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Bernard Tapie, morto oggi a 78 anni, è stato il presidente dell’Olympique Marsiglia campione d’Europa, ma anche una delle personalità più controverse del calcio mondiale

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È stata annunciata poco fa, nella mattinata di domenica 3 ottobre, la morte del 78enne Bernard Tapie, popolarissimo personaggio pubblico francese, imprenditore, dirigente sportivo e politico di successo tra le fina degli anni Ottanta e Novanta, successivamente travolto dagli scandali giudiziari.

Tapie è ricordato soprattutto per la sua epoca come proprietario dell’Olympique Marsiglia, che a furia di investimenti faraonici ha portato a diventare una della squadre più forti al mondo, fino alla conquista della Champions League del 1993, la prima (e finora unica) conquistata da un club francese.

Bernard Tapie, l’epoca del successo

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I soldi, Tapie, li aveva fatti nel corso degli anni Ottanta investendo nell’acquisto di società praticamente fallite, risanandole e rivendendole a cifre enormi. Non solo abilità manageriale, ma anche grande carisma e capacità di attirare socie e investimenti, sfruttando prima di tutto la sua stessa figura come protagonista degli spot televisivi delle sue aziende, divenendo molto più famoso dell’imprenditore medio.

Intorno alla metà del decennio, divenne celebre nel mondo dello sport come proprietario della squadra ciclista La Vie Claire, vincitrice di due Tour de France, ma la sua vera fama nel settore è dovuta al suo acquisto dell’Olympique Marsiglia alla fine del 1985: il club francese era sull’orlo della bancarotta, e l’amministrazione cittadina convinse Tapie e rilevare il club per salvarlo, per riportarlo ai fasti di un tempo.

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Grazie a investimenti assolutamente fuori scala per il calcio transalpino di quegli anni, Bernard Tapie risollevò l’OM: nel giro di qualche anno, assistito in società da Michel Hidalgo, ct della Francia campione d’Europa nel 1984, in squadra arrivò gente come Alain Giresse, Jean Tigana, Didier Deschamps, Enzo Francescoli, Eric Cantona, Dragan Stojkovic, Alen Boksic, Fabien Barthez e Marcel Desailly.

In panchina si alternarono anche nomi illustri come Franz Beckenbauer, Tomislav Ivic e Raymond Goethals, che contribuirono a regalare al Marsiglia il miglior periodo della sua storia, con la conquista di una Coppa di Francia, cinque scudetti consecutivi e due finali di Coppa dei Campioni, di cui una vinta, nel 1992/1993, in finale contro il Milan del suo amico (e, per molti versi, emulo italiano) Silvio Berlusconi.

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La caduta di Bernard Tapie

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Durante quell’epoca, Tapie si era affermato come uno degli uomini più potenti di Francia, anche al di fuori dell’ambito sportivo. Sebbene fosse sempre stato ritenuto vicino al centrodestra, alla fine degli anni Ottanta entrò nelle fila del Partito Socialista, all’epoca al governo in Francia, e riuscì a diventarne uno degli elementi di spicco. Celebre è stata la sua opposizione all’allora emergente formazione di estrema destra Front National di Jean-Marie Le Pen.

Ma dietro l’accattivante figura di Bernard Tapie gravitavano già allora tanti sospetti. Nel giugno del 1993, la dirigenza del Valenciennes denunciò un tentativo di corruzione da parte del proprietario del Marsiglia a tre suoi giocatori, al fine di far avere all’OM un match atleticamente più comodo in vista della finale di Champions League. Lo scandalo si protrasse per tutta la stagione successiva, e alla fine venne appurata la colpevolezza di Tapie: lo scudetto del 1993 venne revocato, e il Marsiglia fu retrocesso d’ufficio in seconda divisione.

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Mentre, nel frattempo, iniziavano anche dei problemi politici: vari scandali stavano coinvolgendo i socialisti, il presidente Mitterand era malato, e i voti stavano iniziando a calare. In tutto questo, le società di Bernard Tapie avevano accumulato per anni debiti, e quando nel 1992 lui fu nominato ministro dovette anche cedere a prezzo ribassato Adidas, dato che per acquistarla aveva dovuto richiedere un prestito a una banca di proprietà statale, creando ora una situazione di conflitto d’interessi.

Condannato a 2 anni e 8 mesi di prigione per il caso Valencienne-OM, Tapie vide crollare tutto il suo impero: il suo capitale politico fu dissipato, il Marsiglia venne smembrato, retrocesso e infine ceduto, le sue aziende fallirono o dovettero cambiare proprietà. Le sue vicende giudiziarie, però, durarono ancora per anni, continuando a riempire le pagine dei giornali. Con la sua morte, Bernard Tapie chiude una pagina esaltante e molto controversa della storia francese, non solo dal punto di vista calcistico.

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