le sue abilità tecniche sono un ottimo biglietto da visita, ma a livello tattico Azmoun colpisce soprattutto per la sua abilità di giocare negli spazi, inserendosi alle spalle dei difensori e diventando pericolosissimo in contropiede.
#Azmoun great goal video pic.twitter.com/hu65NBAVIo
— M.S.Poolaee (@sadegh369) November 24, 2016
Il futuro di Azmoun
Non stupisce allora che ad interessarsi a lui ci siano molti club italiani: nei mesi scorsi era stata proprio la Lazio, sua avversaria in Champions League a seguirlo, nella speranza di aggiungere un’importante spalla a Immobile. Ora, invece, l’iraniano è un obiettivo soprattutto della Roma, già cercato due anni fa prima poi di mettere sotto contratto Belotti.
In quell’estate era stato accostato anche al Milan e al Napoli, e l’interesse attorno a lui lo aveva portato a dichiarare ai media iraniani che sentiva che era giunto il momento di cercarsi una nuova sfida. Lo Zenit è subito corso ai ripari, comunicando che il prezzo per il suo gioiello è di 30 milioni di euro: difficile dire se dopo un anno le richieste dei russi sono calate, ma Azmoun andava in scadenza nel 2022, e su di lui c’era anche l’interesse del Borussia Dortmund ma alla fine ha firmato per il Bayer Leverkusen approdando così in Bundesliga a parametro zero.
L’impatto non è stato così soddisfacente al punto da valutare la possibilità di cederlo e così l’interesse della Roma è tornato anche a causa delle trattative arenate per altri attaccanti, in particolare Morata e Zapata.