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Mentre in Germania si giocano gli Europei, il “che fine ha fatto” settimanale non può che riguardare un calciatore simbolo delle gioie e dei dolori della storia recente italiana: Graziano Pellè.

Graziano Pelle è un attaccante fisicamente prestante che cresce nelle giovanili del Lecce, dove vince due campionati Primavera da protagonista. Si afferma come promessa del calcio italiano e il suo esordio in Serie A non tarda, ma l’impatto con il mondo dei grandi non è tra i più semplici. Deve scendere di categoria con Crotone e Cesena per trovare i primi goal in carriera dopo complessi anni di adattamento tra Lecce e Catania. 

A questo punto Pellé compie la prima scelta inconsueta della sua vita calcistica: accetta l’offerta dell’AZ Alkmaar e si ritrova a giocare nel campionato olandese. Non segna tanto (16 goal in 4 stagioni), ma diventa il primo italiano della storia a vincere l’Eredivisie. 

Nel 2011 l’Italia torna a bussare alla sua porta, ma il feeling con la Serie A continua a non sbocciare. Nei sei mesi al Parma Pellè fa in tempo a trovare il suo primo goal nella massima competizione. Non può nemmeno esultare perché la vittima è il Lecce, la squadra della sua città, quella che lo ha cresciuto e per cui tifa da sempre. Non si ripeterà più e a gennaio scende di categoria per sposare la causa Sampdoria. Qui contribuisce alla risalita del club blucerchiato in Serie A, ma non è uno degli attori protagonisti della cavalcata. 

Dopo solo una stagione, Pellé sceglie di tornare in Olanda e finalmente mette in mostra tutte le sue qualità da attaccante goleador. Con il Feyenoord in due anni segna più di quanto avesse mai fatto in tutta la carriera da Lecce a Genova: 55 reti tra tutte le competizioni. In entrambi i campionati arriva secondo nella classifica marcatori a causa degli exploit di Bony e Finnbogason, ma i suoi goal convincono Antonio Conte, il nuovo CT italiano, a monitorarlo perché la Nazionale ha urgente bisogno di una punta di spessore. 

Nel frattempo il Southampton acquisisce le prestazioni di Pellè per 12 milioni di euro. In Premier l’attaccante salentino diventa il settimo calciatore italiano a raggiungere la doppia cifra in un singolo campionato e il primo a farlo per due anni consecutivi. Sono 30 i goal tra tutte le competizioni, ma la soddisfazione più grande è l’essere diventato a 30 anni il bomber titolare della sua Nazionale. 

Nell’estate del 2016 arriva l’occasione di una vita: l’Europeo di Francia. Pellè è autore di buone prestazioni, condite da due goal identici e pesanti contro Belgio e Spagna. Il primo ipoteca lo scontro diretto ai gironi (e quindi il passaggio del turno), il secondo chiude la sfida degli ottavi. Ai quarti arriva una Germania assetata di vendetta per le numerose sconfitte contro l’Italia nei precedenti dieci anni, ma la partita è equilibrata. A Ozil risponde Bonucci e nessuno riesce a portare l’inerzia del match dalla sua parte. Servono i rigori per decidere la partita ed è proprio qui che il sogno di Pellè si trasforma in un incubo. 

Per cercare di nascondere la tensione, probabilmente la paura, Pellé minaccia Neuer di fare il cucchiaio. Neuer però è il portiere più forte del momento e rimane immobile, concentrato. Lo guarda negli occhi. Pellè finisce per tirare una ciabattata a venti centimetri dal palo alla destra del portiere tedesco: ha perso la sfida di nervi ed è incappato in una figuraccia planetaria. In un attimo, da potenziale idolo delle masse si è trasformato in uno dei capri espiatori dell’eliminazione italiana. 

Graziano Pellé dall’altra parte del mondo

Come ci si riprende da un’esperienza così scottante? Una risposta potrebbe essere accettare 15 milioni annui dallo Shandong Luneng e restare in Cina per quattro anni e mezzo. L’esperienza è positiva anche a causa del livello non entusiasmante del campionato e si chiude con la vittoria della Coppa di Cina del 2020, in cui Pellè ha siglato il definitivo 2-0.

C’è spazio poi per un ritorno in Serie A, il campionato in cui Pellè non è mai riuscito a imporsi. L’opportunità si chiama ancora una volta Parma, ma il suo arrivo a gennaio non evita una già avviata retrocessione. Ciò nonostante, realizza in rovesciata contro il Genoa il suo secondo e ultimo goal nel massimo campionato italiano. In quell’azione ha mostrato al pubblico cosa avrebbe potuto dare se avesse fatto scelte diverse nel corso degli anni. 

Dopo Parma, Pellè non è riuscito a trovare una squadra che accogliesse le sue richieste e si è ritirato a vita privata in quel di Dubai, dove è proprietario di alcune attività commerciali. In conclusione, l’attaccante salentino ha segnato quasi 200 goal in carriera, di cui un buon 80% all’estero. In Nazionale le statistiche dicono nove goal in venti partite: media altissima che viene ignorata perché il ricordo più nitido della gente è quel cucchiaio mai tentato contro la Germania. In fondo Pellé non è altro che l’esempio calcistico più nitido del nemo propheta in patria. Che peccato.