Carlo Mazzone aveva un rapporto piuttosto speciale con Roberto Baggio, come entrambi hanno raccontato.
Il sabato di oggi, quello in cui ricomincia la Serie A, è stato sconvolto da una notizia molto triste per l’intero mondo del calcio: Carlo Mazzone è morto all’età di 86 anni e dopo aver scritto pagine meravigliose, a livello tecnico e umano, del pallone all’italiana. Non se ne va solo un mito della panchina, colui che detiene il record del maggior numero di panchine nella massima serie del nostro Paese, ma anche uno che i campioni sapeva analizzarli, capirli e tirare fuori il meglio da loro. Tra i tanti, oltre a Francesco Totti e Pep Guardiola, è successo anche con Roberto Baggio. Il fantasista con lui ha vissuto una nuova giovinezza e proprio dopo le delusioni in Nazionale, le incomprensioni con Arrigo Sacchi e la taccia di non andare d’accordo con chi lo allenava. Il fantasista, non molto tempo fa, si è espresso con parole molto belle nei confronti del suo ex tecnico in un’intervista a “Sportweek”: “Per lui avrei fatto l’impossibile. Gli ho voluto e gli voglio bene perché è sempre stato un uomo puro. Con lui c’era un rapporto senza filtri di rispetto reciproco. Lui più di tutti aveva capito che persona sono. È un gigante di umanità”.
Sono parole che oggi suonano estremamente attuali e ci fanno anche venire un po’ di brividi. Baggio ha sottolineato anche come Mazzone fosse riuscito fin da subito a capire che persona era e che aveva apprezzato molto che lui fosse andato oltre i racconti che gli erano arrivati sul suo conto. Il tutto si traduceva in risultati fuori dal comune sul campo, con il Divin Codino che ha trascinato il Brescia di quegli anni e riusciva, come epicentro del gioco e della fase offensiva, a strabiliare ancora una volta tutti. È lui che l’ha rilanciato dopo i gravi infortuni, in quegli anni insieme a Brescia dal 2000 al 2003. L’attaccante se ne andò il 2004, non a caso. Se abbiamo rivisto il vero Baggio, lo dobbiamo proprio a Sor Carletto.
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Mazzone e l’amico Baggio
Allo stesso modo, Mazzone non ha mai nascosto il suo affetto per lo storico attaccante dell’Italia, uno che era di fatto un suo amico ed è rimasto tale: “Gestire Roberto Baggio è stata una passeggiata – diceva -. Era un amico che mi faceva vincere la domenica”. Questa sua frase è rimasta celebre e in un post su Instagram l’ha completata riuscendo a dipingere la grandezza del Divin Codino: “Un paio di allenatori importanti gli avevano fatto terra bruciata. Cattiverie… Vivere il tramonto con lui è stata una magnifica esperienza”. E ancora: “È stato uno dei più grandi calciatori italiani di sempre. Ma è stato più grande come uomo”. Mazzone, quindi, si può definire come l’allenatore più romantico dell’era più romantica del calcio italiano. Poteva definirsi il cuore dell’Europa, prima ancora che il suo giardino. La scomparsa di un simbolo tanto grande vuol dire perdere un pezzo di quello che siamo stati, riconoscerci un po’ di meno anche in chi potremmo tornare a essere. E chissà, se non abbiamo più icone come Baggio un motivo ci sarà. Forse non abbiamo neppure i Mazzone di una volta.