Denis Bergamini è stato un calciatore morto in circostanze controverse nel 1989: inizialmente si era parlato di suicidio, ma col tempo ha preso piede l’ipotesi di un omicidio. Oggi c’è un nuovo nome tra gli indagati
LEGGI ANCHE: Che cos’è il fondo saudita PIF, interessato all’Inter
Ci sono novità sul caso di Denis Bergamini, calciatore non molto famoso in vita, ma divenuto suo malgrado celebre per le misteriose circostanze attorno alla sua morte, avvenuta nel 1989.
LEGGI ANCHE: Quanto guadagna Ibrahimovic a Sanremo?
32 anni dopo, ila magistratura ha aggiunto alla lista degli indagati una donna di 51 anni di nome Isabella Paternò, all’epoca fidanzata del calciatore, con l’accusa di concorso in omicidio. Ma, per capire di cosa si tratta e perché ancora oggi si parla del caso Bergamini, occorre tornare indietro un poco.
Chi era Bergamini, mediano del Cosenza anni ’80
LEGGI ANCHE: Allegri alla Roma, una sfida curiosa e affascinante
Donato Bergamini, detto Denis, era un centrocampista nato e cresciuto nella provincia ferrarese, e che aveva mosso i primi passi nell’Imola nel 1982, nel campionato Interregionale, per poi trasferirsi nel Russi, stessa categoria ma in provincia di Ravenna. Nel 1985, all’età di 23 anni, aveva fatto buona impressione sugli osservatori del Cosenza, che così lo avevano portato in Calabria, per giocare in Serie C1.
”In tanti in questi anni chiedevano la maglia del Cosenza con il n* 8 di Denis. In attesa di rivederla sui campi abbiamo questa meravigliosa riproduzione artigianale della maglia ufficiale della stagione 87/88. Con l’8 sulle spalle e Denis nel cuore”. #VeritáPerDenis #Bergamini pic.twitter.com/puMbLU9KDC
— Verità per Denis (@veritaperdenis) November 28, 2018
Al Cosenza, Bergamini diventò un giocatore molto importante e apprezzato dai tifosi, e la squadra in quegli anni ottenne anche la promozione in Serie B. Il mediano romagnolo disputò delle buone stagioni e attirò l’interesse del Parma di Nevio Scala, che ambiva a salire in Serie A. L’affare, però, non si concretizzò e Bergamini rimase in Calabria.
LEGGI ANCHE: Perché i ventenni sono i campioni di oggi e non del domani
Fino al 18 novembre 1989, quando il suo corpo senza vita venne trovato lungo la statale 106 Jonica nei pressi di un paese chiamato Roseto Capo Spulico. C’era chi ha assistito alla scena, però: era la sua fidanzata Isabella iNternò, che testimoniò di avere visto Bergamini gettarsi volontariamente sotto le ruote di un camion. Anche il conducente del mezzo, Raffaele Pisano, parlò alla polizia, confermando la versione della donna. Denis Bergamini si era suicidato: caso chiuso.
Lo scoppio del caso Bergamini
O forse no, perché né i famigliari di Bergamini né tantomeno i suoi compagni di squadra hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio. Tra questi c’era un attaccante torinese di 23 anni, Michele Padovano, giocatore promettente (in futuro giocherà con Napoli e Juventus, più una partita con la Nazionale), compagno di squadra e grande amico di Bergamini. Ma i dubbi servono a poco: nel 1992 il processo si concluse senza condanne.
LEGGI ANCHE: Tutto quello che c’è da sapere sulla cessione dell’Inter
Negli anni successivi, però, il mistero s’infittì: le ricostruzioni del suicidio destarono molte perplessità, come ad esempio l’assenza di fango sui vestiti di Bergamini, difficilmente spiegabile visto che il giorno della sua morte pioveva e c’erano diverse pozzanghere nel punto in cui fu ritrovato il suo corpo.
