Il Belgio esce al primo turno dei Mondiali 2022, ottenendo il risultato peggiore degli ultimi otto anni. Una generazione volge al termine, o c’è dell’altro?
Un fallimento. Difficile definire diversamente il progetto tecnico degli Belgio dell’ultimo decennio, grazie al quale una piccola nazione si è ritrovata ad avere a disposizione una squadra stracolma di talento, ma incapace di vincere un solo trofero. Due quarti di finale degli Europei, uno ai Mondiali, e un terzo posto a Russia 2018, ma nessun titolo.
Le ragioni del flop del Belgio ai Mondiali 2022 sono molto variegate, ma comprendono innanzitutto un difficile ricambio generazionale, che in alcuni reparti sta venendo meno. Proviamo a capire cosa è successo ai Diavoli Rossi in Qatar, e da che basi potrebbero ripartire.
Delusione Belgio: le ragioni del flop in Qatar
La prima è la più ovvia: la generazione d’oro volge al termine. Gli elementi clou della squadra ha quasi tutti superato i 30 anni, in alcuni casi anche ampiamente, e sono oggi nella fase calante della carriera. I problemi maggiori si sono visti in difesa, dove ancora una volta Martinez ha dovuto affidarsi a veterani come Alderweireld e Verthonghen, in assenza di giovani di buon livello.
Questo è un problema cruciale del Belgio: alcuni giovani molto promettenti ci sono (De Ketelaere, Onana, Openda, Doku), ma non in difesa, dove l’unico prospetto da tenere seriamente d’occhio è il 19enne Zeno Debast.
A ciò si sono aggiunti problemi di forma fisica, in particolare due pilastri dell’attacco: Eden Hazard, ormai praticamente una riserva al Real Madrid (quando non è infortunato) e Romelu Lukaku, che in questa stagione non ha quasi mai giocato per problemi fisici. Alle incognite anagrafiche della difesa si sono quindi aggiunte quelle di forma atletica dell’attacco, lasciando di fatto al solo De Bruyne il compito di tenere in piedi la squadra.
Il Belgio si è presentato ai Mondiali 2022 con una rosa molto esperta, ma che in questi otto anni ha visto erodersi sempre più il suo talento, che quasi mai è stato sostituito adeguatamente. Tutti gli elementi fondamentali della squadra, eccerto forse il già citato De Bruyne e Courtois, sono arrivati al Mondiale in condizioni inadatte, e hanno giocato spesso per ragioni di prestigio e “anzianità di servizio” più che per reale merito.
Qui, in ultimo, entrano in campo anche le responsabilità del ct Roberto Martinez e della Federcalcio. L’intero progetto tecnico dei Diavoli Rossi è stato affidato allo spagnolo nel 2016, che ha ricevuto piena fiducia da parte dei dirigenti del calcio belga. Ma già dopo gli scorsi Europei si era notato che qualcosa non funzionava più nella squadra, eppure non c’è stato il coraggio di scegliere un nuovo allenatore (anche per via della vicinanza tra Europei e Mondiali).
Ora la sua panchina pare molto più che precaria che mai, e difficilmente resterà ct del Belgio anche nelle prossime partite. La nazionale subirà quindi un brusco ricambio, con un nuovo allenatore che avrà il compito di far fuori i veterani divenuti ormai ingombranti per dare spazio alle nuove generazioni. Come detto, alcuni giovani interessanti ci sono (a cui si aggiungono altri nomi come Vranckx, Verschaeren, Mbamba, Stroeyckens e Duranville), ma potrebbe volerci tempo per rivedere un Belgio davvero competitivo come questo.