Il Bayern Monaco si è preso la Bundesliga e punta concretamente al trionfo in Champions League mentre Flick sembra aver già cancellato Heynckes e Guardiola: i bavaresi sono pronti per aprire un nuovo ciclo vincente?
E adesso, come direbbero gli americani, “sky is the limit”. Andando a vincere 1-0 sul campo del Werder Brema, il Bayern Monaco si è matematicamente aggiudicato la Bundesliga 2019/2020 al termine di una straordinaria rimonta. Un successo meritato, importante e diventato scontato solo nelle ultime giornate, il primo obiettivo centrato in una stagione anomala il cui finale potrebbe proiettare la squadra guidata da Hans-Dieter Flick nella storia.
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Bayern Monaco, il Treble è una possibilità concreta
Archiviata la Bundesliga, infatti, i bavaresi sembrano avere tutte le carte in regola per prendersi anche la Coppa di Germania – la finale di Berlino con il Bayer Leverkusen è in programma il prossimo 4 luglio – e soprattutto la Champions League, che a causa del coronavirus verrà assegnata nell’insolita formula delle Final Eight, una serie di gare secche che dal 12 al 23 agosto andranno in scena a Lisbona.
Il Treble campionato/coppa nazionale/Champions è stato centrato nella storia da appena 8 club: tra questi il Bayern Monaco di Jupp Heynckes, ultimo nel 2013 ad entrare in questa cerchia esclusiva e penultimo capace di centrare l’impresa, seguito nel 2015 dalla “seconda volta” del Barcellona. I blaugrana sono gli unici ad esserci riusciti in due occasioni (la prima nel 2009) ed è proprio a loro che la banda di Flick intende puntare.
Una possibilità concreta, perché archiviata la questione relativa alla Bundesliga il Bayern Monaco avrà quasi due mesi per presentarsi al meglio all’appuntamento continentale, con un solo appuntamento a metà percorso (la coppa di Germania appunto) da non mancare. Musica per le orecchie di Hans-Dieter Flick, uomo di casa spuntato fuori quasi dal nulla lo scorso 3 novembre all’indomani dell’addio a Niko Kovac e che da ex “sconosciuto” potrebbe presto sorpassare due leggende come Heynckes e Pep Guardiola.
Bayern Monaco e Flick, un’accoppiata che funziona
Un passato da centrocampista di medio livello (dal 1985 al 1990 al Bayern Monaco, quindi un precoce ritiro a 28 anni a causa dei continui infortuni) prima dello scorso autunno quasi nessuno sapeva chi fosse Hans-Dieter Flick. Tornato a Monaco di Baviera la scorsa estate come assistente di Niko Kovac, era stato precedentemente agli ordini di Joachim Löw nello staff della Germania campione del mondo nel 2014.
Nel 2000 l’unica esperienza prima del Bayern come allenatore della prima squadra: a credere in lui è il magnate e proprietario dell’Hoffenheim Dietmar Hopp, che vuole portare il club in cui ha giocato da ragazzo ai massimi livelli. La prima stagione, chiusa con la promozione in terza divisione, è un successo, ma in quelle che seguono Flick non riesce a migliorare le fortune della squadra e nel novembre del 2005 viene esonerato.
Da allora il tecnico di Heidelberg lavora nell’ombra: una breve esperienza nel mondo Red Bull, la suddetta esperienza al fianco di Löw con la Germania – entra insieme al ct, nel 2006, e lascia dopo i Mondiali vinti nel 2014 – e poi, a 55 anni, ecco l’ultimo e inatteso treno, il più importante.
Il Bayern Monaco gli affida la prima squadra per sostituire Kovac. Prima ad interim, mentre si guarda un po’ intorno, quindi intorno a Natale annuncia che Flick resterà in panchina fino a fine stagione. Succede il 22 dicembre, all’indomani del bel successo per 2-0 sul Wolfsburg, arrivato nel finale anche grazie alla sua bravura nel cambiare le carte in tavola e che conferma il ritrovato primo posto in classifica.
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Bayern Monaco-Champions, impresa possibile
Dopo un inizio da brividi – due vittorie nelle prime due uscite seguite da due sconfitte consecutive – Hans-Dieter Flick dimostra di essersi preso il Bayern Monaco, che dal 7 dicembre, giorno del 2-1 incassato dal Borussia Moenchengladbach, non solo non è più stato sconfitto ma ha messo insieme una striscia di imbattibilità composta a oggi da 26 partite, ben 25 vittorie (l’unico stop lo 0-0 casalingo con il Lipsia) e la bellezza di 79 reti messe a segno contro le sole 16 incassate.
Si tratta di numeri impressionanti, che non possono essere minimizzati parlando ad esempio di una Bundesliga poco competitiva: prima di tutto perché il netto 3-0 con cui il Bayern Monaco ha ipotecato i quarti di Champions vincendo a Londra con il Chelsea vorrà pur dire qualcosa, secondo perché il campionato tedesco non sembra discostarsi poi molto come equilibri complessivi dalla Ligue 1, dalla nostra Serie A e persino dalla Liga spagnola.