#CarloPetrini lo denunciava da anni. È stato isolato e dimenticato dal mondo del calcio. Se mai verrà fatta luce, sarebbe anche una sua piccola vittoria. #Bergamini https://t.co/6T1EQfCHsz pic.twitter.com/xZDCKOLTBw
— Lotta Salvezza (@Andrea_82b15) March 1, 2021
Del caso si interessò Carlo Petrini: era un ex-calciatore di Genoa, Milan e Roma tra gli anni Sessanta e Ottanta e, una volta ritiratosi, era divenuto un apprezzato scrittore. Nella sua autobiografia del 2000 Nel fango del dio pallone, Petrini aveva lanciato una dura accusa alla pratica del doping, che fece molto discutere e gli valse la fama di autore schietto e coraggioso. Così, un anno dopo decise di dedicarsi alla morte di Bergamini, pubblicando il libro Il calciatore suicidato, in cui ipotizzava il coinvolgimento della ‘Ndrangheta.
LEGGI ANCHE: Canzoni sul calcio che dovete assolutamente ascoltare
La riapertura del processo
Nel 2012 vennero condotte due nuove perizie, una richiesta dal padre di Denis Bergamini e un’altra prodotta dai RIS di Messina, ed entrambe diedero lo stesso risultato: le ferite sul corpo del calciatore non sono compatibili con quelle dell’impatto con un camion in corsa. L’ipotesi del suicidio si sgretolò, e la Procura di Castrovillari, retta da Eugenio Facciolla, riaprì il caso.
Improvvisamente riprese piede una vecchia perizia del processo di inizio anni Novanta, condotta dal medico legale Francesco Maria Avato, che era stata rapidamente accantonata in aula: Bergamini sarebbe stato torturato, evirato e infine ucciso, e il suo corpo sarebbe poi stato depositato lungo la statale. Il Quotidiano della Calabria riportò che una simile pratica, in uso nella regione fino agli anni Cinquanta e ampiamente documentata dagli antropologi, coincideva con un tipo di vendetta verso chi ha commesso un sgarbo di natura sessuale.
LEGGI ANCHE: Abbiamo (forse) una data per Juventus Napoli
Le ultime novità
Nove anni sono passati da allora, e le nuove indagini sulla morte di Denis Bergamini sono finalmente arrivate alla fine, aprendo le prote a un secondo processo. Nella mattinata di oggi è arrivata la notizia dell’iscrizione al registro degli indagati dell’allora fidanzata Isabella Internò, oggi una donna di 51 anni.
“La mia voce”. La nota ufficiale dell’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini, subito dopo la “notizia” della chiusura delle indagini sull’omicidio di Denis Bergamini”. #giustiziaperdenis #denisbergamini #bergamini #cosenza @veritaperdenis pic.twitter.com/ZYTYjtqmja
— Nunzio Garofalo (@Nunzio_Garofalo) March 1, 2021
La ricostruzione più recente fatta dal pm Luca Primicerio, attualmente incaricato delle indagini, è che il calciatore sia stato narcotizzato e poi soffocato, quindi adagiato sulla statale 106 Jonica perché venisse investito. Il passaggio del camion sul corpo avrebbe quindi causato le ferite al basso ventre, che qualche anno fa avevano fatto pensare a un caso di vendetta mafiosa.
LEGGI ANCHE: Caos Lazio-tamponi: deferito Lotito, cosa è successo e cosa rischia la Lazio
Il movente, secondo la magistratura, sarebbe comunque una vendetta: Internò era stata lasciata da Bergamini e, non accettando la fine della loro relazione, avrebbe deciso di ucciderlo. L’ipotesi attuale è che abbia compiuto l’omicidio da sola: sono infatti state archiviate le accuse di favoreggiamento contro l’autista del camion Raffaele Pisano e contro Luciano Conte, poliziotto e in seguito divenuto marito di Isabella Internò.
Seguici sul nostro sito, resta aggiornato CLICCA QUI e contattaci sui nostri social: Instagram, Facebook, Twitter e Flipboard!