Berardi o Chiesa: chi è l’esterno ideale per l’Italia di Roberto Mancini? Cosa possono dare i due e come cambia la squadra azzurra.
Manca sempre meno all’inizio dell’Europeo. Venerdì sera l’Italia affronterà la Turchia nel match inaugurale, l’attesa ormai è quasi finita. Mancini dovrà scegliere il primo undici dell’Europeo, qualche indicazione è arrivata nell’amichevole contro la Repubblica Ceca, ma ci sarà sicuramente ancora qualche dubbio da sciogliere. Uno di questi riguarda l’esterno destro, col ballottaggio apertissimo tra Berardi e Chiesa: una sfida che caratterizzerà probabilmente tutto l’Europeo. Come cambia l’Italia a seconda di chi dei due gioca? E cosa possono dare i due giocatori in più rispetto all’altro?
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L’Italia con Berardi
L’esterno del Sassuolo ha giocato titolare contro la Repubblica Ceca, trovando anche la via del gol. Il neroverde viene da una stagione impressionante, in cui ha realizzato ben 17 reti e 8 assist in 30 partite di campionato.
Berardi ha dimostrato finalmente maturità, sotto forma di costanza e disciplina. Spesso al giocatore sono stati imputati dei limiti caratteriali, che sembra aver superato accettando il proprio ruolo di bandiera e trascinatore del Sassuolo. Berardi arriva dunque a questo Europeo probabilmente nel momento migliore della sua carriera, sia dal punto di vista tecnico che mentale.
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Il giocatore neroverde sembra più idoneo rispetto a Chiesa per il gioco di Mancini, ha più qualità nel palleggio e nel fraseggio coi compagni. Come Insigne dall’altra parte, ama entrare nel campo sul piede forte, il sinistro, giocando quindi più rivolto verso l’interno che verso l’esterno.
Il punto interrogativo su Berardi è sempre lo stesso: sarà in grado di reggere palcoscenici più elevati? A Sassuolo è ormai diventato una bandiera e ha trovato la sua dimensione, con l’Italia dovrà dimostrare di sapersi far trovare pronto anche in contesti con maggiori pressioni: un punto interrogativo che verrà risolto solo in corso d’opera.
L’Italia con Chiesa
La stagione alla Juventus ha definitivamente consacrato Federico Chiesa. Con 15 gol e 11 assist in 46 partite, l’ex Fiorentina ha trascinato i bianconeri, rappresentando spesso l’unica luce nella stagione piena di tenebre della Vecchia Signora.
Come Berardi, anche Chiesa arriva al massimo della condizione all’Europeo. La stagione alla Juventus ha dato tantissima consapevolezza al giocatore, che oltre alle indiscutibili doti tecniche ha mostrato una leadership enorme e mezzi caratteriali non indifferenti. Qualità che in una competizione stressante e frenetica come un Europeo possono fare la differenza.
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Chiesa quest’anno ha dimostrato di saper fare la differenza anche quando la squadra non era in grado di supportarlo a dovere. A livello individuale l’esterno juventino può essere uno dei pochi calciatori azzurri capaci di far saltare il banco con le proprie doti individuali, un’evenienza importante qualora la squadra non riuscisse ad esprimersi al meglio. Inoltre, Chiesa ha dimostrato di saper reggere bene la pressione, anche altissima: altro punto a favore del bianconero.
A livello tattico però Chiesa sembra meno idoneo allo stile di gioco impostato da Mancini. Lo juventino ama sgroppare sulla fascia e inserirsi, meno propenso al palleggio e più alla giocata individuale. Può essere la variabile impazzita nello scacchiere del Mancio, ma rischia di non amalgamarsi al meglio nell’undici a livello tattico.
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