Il tema dei calciatori transgender (e delle calciatrici transgender) sta emergendo in questi anni, e richiede un po’ di attenzione al linguaggio, specialmente da parte dei giornalisti.
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Si sarebbe anche potuto scrivere come titolo “Come ci si deve riferire alle persone transgender“, perché alla fine il fatto di essere calciatori non influisce molto sulla questione (se non per la declinazione dei nomi dei ruoli al femminile piuttosto che al maschile). Un buon punto di riferimento su questo discorso è, ovviamente, Il Post.
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Questo tema sta diventando sempre più importante nella nostra società, per ovvie ragioni di inclusività, e di riflesso anche per il giornalismo, che si trova sempre più spesso a dover scrivere riferendosi a persone trans, che siano cantanti o attori o sportivi. Nel calcio c’è ancora molta resistenza su questo fronte (è ancora difficile accettare l’omosessualità, figurarsi la transessualità), ma qualche caso sta iniziando a emergere.
Prima di tutto: cosa vuol dire transgender
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Sembra una banalità, ma occorre spiegarla, prima di passare a parlare di come riferirsi ai calciatori transgender. Bisogna avere presente una fondamentale distinzione tra tre concetti: sesso, genere e orientamento sessuale.
Il sesso, cioè maschio o femmina, è dovuto a una componente fisica. Il genere, invece, si lega a questioni psicologiche e culturali, ed è comunemente noto attraverso l’opposizione tra uomo e donna (ma esistono anche altri generi, tra cui chi non si riconosce né come uomo che come donna, e ha quindi un’identità non-binaria). L’orientamento sessuale indica invece l’oggetto del proprio interesse sessuale, e può essere etero (verso il sesso opposto) o omosessuale (verso il proprio stesso sesso), ma anche bisessuale, pansessuale, asessuale, eccetera.
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Se ne deduce, quindi, che una persona transessuale è quella che non si identifica con il proprio sesso biologico, ma con quello opposto, e pertanto vorrebbe sottoporsi a un’operazione chirurgica per modificare il proprio sesso. È possibile che una persona, nonostante questa identificazione trans-genere, non voglia però sottoporsi ad alcuna operazione, e in questo caso si definisce transgender, un termine che viene spesso indicato anche per indicare l’intero insieme delle persone trans.
Come ci si riferisce a dei calciatori transgender
Risposta facile: allo stesso modo in cui ci si riferisce alla persone transgender. Una persona di sesso biologico femminile che si identifica come maschio, si definisce come uomo transgender (o uomo transessuale, se è stato operato) e ad esso ci si riferisce solitamente al maschile; l’inverso avviene nel caso in cui si tratti di una persona di sesso maschile che compie una transizione per diventare una donna. In pratica, se quella persona si identifica con un genere diverso dal suo, ci si riferisce ad essa con quel genere.
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Nel mondo anglosassone è anche frequente che queste persone indichino i pronomi con cui essere chiamate, tra cui ci sono anche they/them, cioè la terza persona plurale. In italiano, si tradurrebbe letteralmente con “loro”, ma a causa delle diversità linguistiche tra le due lingue (in inglese è un termine neutro, in italiano il neutro non esiste e quindi loro impone una visione binaria: maschile o femminile), si stanno affermando nuove forme, come ad esempio l’asterisco (*) oppure la schwa (ə) al posto delle lettere che identificano il genere (tutt* o tuttə). Potete approfondire il funzionamento del linguaggio inclusivo in italiano qui.
Proviamo a capirci meglio con un esempio: lo scorso settembre Rebecca Quinn, nazionale femminile canadese, ha fatto coming out come transgender. Ha inoltre specificato che i suoi pronomi sono they/them, non qualificandosi quindi né come donna né come uomo, e che bisogna riferirsi a lei come Quinn, senza usare il suo vecchio nome (dead name, in inglese). Il che significa che, poche righe fa, ci si è riferiti a questa persona in maniera sbagliata, nonostante servisse per motivi di chiarezza: il modo corretto, in inglese, di riferirsi a Quinn lo trovate in questo articolo.
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Per quando riguarda i pronomi, non potendo utilizzare in italiano they/them come neutri, ci si può riferire a Quinn come a ləi (che non è né lui né lei). Questo per quanto riguarda lo scritto; nel parlato la faccenda è diversa, e per motivi di pronuncia si tende a preferire delle perifrasi (cioè, dei giri di parole). Ne consegue che Quinn non vada definitə calciatore o calciatrice, ma calciatorə. Il suo comunque è un caso particolare, almeno per quanto riguarda il calcio.
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Le persone trans nel calcio
I casi di calciatori transgender, al momento, non sono molti, almeno ad alto livello. Sappiamo che l’ambiente del calcio è molto chiuso e maschilista: ci sono state a lungo forti resistenze contro il calcio femminile, e ancora ce ne sono contro il riconoscimento dei calciatori omosessuali. A livello femminile, l’omosessualità è molto più accettata, e anche con la transessualità si è più avanti rispetto ai colleghi maschi.
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Il primo caso documentato ci porta nelle Samoa Americane, patria di Jaiyah Saelua, difensora di alcuni club locali che si identifica fin dall’adolscenza come fa’afafine, un terzo genere culturalmente radicato e riconosciuto nella cultura polinesiana, che riunisce quelli che noi potremmo chiamare uomini gay, donne trans, o qualsiasi persona non-binaria ma con caratteristiche fisiche femminile. Saelua ha iniziato la sua transizione verso il sesso femminile nel 2015, ma in precedenza aveva già giocato per anni nella nazionale delle Samoa Americane.
Nel dicembre 2020 ha invece esordito nel campionato femminile argentino Mara Gomez, ingaggiata nel Club Atletico Villa San Carlos, in prima divisione. Il suo caso ha fatto molto discutere, visto che è avvenuto in un paese calcisticamente molto sviluppato e che ha da poco aperto al professionismo tra le donne. La britannica Sammy Walker, dopo aver completato la transizione a donna transessuale, ha fatto richiesta alla FA di potersi aggregare a una squadra femminile, ed è stata bersaglio di insulti e minacce sui social network.
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In definitiva, i casi noti di calciatrici e calciatori transgender sono ancora pochi, e concentrati esclusivamente nel settore femminile. Non è un problema solo del calcio, però: ripercorrendo la storia degli atleti trans scritta da Germano D’Acquisto su Rivista Undici, da Caster Semenya a Mara Gomez, si nota che sono molto rari i casi che riguardano transizioni da femmina a maschio.
Va infine ricordato che utilizzare un linguaggio inclusivo è questione di impegno e di abitudine, e che è facile commettere errori senza accorgersene. Se poteste vedere tutte le bozze che hanno portato a questo articolo, ne avreste una facile conferma.
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