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Il Barcellona con il pareggio contro il Granada ha compiuto l’ennesimo passo falso in questo avvio di stagione da incubo. Per i blaugrana è già tempo di archiviare tutto e rifondare?

Il Barcellona in poche settimane si è letteralmente avvitato nella sua crisi. Dalla mancata conferma di Messi in avanti, sul mercato e sul campo, sono state più le figuracce che i bei momenti.

La sconfitta in Champions contro il Bayern Monaco è stata forse il punto di non ritorno: uno 0-3 in cui i blaugrana sono riusciti addirittura a non tirare mai in porta, col pubblico a fischiare tutti.

E contro il Granada il Barcellona si è presentato con una formazione titolare la cui età media era di 24.3 anni. Koeman è andato dritto per dritto, i pettegolezzi riferiscono di un rapporto col presidente Laporta ormai a pezzi.

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barcellona

Fonte immagine: @BarcaUniversal (Twitter)

Il fatto è che nella situazione economica del club, con un debito che sfiora i 500 milioni, stipendiare un altro allenatore potrebbe essere un ulteriore azzardo.

Tempo due minuti, lunedì sera, e gli ospiti erano già avanti e bene o male hanno controllato fino a quando al novantesimo, alla disperata, è arrivato il pareggio di Araujo, con Piqué gettato nella mischia a fare il centravanti.

La Liga non è compromessa, siamo solo alla quinta giornata, il Barcellona deve recuperare la partita col Siviglia (a Siviglia), però intanto è staccato di 5 punti dal Real Madrid, che vola trascinato da Vinicius e Benzema.

Il caso-simbolo di questa mancanza di idee in casa Barça è Coutinho, un orpello di cui nessuno dal giorno del suo costosissimo arrivo (160 milioni) ha mai saputo che farsene.

Peggio ancora, quando è stato mandato via in prestito al Bayern Monaco ha segnato due degli 8 gol dell’epocale batosta subita nei quarti della Champions 2019-20.

Contro il brasiliano, che era tra in meno giovani, tra i titolari, ha giocato da cani, sostituito e fischiato dal pubblico dopo che per tutta l’estate ha avuto sul groppone il cartello “Vendesi”.

In compenso nessuno se l’è filato, non è comparso all’orizzonte nemmeno un Besiktas come con Pjanic, disposto a pagargli il 30% dello stipendio.

Come il Milan del 2012?

La verità è, ma nessuno lo dice, che la stagione del Barcellona è già finita. Non è nemmeno cominciata, forse. I cazzotti presi in faccia già quando c’era Messi in squadra erano stati tanti e durissimi, adesso sembra di assistere a un fantoccio preso a sberle mentre è a terra.

C’è davvero qualcuno che crede che, ad esempio, solo per rimanere all’attualità, i blaugrana possano battere il Siviglia nell’incontro che devono recuperare?

O che in Champions, col Bayern già primo e lanciato, vadano oltre gli ottavi di finale? Occhio a non uscire nel girone, piuttosto, visto che Benfica e Dinamo Kiev sono tutto meno che abbordabili.

Fa specie dirlo, ma con quali giocatori oggi il Barcellona può mettere paura? Messi-Suarez-Neymar, poi Griezmann, non ci sono più, adesso la realtà parla di Depay-De Jong-Aguero (o quel che ne rimane).

La risposta, quindi, è che gli avversari se la giocano a viso aperto.

La situazione attuale ricorda tantissimo quella del Milan dell’estate 2012 quando di punto in bianco smantellò l’ossatura della squadra, vendendo in un colpo solo Ibrahimovic e Thiago Silva.

Lo svedese non era Messi, naturalmente, però il significato visto dall’esterno era identico. Un grande club che rinuncia ad essere tale. Perché all’epoca passare da Ibra ai rimasugli di Pato e da Thiago Silva a Mexes non fu un affarone.

Motivazioni economiche, si disse allora. Come per il Barcellona. Inutile dire come finirono i rossoneri nei successivi mesi. Nel giro di due stagioni addirittura fuori dalla Champions League, dove sono rientrati solo quest’anno.

Il rischio che possa succedere anche ai catalani è concreto, perché la Liga avrà anche perso tanti campioni, ma rimane un campionato livellato verso l’alto.

Archiviata la possibilità di vincerla, la Liga, rimane l’obiettivo concreto di entrare tra le prime quattro. In questo senso la stagione del Barcellona non è ancora finita.

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