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Il caso Suarez continua a essere al centro del dibattito, dopo l’annuncio della chiusura delle indagini. Cosa rischiano i bianconeri?

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Sono finalmente concluse le indagini della Procura di Perugia sul caso Suarez, in merito all’esame farsa del calciatore uruguayano che, nella scorsa finestra di mercato, era dato per prossimo al passaggio alla Juventus. I primi risultati sono stati la sospensione di 8 mesi a cui è stata sottoposta Giuliana Grego, la rettrice dell’Università di Perugia, e come lei anche il direttore Simone Olivieri e i professori che esaminarono Suarez.

L’indagine tocca però anche la posizione della Juventus: inizialmente, il Corriere della Sera aveva annunciato che nell’elenco degli indagati ci sarebbero anche alcuni dirigenti bianconeri, e successivamente è emerso il nome di Fabio Paratici, che però al momento non ha ricevuto accuse. Alcuni siti parlano di punizioni che potrebbero andare da una multa alla retrocessione, ma occorre fare un poco di chiarezza.

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Innanzitutto, cos’è successo

La mattina del 17 settembre Luis Suarez, 33enne attaccante del Barcellona in procinto di trasferirsi alla Juventus, ha sostenuto e superato a Perugia l’esame presso la locale Università per stranieri decisivo per l’ottenimento della cittadinanza italiana. Si trattava di un requisito fondamentale per completare il trasferimento alla Juventus nella finestra di mercato estiva, in quanto i bianconeri avevano esaurito gli spazi in rosa per i giocatori extracomunitari.

SUAREZ ALLA JUVENTUS, COME CAMBIA L’ATTACCO BIANCONERO

Suarez, infatti, è uruguayano e, sebbene abbia giocato in Europa per quattordici anni (prima in Olanda, poi in Inghilterra e infine in Spagna), non ha mai preso nessun passaporto comunitario. Questo perché non ne ha mai avuto bisogno: i regolamenti della Liga, il campionato spagnolo, lo consideravano comunitario in automatico per via della moglie Sofia Balbi, uruguayana come lui ma con passaporto italiano. In Serie A le regole sono diverse, e serve la cittadinanza.

Nel 2018, la procedura per ottenere la cittadinanza è cambiata, diventando più complessa anche per chi è sposato con un cittadino. Si rende necessario infatti sostenere un esame che certifichi la padronanza della lingua italiana, che può tenersi in istituti specializzati, come ad esempio l’Università per stranieri di Perugia, la più nota del nostro paese.

Dopo pochi giorni, però, è emerso che l’esame era stato una farsa: Suarez non parlava affatto italiano ed era stato fatto passare lo stesso. Il trasferimento è divenuto così impossibile, e l’attaccante ha deciso di firmare con l’Atletico Madrid (anche se la Juventus, più di recente, ha sostenuto che il fallimento della trattativa fu da attribuirsi ai tempi troppo stretti per iscrivere il giocatore nella lista UEFA, e non allo scandalo)

Il caso Suarez e il caso Perugia: le indagini in corso

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Già, perché si tratta in realtà di due cose diverse, anche se collegate. Il caso Suarez è parte di un’indagine più ampia, che la Procura di Perugia, guidata dal pm Raffaele Cantone, portava avanti già da tempo: nel mirino alcuni professori e dirigenti dell’Università umbra, accusati di diversi reati riguardanti appalti, nomine e concorsi.

Il calciatore uruguayano non è indagato, poiché non risulterebbe consapevole dell’imbroglio che gli stava consentendo di diventare cittadino italiano senza averne i requisiti. Le ultime novità dalla Procura sostengono che la dirigenza della Juventus “si fosse attivata, anche ai massimi livelli istituzionali, per ‘accelerare’ il riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez”.

LA CRISI DELLA JUVENTUS PARTE DALLA PROGETTUALITÀ

Alcuni dirigenti della Juventus (non è ancora chiaro quali) avrebbero quindi agito per fissare una sessione d’esame fuori programma per far ottenere la cittadinanza a Suarez in tempo per formalizzare l’acquisto prima della scedenza del calciomercato. Inizialmente, dalla nota della Procura non era chiaro se questi dirigenti risultassero sotto indagine o se la loro posizione fosse ancora al vaglio; si faceva riferimento però a “richieste” avanzate dalla Juventus, a cui l’Università sarebbe andata incontro predeterminando l’esito e il punteggio dell’esame, in cambio di un ritorno d’immagine per l’Università stessa.

Successivamente, nella giornata di oggi, la stessa Juventus ha però annunciato che il suo Chief Football Officer Fabio Paratici ha ricevuto un avviso di garanzia, ovverosia una notifica di iscrizione alla lista degli indagati dell’inchiesta di Perugia. Il reato contestato al dirigente è relativo all’articolo 371 bis del Codice Penale, cioè false informazioni al pubblico ministero, la cui pena è la reclusione fino a quattro anni.

Gli altri reati individuati dall’inchiesta di Perugia sono poi rivelazione del segreto d’ufficio finalizzata all’indebito profitto patrimoniale e plurime falsità ideologiche in atti pubblici, a carico però dei professori e dei dirigenti dell’Università umbra. Ovvero, aver informato Suarez del contenuto dell’esame (il segreto d’ufficio) e aver attestato il superamento di un esame in realtà fallito dal giocatore (le falsità ideologiche in atti pubblici).

Da questa prima indagine, quella condotta dalla magistratura ordinaria, la responsabilità per i reati eventualmente commessi dai dirigenti bianconeri è ovviamente soggettiva: non riguarda, cioè, la società sportiva né tantomeno i suoi risultati in campo. C’è però una seconda indagine, quella del vero e proprio “caso Suarez”, condotta dalla giustizia sportiva.

