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Il caso Cairo Immobile ha lasciato strascichi polemici in coda a un Lazio-Torino molto nervoso, simbolo di un calcio italiano totalmente da ristrutturare

Le due partite stagionali tra Torino e Lazio verranno ricordate per un bel po’, e non solo per l’eterna rivalità esistente tra i rispettivi presidenti. Se Claudio Lotito, quest’anno, ha provato in tutti i modi a mettere i bastoni tra le ruote ai granata, dall’altra parte Urbano Cairo – accusato di utilizzare i forti mezzi di stampa a sua disposizione – si è spesso scagliato contro i comportamenti del numero uno biancoceleste.

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Tra il caso tamponi, il focolaio di Covid in casa granata con conseguenti polemiche sulla data del recupero e l’impedimento dell’ingresso in Lega dei fondi di investimento, insomma, il campo molto spesso è stato marginale. Dopo la matematica salvezza del Torino allo Stadio Olimpico, però ci sarebbe stato un violento alterco Cairo Immobile, denunciato poi sui social dall’attaccante laziale.

 

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Caso Cairo Immobile, cosa è successo

I due hanno pregressi burrascosi e rapporti incrinati che si trascinano da anni, ovvero da quando per Cairo Immobile ha ‘tradito’ il Torino per la seconda volta. Secondo il centravanti napoletano, il presidente del Torino al termine del match lo avrebbe accusato di averci messo troppa grinta, nonostante la Lazio non si giocasse più nulla a livello di obiettivi sportivi.

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Immobile, dal canto suo, ci ha tenuto a far sapere quanto fosse attaccato al Torino e, soprattutto, quanto fosse grato a Cairo per le possibilità concessegli in passato, quando il numero 17 laziale arrivava da una stagione interlocutoria col Genoa e poi da due fallimenti internazionali. In risposta, il presidente del Torino ha controreplicato su Instagram, facendo intendere che per Cairo Immobile è sempre stato un ragazzo al quale voler bene.

 

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Perché Cairo non ha ragione

Nessuno, a parte i diretti interessati, ha ancora confermato o smentito l’episodio in questione. Di certo, per Cairo Immobile è stato più di un semplice calciatore e, proprio questo, potrebbe – condizionale d’obbligo – essere uno dei motivi che lo hanno portato a reagire. In ogni caso, se così fosse, il presidente del Torino avrebbe avuto un comportamento ingiustificabile.

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Il calcio è sport e nello sport l’avversario si onora e si rispetta giocando al massimo delle proprie possibilità. In secondo luogo, fa impressione il fatto che una tale accusa possa essere uscita da uno dei quali presidenti che più si è opposto alla Superlega, tirando in ballo concetti, per esempio, come la meritocrazia. Infine, nel suo post su Instagram Cairo non ha assolutamente smentito l’accaduto, ma è soltanto sceso nel personale. Il che, diciamolo, rappresenta l’ennesima parentesi deludente della stagione granata.

Polemiche che fanno male

Infine, ci sarebbe da chiedersi come mai per queste polemiche ci sia spazio solo in Italia. Mai, e sottolineiamo mai, si vedono tesserati o proprietari di squadre rivali accusarsi di scarso impegno e anzi, in giro per l’Europa, è pieno di esempi virtuosi in tal senso.

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Il fatto però che si arrivi anche solo a pensarlo è infatti già un fallimento, figlio di una società malata e di un ambiente, quello calcistico, che andrebbe arato totalmente e profondamente ristrutturato dalle basi.

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Ma nessuno ha interesse che avvenga, perché da una parte c’è una Lega che non si espone mai per non farsi nemici, dall’altra media che sguazzano nella polemica e, in mezzo, soldi da incassare per mascherare gestioni aziendali assolutamente non sostenibile. In questo panorama desolante, è già tanto che ci si fermi solo alle parole.

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