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Dopo anni di anonimato Hatem Ben Arfa raccoglie una nuova sfida firmando per il Bordeaux, altra tappa di una carriera a suo modo indimenticabile

Lo avevamo lasciato poco più di un anno al centro dell’Estadio Zorrilla mentre palleggiava e deliziava le centinaia di tifosi del Valladoli presenti con le sue skills, perdendone le tracce in seguito alla scelta di approdare in un campionato tecnico come la Liga. Oggi, dopo averlo pazientemente atteso, lo ritroviamo in Francia: Hatem Ben Arfa torna a casa e lo fa per vestire i colori del Bordeaux.

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Con i girondini, il fantasista ha firmato per un anno a quasi il minimo salariale. I francesi lo inseriranno gradualmente nella squadra allenata da Jean Louis Gasset e ne testeranno le condizioni: se Ben Arfa saprà farsi valere, ecco che scatterà l’opzione per un altro rinnovo annuale. Poche certezze? Forse sì, ma al momento butta così. A 33 anni e con i suoi trascorsi, trovare ancora un ingaggio può essere già considerato un grande successo.

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Ben Arfa, a Bordeaux per ripartire

Se ad Hatem Ben Arfa qualcuno è ancora pronto a concedere del credito, significa che in campo questo ragazzo di origini tunisine ha fatto intravedere qualità che pochi possono vantarsi di avere. Il suo baricentro brevilineo lo ha sempre aiutato molto: quando il fisico manca, ci pensano dribbling, rapidità negli spazi e sterzate di altissima scuola a fare la differenza. Ben Arfa ha fatto dei suoi trick un vero punto di forza, tanto che perfino Youtube è piena di video girati da emulatori del genere.

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Ed è davvero un peccato che cotanta abilità non sia stata assistita dalla tenuta mentale, particolarmente debole, di un ragazzo che in carriera ha sbagliato ogni scelta possibile. Perché se è vero che Ben Arfa continua a trovare una collocazione, seppure a condizioni particolari, è altrettanto giusto rimarcare come ormai siano passati sei anni dall’ultima volta in cui un determinato club ha deciso di investire del denaro per assicurarselo.

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Newcastle e Hull City, le tragedie inglesi

La carriera di Hatem Ben Arfa si può suddividere in due parti ben distaccate: il pre e il post Newcastle. L’esperienza in Premier League è stata fallimentare non solo dal punto di vista sportivo, ma anche ambientale e umano. Ai Magpies il bad boy di Clamart si ferma giusto il tempo per far capire a tutti che i 10 milioni di euro investiti per comprarlo dall’OM, forse, potevano essere spesi meglio. Ma non perché il ragazzo non giri, semplicemente era abituato ad avere più considerazione attorno.

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Il calcio inglese, su questo, sa talvolta essere spietato: per informazioni chiedere a Steve Bruce, suo manager all’Hull City dove Ben Arfa finisce in prestito per la disperazione. La società glielo prende senza comunicarglielo e Bruce si risente: ‘Ben Arfa? Sinceramente non so chi sia‘ dirà in un’intervista ripresa dai maggiori tabloid britannici. Che, dopo l’ennesima sostituzione del talento parigino, incalzano il manager: ‘L’ho cambiato perché il nostro portiere stava correndo più di lui’.

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La dura infanzia e una crescita incostante

Cresciuto nei sobborghi di Parigi, Ben Arfa sin da bambino vive notte e giorno con il pallone incollato ai piedi. Quando diventa adolescente ci si incomincia ad accorgere di lui: il Nizza lo contatta ma la famiglia nicchia, poi Lione e Saint Etienne scatenano un derby di mercato forsennato che alla fine, come quasi sempre, a vincere è il vulcanico presidente Aulas. Ben Arfa a Lione matura e diventa un calciatore completo, subodora la nazionale ma alla lunga il suo carattere incandescente lo mette in difficoltà.

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Prima litiga con i Bad Gone, la frangia estrema del tifo locale, poi lascia Lione e va a Marsiglia, dove la sua attitudine da ragazzo di strada si sposa perfettamente con il mood della città. In Costa Azzurra diventa un idolo, ma le casse del club piangono e Ben Arfa viene mandato in Premier League. Il resto è storia recente, con il fallimento a Valladolid e la nuova opportunità concessagli dal Bordeaux, in attesa di capire se questo 33enne sia ancora in grado di fare la differenza o se, viceversa, provi solo a trascinarsi.

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Nizza – PSG, dal Paradiso all’Inferno

Nella ormai ultradecennale carriera di Ben Arfa c’è però stata una stagione nella quale tutti abbiamo pensato ‘ecco, ora è tornato veramente’. Dopo aver lasciato l’Inghilterra si è accordato a parametro zero con il Nizza. Era il 2015, i francesi erano appena passati di mano e serviva un nome di richiamo.

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Il connubio, per lui che era stato un simbolo di Marsiglia, è esplosivo: alla fine dell’anno metterà insieme 37 presenze con 18 gol e 7 assist. Il Nizza gli offre un ricco contratto per blindarlo, ma Ben Arfa dice no perché nel frattempo il PSG lo vuole fortemente e il richiamo di casa è troppo forte per declinare il tutto con un ‘no grazie’.

Nella capitale però non giocherà praticamente mai, anzi diventerà una sorta di mascotte – anni fa spopolava un video nel quale lui faceva fare i tour guidati allo stadio e, indicando la panchina, diceva ‘qui è dove mi sistemo io’ – capace di guadagnare tanto senza doversi impegnare minimante. Insomma, un po’ la storia della sua carriera. Che, piaccio o meno, rende Ben Arfa, a suo modo, un calciatore indimenticabile.

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