Calciatori e Ramadan: come si comportano gli sportivi durante il digiuno religioso musulmano, e quali famosi giocatori, in Italia e all’estero, lo seguono?
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Potrebbe esservi capitato di vedere sui social il video di alcuni giocatori turchi che interrompono una partita per mangiare a causa del Ramadan: è quello che è successo martedì in seconda divisione tra Giresunspor e Ankara Keçiorengucu, quando l’arbitro Onur Ozutoprak ha consentito ai giocatori di mangiare e bere, essendo passato il tramonto.
No, non è una cosa frequente nel calcio dei paesi musulmani: l’episodio è stato possibile poiché la partita era appena stata interrotta, dopo circa dieci minuti dal via, per un infortunio, e l’arbitro ha solo voluto prolungare la sosta. Tuttavia il rapporto tra calciatori e Ramadan è una questione diffusa e da tempo dibattuta.
Prima di tutto, che cos’è il Ramadan
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Nella società musulmana, il Ramadan (letteralmente “interruzione del digiuno”) è il mese del calendario in cui Maometto ricevette, nel 610 d.C., la prima rivelazione del Corano. Per tanto, fin dall’istituzione della nuova religione araba si decise che uno dei suoi cosiddetti Cinque Pilastri fosse un digiuno celebrativo da effettuare nel mese di Ramadan. Da qui in avanti, il nome ha finito per indicare per estensione il digiuno stesso.
🕌 GZT Giresunspor – Ankara Keçiörengücü maçında yaşanan sakatlık ile ezan saati denk gelince, oyuncular maç sırasında oruçlarını açtı. #beINSPORTS pic.twitter.com/Fec6Q5ERKP
— beIN SPORTS Türkiye (@beINSPORTS_TR) April 13, 2021
Si tratta del nono mese dell’anno nel calendario islamico, che essendo un po’ diverso dal nostro non cade sempre nello stesso periodo: le date vengono stabilite in base all’osservazione della luna crescente. Il digiuno – durante il quale non si può né mangiare né bere – va dall’alba al tramonto, e non è previsto per tutti i fedeli, ma solo per gli adulti, anche in questo caso con alcune eccezioni: ne sono esentati gli anziani, le donne incinte o in allattamento, i malati terminali e i diabetici.
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Calciatori e Ramadan: come ci si comporta
Il rapporto tra calciatori e Ramadan è tutt’oggi oggetto di dibattito nel mondo islamico: gli sportivi tecnicamente non sarebbe esentati dal digiuno, ma c’è anche chi sostiene che richiedendo il loro lavoro un certo sforzo fisico, debbano essere dispensati dal precetto. Al momento, ogni singolo atleta è libero di scegliere come regolarsi in maniera individuale, in base alla propria sensibilità religiosa e alle proprie necessità.
Diversi sportivi musulmani si rivolgono a medici e nutrizionisti per farsi preparare diete personalizzate, che prevedono ad esempio di bere molta acqua durante la notte. Anche la preparazione atletica, durante il mese del Ramadan, viene modificata per venire incontro alle loro esigenze.
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Quando possibile, i giocatori musulmani cercano di fare dei micro-pasti durante le partite, purché dopo il tramonto. Un caso curioso è quello della Nazionale tunisina che, nell’estate del 2018, durante le amichevoli pre-Mondiale capitate in periodo di Ramadan, finse degli infortuni del portiere Mouez Hassen per consentire al resto della squadre di bere e mangiare a bordocampo.
Tunisia's goalkeeper Mouez Hasse reportedly faked an injury so that his teammates could break their fast on time 😅#Legend pic.twitter.com/XNiwM5Ozux
— ilmfeed (@IlmFeed) June 3, 2018
Ad ogni modo, spesso le autorità religiose esentano gli sportivi dal digiuno. È successo nel 2018 con l’Arabia Saudita, che inaugurò il Mondiale contro la Russia, ma anche con l’Egitto, tornato a disputare il torneo per la prima volta dal 1990. Nel 2014, Mesut Ozil aveva rinunciato a digiunare, mentre Mohamed Salah ha sempre rispettato il Ramadan pur trascinando il Liverpool a due finali di Champions League.
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Calciatori e Ramadan: chi segue il digiuno musulmano
Alcuni nomi sono già stati fatti nei paragrafi precedenti: Salah e Ozil (che è tedesco ma di origine turca) sono sicuramente i casi più noti, ma in generale i calciatori musulmani sono molto diffusi nel calcio europeo, soprattutto grazie a nordafricani e turchi.
Nella finale di Champions League del 2019, vinta dal Liverpool sul Tottenham, ne sono scesi in campo tre (Salah, Mané e Sissoko), ma altri due erano in panchina (Aurier e Shaqiri, che è svizzero di origine kosovara, terra con una forte presenza musulmana) e uno assente per infortunio (Keita).
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In Serie A, il Milan ha ben tre calciatori musulmani in rosa (Kessié, Bennacer e Calhanoglu), e secondo la Gazzetta dello Sport osserveranno tutti il Ramadan; diversamente, i tre del Bologna (Barrow, Mbaye e Juwara) dovrebbero fare eccezione. Tra più noti calciatori del campionato italiano che seguono la fede musulmano troviamo Demiral, Hakimi, Bakayoko e Koulibaly, ma anche l’uzbeko Shomurodov, il bosniaco Dzeko e il francese Ribery, convertitosi all’Islam per seguire la religione della moglie.
Happy New Year to all my muslim brothers and sisters around the world!🎉🙏🏼🕌✨ #Hijri #Hijri1439 pic.twitter.com/OrkoOdoSx6
— Franck Ribéry (@FranckRibery) September 21, 2017
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