Anzi, negli ultimi anni l’ascesa prepotente del Lipsia targato Red Bull, che è andato ad aggiungersi agli eterni rivali del Borussia Dortmund nella lotta per il titolo, ha reso la conquista del Meisterschale tutt’altro che scontata. Vero è che un’occhiata all’albo d’oro della Bundesliga basterà per vedere come le ultime 8 edizioni consecutive siano state appannaggio dei bavaresi, ma quella appena conclusa dimostra che possono bastare un momento di flessione, alcuni investimenti sbagliati, per rovinare una stagione.
Gli investimenti sbagliati, la scorsa estate, non sono stati pochi: in Baviera hanno deciso di puntare sul riscatto di Coutinho, che si è invece spento ben presto senza mai essersi poi veramente acceso, e su un Perisic che sembra aver già dato il meglio. Eppure l’ossatura di questo Bayern Monaco resta fortissima, un mix tra fuoriclasse assoluti come Neuer, Alaba, Thomas Muller e Lewandowski e alcuni talenti giovani, polivalenti e che con ogni probabilità sono ancora lontani dal loro prime.
Un potenziale ancora tutto da scoprire
È il caso ad esempio di Leon Goretzka, prelevato a parametro zero nell’estate del 2018 e sempre più protagonista grazie a una completezza atletica, tecnica e tattica che pochi giocatori al mondo possono vantare. È arrivato dallo Schalke 04, come Manuel Neuer e come farà la prossima estate, sempre a zero, Alexander Nübel, quello che dovrebbe essere il portiere del futuro per i bavaresi.
Sulle fasce sono definitivamente esplosi Serge Gnabry e Kingsley Coman, rispettivamente classe 1995 e 1996: forse il paragone con Robben e Ribery, che in Bavaria hanno scritto la storia per più di un decennio, è ancora prematuro, ma è difficile dire se sarà così anche nel prossimo futuro. E sempre sulla fascia agisce anche Alphonso Davies, canadese classe 2000 reinventato terzino da Kovac e oggi considerato già tra i migliori in circolazione nel ruolo.
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Per inseguire la Champions League, Flick ha a disposizione un vero e proprio arsenale, al punto che il popolare sito Transfermarkt attribuisce alla rosa del Bayern Monaco un valore superiore ai 750 milioni di euro: Neuer e Lewandowski sono eccellenze nei ruoli di portiere e centravanti, con il primo completamente recuperato dal brutto infortunio che lo ha a lungo condizionato e il secondo capace di mettere a segno in questa stagione 46 gol in 40 partite, e lo stesso si può dire di Alaba, fenomeno capace di giostrare in tutti i ruoli della difesa e del centrocampo così come Kimmich, 25 anni e da tempo un punto fermo del club.
Per il futuro, oltre che su Nübel, occhi puntati anche su Benjamin Pavard, 24 anni e campione del mondo con la Francia a Russia 2018, oltre che su Michaël Cuisance, centrocampista duttile e abile in entrambe le fasi di gioco, e Joshua Zirkzee, baby-bomber classe 2001 che studia con profitto da Lewandowski e autore in 8 presenze di 4 reti, una ogni 67 minuti di gioco.
Meglio di Heynckes e Guardiola?
Forse è questa la grande differenza tra il Bayern Monaco di Flick e quelli di chi lo ha preceduto: Heynckes, Ancelotti e Guardiola avevano a disposizione rose costruite per vincere subito, quella di questa stagione è invece il frutto di una programmazione il cui merito è assolutamente del club, capace negli anni di attrezzarsi per il futuro con investimenti importanti e mirati che adesso stanno finalmente fruttando.
Vanno comunque riconosciuti i giusti meriti a Hans-Dieter Flick, come ha fatto lo stesso sito della Bundesliga all’indomani della notizia della sua conferma in panchina fino al 2023: il tecnico ha preso al volo l’ultimo treno, rigenerando giocatori che sembravano essersi spenti e responsabilizzando talenti che sotto la sua guida sono maturati. Si è dimostrato abile nel leggere le partite in corso d’opera e i risultati, del resto, parlano per lui.
Conquistare la Champions League, obiettivo più che mai alla portata di un club che dopo la lunga pausa forzata dovuta al coronavirus è ripartito da dove aveva lasciato, significherebbe di certo aver fatto meglio di Guardiola: il profeta del tiki-taka ha portato una mentalità nuova, su questo non esistono dubbi, ma non è riuscito a centrare quel trionfo in Europa che era il suo obiettivo dichiarato all’inizio dell’avventura tedesca.
Alzare la Champions, centrare il Treble, significherebbe invece eguagliare il Bayern Monaco del 2013, quello di Jupp Heynckes, di Robben e Ribery, di Mandzukic e Schweinsteiger. Nomi che hanno scritto la storia del club, a lungo considerati irraggiungibili e che invece, nel prossimo futuro, potrebbero essere raggiunti e addirittura superati da una squadra che già oggi non teme alcun avversario e dal potenziale ancora inesplorato.
È questo il miglior Bayern Monaco del decennio? La risposta per adesso non può che essere sospesa: probabilmente al momento le versioni precedenti restano superiori, ma in futuro, con certi talenti che probabilmente devono ancora raggiungere la completa maturazione, la storia potrebbe davvero essere riscritta.
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