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Dopo anni di magra con scarsi risultati, nel 2019 il Brasile è riuscito a vincere la Copa America. E adesso, con Tite e Neymar punti fermi, mette il Mondiale nel mirino

L’ultimo biennio è stato vissuto in un perenne stato di limbo, ma ora il Brasile è pronto per ripartire. La Seleção di Tite si appresta ad affrontare l’inizio del cammino verso Qatar 2022 con alcuni dubbi ancora da risolvere ma anche tante certezze. Che il Brasile sia oggi una delle cinque nazionali più forti al mondo è un dato di fatto, ma l’eliminazione al Mondiale russo – arrivata ai quarti di finale contro il Belgio – ha un po’ minato le certezze di una squadra simil corazzata.

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La qualità non manca affatto, come ampiamente dimostrato dalla Copa America 2019, quella stravinta con un percorso netto fino alla finale, e consolidata nel 3-0 all’ultimo atto rifilato al Perù. Il tutto, peraltro, spazzando letteralmente via l’Argentina in semifinale grazie a una prova corale che difficilmente dimenticheremo a breve. E, come se non bastasse, il trionfo conquistato in casa è arrivato senza Neymar, che non prese parte alla spedizione ufficialmente per infortunio.

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Da dove riparte il Brasile?

L’esplosione della pandemia mondiale legata al Coronavirus ha impedito a Tite di portare avanti con profitto quella sorta di ricambio generazione che un po’ tutti si aspettavano. Il 2019 è terminato con la disputa di quattro amichevoli, durante le quali il commissario tecnico ha fatto ruotare oltre quaranta uomini tra potenziali titolari, seconde e terze scelte.

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Di certo, facendo una riflessione di carattere generale, la qualità non manca: era forse dal Mondiale 2002 che il Brasile non poteva disporre di una potenza di fuoco così forte in ogni reparto. Guarda caso, proprio dall’ultimo successo internazionale di spessore, al quale sono seguiti fallimenti a raffica con il culmine del Maracanazo, la disastrosa semifinale del 2014 persa 7-1 contro la Germania.

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Tite, normalizzatore e certezza

Adenor Leonardo Bacchi in arte Tite è stato chiamato proprio in seguito a quella disfatta, dopo un biennio tutt’altro che da ricordare con Dunga al comando. Classe 1961, Tite è uno dei profili più stimati di tutto il paese e la sua nomina, nonostante arrivasse da un periodo vincente alla guida del Corinthians, ha messo d’accordo tutti i tifosi in maniera trasversale. D’altronde il suo palmares parla chiaro: due campionati brasiliani, una Libertadores, una Sudamericana, una Recopa più altri trofei minori.

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Ma non è solo per questo che la federazione ha puntato su Tite. Infatti, dal punto di vista caratteriale, riveste perfettamente i panni del normalizzatore. Serviva lui, con idee e coraggio, per rimettere a posto uno spogliatoio bollente con Scolari e depotenziato da Dunga. I suoi primi diktat? Fascia di capitano al braccio di Neymar, reintegro di Thiago Silva e un occhio di riguardo per il Brasileirao. La Copa America dello scorso anno è stata solo una naturale conseguenza.

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La centralità di Neymar

Neymar è, appunto, la Stella Polare del Brasile. Si può discutere, criticare e punzecchiare quanto vogliamo, ma il numero 10 della nazionale verdeoro, a oggi, è imprescindibile. Il suo rapporto con Tite è ai massimi storici e solo alcuni fastidiosi infortuni non gli hanno permesso di rendere quanto poteva, ma nell’ultima stagione ha dato importanti risposte anche per quanto riguarda il suo ruolo al PSG.

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Tite gli ha cucito attorno il suo modulo, variando dal 4-3-3 al 4-2-3-1, che per il fenomeno cresciuto nel Santos è un sistema ideale: a ridosso di una punta, in genere uno tra Firmino e Gabriel Jesus, O’Ney galleggia senza dare riferimenti agli avversari e può permettersi qualche corsa in meno dal punto di vista difensivo. L’unico obiettivo è quello di aumentare la sua incidenza realizzativa: a oggi ha segnato 61 gol, terzo goleador storico della nazionale dietro Pelé e Ronaldo.

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Molte novità e qualche esclusione

Viste le difficoltà a radunarsi a inizio anno, quello che vedremo all’opera è il primo Brasile di Tite del 2020. Tra le convocazioni per le prime due sfide di qualificazione a Qatar 2022 ci sono diverse novità, segno di come il ct voglia continuare ad inserire profili nuovi e potenzialmente funzionali al suo stile di gioco. Nonostante gli assenti – per diversi motivi mancano Dani Alves ma anche Arthur e Militao – ci sono diversi calciatori da tenere d’occhio.

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Da Alex Telles a Bruno Guimaraes passando per Renan Lodi, Gabriel Menino, Rodrigo Caio, Douglas Luiz ed Everton, gli spunti di interesse non mancano. Ovvio, non li vedremo tutti all’opera, ma in vista della Copa America della prossima estate Tite comincerà sin da subito l’opera di sfoltimento fino ad arrivare a 23. Con la meritocrazia, ovviamente, al centro di tutto: perché il Brasile, per tornare in cima al mondo, ha bisogno di certezze.

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