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Fonte Immagine: @luissuarez9 (Instagram)

Cosa rischia la Juventus

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L’indagine sportiva è portata avanti dalla Procura federale della FIGC e segue le norme della Federcalcio. Tra queste, quella a cui si fa riferimento è l’articolo 32 comma 7 del Codice di Giustizia Sportiva, inserito nel 2001 dopo lo scandalo dei passaporti falsi, che regola i reati di “attestazioni o documenti di cittadinanza falsi o comunque alterati al fine di eludere le norme in materia di ingresso in Italia e di tesseramento di calciatori extracomunitari”. Ovvero, la falsificazione di documenti dei calciatori acquistati dai club italiani.

In questo caso, le conseguenze, in caso di colpevolezza, andrebbero effettivamente da una multa alla penalizzazione in classifica, la retrocessione d’ufficio, l’esclusione dal campionato o il divieto di tesserare giocatori fino a due finestre di calciomercato. Va però chiarito che la retrocessione o l’esclusione dal campionato sono pene di elevata gravità, mai comminate per la violazione di questa norma. Nel caso Passaportopoli, infatti, ci si limitò a pesanti multe alle società coinvolte.

Un’altra cosa che occorre far presente è che l’inchiesta di cui si sta parlando oggi, e chetira in ballo la dirigenza juventina, è quella della giustizia ordinaria. La Procura federale della FIGC non ha ancora reso noto le sue prime conclusioni sulla vicenda, quindi  il coinvolgimento della Juventus nell’inchiesta di Perugia, al momento, non dovrebbe avere alcuna ripercussione di tipo sportivo.

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Il 28 aprile 2021, La Repubblica ha svelato il contenuto della testimonianza sul cso rilasciata da Andrea Agnelli, che ha confermato di sapere che la trattativa era complicata a causa della mancanza delle cittadinanza italiana da parte di Suarez. Agnelli disse anche che della trattativa di occupò Paratici e non lui, e spiegò di non sapere nulla dell’esame di Perugia: “Non ricordo di essere stato informato. So dell’esame di Suarez dai giornali e ricordo che chiamai il calciatore in un’unica occasione, per ringraziarlo di essersi proposto”.

Sempre Repubblica, però, il giorno seguente ha citato le parole di un non meglio specificato ex-dirigente bianconero secondo cui Agnelli sapeva tutto. Lo stesso quotidiano ha poi pubblicato il video esclusivo dell’esame di Suarez presso l’Università di Perugia.

LEGGI ANCHE: L’esame farsa di Luis Suarez: il video

Il caso Paratici

Come scritto più su, Fabio Paratici, uno dei più importanti dirigenti della Juventus, è coinvolto nelle indagini come imputato, anche se inizialmente si è parlato solo di una persona informata sui fatti. Paratici è indagato con l’accusa di falsa testimonianza (quindi non è accusato, al momento, di corruzione o di pressioni sull’Università di Perugia), ma la Juventus ha confermato la correttezza del suo operato, e lo stesso dirigente dice di essere tranquillo e che rifarebbe tutto ciò che ha fatto.

Al centro della vicenda c’è anche una telefonata tra Paratici e la Ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli. Il dirigente juventino ha spiegato ai microfoni di Sky che lui e De Micheli si conoscono da quando erano bambini e sono amici, per cui la telefonata era di tipo informale. La stessa ministra ha confermato a Che Tempo Che Fa che la discussione non aveva niente a che fare con l’esame: “Mi ha chiesto se si poteva capire come completare questo processo che riguardava il passaporto di Suarez”, ha detto, aggiungendo di aver suggerito a Paratici di rivolgersi a qualcuno più esperto di lei in materia.

Inizialmente, però, Paratici aveva negato di aver mai avuto contatti con De Micheli o altri funzionari del suo Ministero: era stata la ministra a dire agli inquirenti che invece lei e il dirigente juventino si erano sentiti. Attualmente, riporta La Nazione, agli atti del processo ci sono anche alcuni messaggi scambiati su Whatsapp tra De Micheli e Bruno Frattesi, capo di gabinetto del Ministero dell’Interno, che dimostrano che la prima si fosse interessata al caso: “Mi consigli di mettere in contatto la Juve con un tuo dirigente per accelerare?” avrebbe chiesto De Micheli.

Il 19 gennaio, Repubblica ha svelato un retroscena riguardante un “furibondo litigio” tra Paratici e Pavel Nedved, vicepresidente della Juventus, sulla gestione del caso Suarez: il ceco avrebbe contestato al dirigente, a quanto sembra, di essersi informato tardivamente sul passaporto dell’uruguayano. Aggiunge Repubblica che lo scontro potrebbe avere ripercussioni sulla conferma di Paratici a Torino, dato che il suo contratto scade a giugno.

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Fonte Immagine: @cristianbuda (Twitter)

La chiusura delle indagini

Il 21 aprile 2021 è stata annunciata la chiusura delle indagini relative al caso Suarez, cioè la fine della fase durante la quale la magistratura ha raccolto tutti gli elementi necessari a condurre il processo contro gli imputati.

I reati contestati sono falsità ideologica e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, a vario titolo. Le persone che saranno sottoposte a processo per questi reati sono invece Giuliana Grego Bolli, all’epoca dei fatti rettrice dell’Università di Perugia; Simone Olivieri, allora direttore dell’istituto; la professoressa Stefania Spina; e Maria Cesarina Turco, avvocata della Juventus, accusata nello specifico di essere “concorrente morale e istigatrice” in relazione al reato di falsità ideologica.

Non risultano quindi più indagati, né sono stati per ora accusati di nulla, Fabio Paratici e l’altro avvocato della società bianconera Luigi Chiappero.

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