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Il principe saudita Abdullah bin Mosaad ha confermato l’imminente acquisizione dello Châteauroux, club attualmente in Ligue 2, e si aggiunge alla già rilevante schiera di proprietari stranieri nel calcio francese.

Non è un mistero che grandi ricchi del mondo, fondi d’investimento e gruppi finanziari stiano entrando sempre più nei posti di guida del calcio internazionale, e il prossimo passaggio di consegne dello Châteauroux nelle mani del principe bin Mosaad ne è una dimostrazione eclatante.

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Con il via libera dato all’amministratore delegato del gruppo United World, di proprietà del principe saudita, attraverso il quale si intende finalizzare il passaggio di proprietà, il principe conferma la volontà di “acquisire almeno 7-8 club mondiali nei prossimi due-tre anni”, ma apre un tema su quanto il calcio francese sia disponibile ad accogliere nuovi investimenti (con questo si salirà a 16 club con proprietà o partecipazione straniera fra Ligue 1 e Ligue 2, su un totale di 40 società).

Chi è Abdullah bin Mosaad, futuro proprietario dello Châteauroux

Classe ’56, nato a Riyad, è uno dei figli di Musa’id bin Abdulaziz Al Saud, nella dinastia di principi dell’Arabia Saudita che fa capo al nonno, re ʿAbd al-ʿAzīz, fondatore del Paese. A lungo impegnato nell’industria della carta con la sua azienda, SPMC Group, fondata nel 1989 e presto diventata leader nel Medio Oriente, bin Mosaad è stato anche presidente del club locale Al-Hilal fra il 2002 e il 2004.

principe bin mosaad chateauroux calcio francese

fonte: wikimedia commons

“I nostri investimenti in questo mondo stanno aumentando, ma il calcio francese ha per me un significato speciale. Mio fratello è nato in Francia ed è un Paese a cui sono profondamente legato dall’infanzia”. Così il principe bin Mosaad ha sottolineato le buone intenzioni dietro la volontà di acquisire lo Châteauroux, ennesimo club di proprietà del suo gruppo United World, con il quale è intenzionato a creare una rete di investimenti simile a quella dello sceicco Mansour fra Manchester City e panorama mondiale.

Il principe, la cui fortuna personale è stimata in 200 milioni di euro, aveva acquisito quote di maggioranza nel club belga Beerschot nel 2018, a cui si erano poi aggiunti Kerala United FC (seconda divisione in India) e Al-Hilal United (seconda div negli Emirati), entrambi nel corso del 2020. Ma l’investimento importante rimane quello per lo Sheffield United nel 2013, all’epoca in League One (terza divisione) e portato in Premier League nel giro di cinque anni, proprio come aveva promesso nel suo piano a medio-termine.

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Già grande tifoso di Michel Platini, bin Mosaad è sicuro di poter rilanciare lo Châteauroux nonostante la difficile situazione di classifica: dopo quattro stagioni in Ligue 2, attualmente il club è nelle ultime posizioni di classifica, con un discreto ritardo dalla salvezza e la concreta possibilità di giocare in National (terza divisione) il prossimo anno. Ma il principe vuole portare la squadra nei piani alti del calcio francese, dove è arrivata solo una volta nella storia (l’unica stagione di Ligue 1 disputata rimane quella del 1997/98), approcciando anche la Coppa UEFA 2004/05 da finalista della Coppa di Francia dell’anno precedente.

Già a dicembre 2020 il consiglio d’amministrazione dello Châteauroux aveva votato all’unanimità in favore della finalizzazione delle trattative per il passaggio al gruppo United World, che sembra ormai solo in attesa di essere formalizzato ufficialmente.

Il calcio francese sta attirando molte proprietà straniere

Bin Mosaad ha anche definito “un’eccezione” l’acquisizione di un club di seconda fascia anche se, va detto, non è una novità, visto che lo Sheffield United era stato acquistato quand’era ancora in League One. Ma più in generale, è la Francia a dar l’impressione di essere un campo d’investimento sempre più stimolante per gli stranieri.

L’esempio più eclatante, ovviamente, è la presidenza di Nasser Al-Khelaïfi al Paris Saint-Germain, ma il calcio francese di recente è diventato una vetrina per gli investitori esotici: basti pensare all’arrivo dell’oligarca russo Dmitry Rybolovlev alla guida dell’AS Monaco, avviato nel 2011 e passato per il ritorno in Ligue 1 sotto la guida di Claudio Ranieri e la vittoria del campionato nel 2016/2017.

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principe bin mosaad chateauroux calcio francese mappa

fonte: Sheffield Star

Oppure, in tempi recentissimi, la firma del fondo di investimenti lussemburghese Merlyn Partners SCSp subentrato alla guida del Lille, fino al meno noto (ma ugualmente rilevante) numero di proprietà estere nelle squadre di Ligue 2 – fra le quali rientra proprio lo Châteauroux – e dove spicca la presenza del City Football Group alla guida del Troyes, entrato a settembre 2020 a far parte della galassia dello sceicco Mansour insieme a Manchester City, New York City FC e altri sette club in giro per il mondo.

Un quadro delle proprietà straniere nel calcio francese (alla stagione 2020/2021)

Ligue 1:

  • Bordeaux, General American Capital Partners (USA)
  • Lille, fondo Merlyn Partners SCSp (Lussemburgo)
  • Olympique Lione, al 20% fondo IDG Ventures (Cina)
  • Olympique Marsiglia, Frank McCourt (USA)
  • Monaco, Dmitry Rybolovlev (Russia)
  • Nantes, Waldemar Kita (Polonia)
  • Nizza, Jim Ratcliffe (Inghilterra)
  • PSG, Qatar Sports Investments (Qatar)

Ligue 2:

  • Auxerre, James Zhou (Cina)
  • Le Havre, Vincent Volpe (USA)
  • Nancy, Chien Lee (USA)
  • Paris FC, al 20% Bahrain Mumtalakat Holding Company (Bahrain)
  • Sochaux, Wing Sang Li (Cina)
  • Troyes, City Football Group (Emirati Arabi/Inghilterra)
  • Tolosa, RedBird Capital Partners (USA)

“Châteauroux è così vicina a Parigi che sarà molto comodo anche a livello personale poter avere i luoghi della capitale, i suoi ristoranti e i grandi negozi a portata di mano”. Sembra un’affermazione ingenua da parte del principe bin Mosaad, ma semplifica un aspetto rilevante della geopolitica che si sta creando nel calcio francese grazie alle proprietà straniere.

Un quadro probabilmente destinato ad arricchirsi in futuro e che rafforzerà lo stato di salute della macchina-calcio in Francia, già favorita da un’ottima base di stadi e infrastrutture fra anni ’90 e 2000 e ora pronta a rilanciarsi anche a livello economico e gestionale. La Ligue 1 si prepara a non essere più la Cenerentola dei 5 grandi campionati europei?

di Antonio Cunazza

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