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Il Barcellona è nel pieno di una crisi finanziaria senza precedenti e per trattenere Leo Messi è disposto davvero a tutto

La chiamano carta de libertad, ha un suono soave, quasi magico, “lettera di libertà”, perché carta in spagnolo è un “falso amico”, carta si dice papél. In realtà è una botta mica da ridere per chi se la vede proporre, visto che in sostanza è un invito a levarsi dai piedi, è l’ultima spiaggia per le società che non riescono a vendere un giocatore e allora, letteralmente, lo sbolognano, dando loro appunto la carta de libertad. E pazienza se magari quel calciatore l’hanno strapagato, in passato.

Il Barcellona è nel pieno di una crisi finanziaria senza precedenti, lo stesso presidente Juan Laporta, neo-rieletto, l’ha affermato chiaramente. Il bilancio è una voragine e l’esempio più lampante dell’impossibilità di fare mercato e di rafforzarsi è rappresentato dal capitano, dal leader, dal giocatore-simbolo stesso dei catalani: Leo Messi. L’argentino, infatti, è ancora svincolato nonostante da Barcellona filtrino voci ottimistiche su un suo rinnovo, anche se non mille clausole e scappatoie.

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Aggrapparsi a tutto

Per rifirmare Messi, però, ci vogliono tanti soldi e allora bisogna tagliare, o aggrapparsi a ciò che passa il convento. Tipo il Leeds che compra Junior Firpo, in passato accostato anche al Milan, per 15 milioni: ossigeno puro. O il Wolverhampton che prende in prestito l’oggetto misterioso Trincao. Oppure, è notizia di ieri, che l’Uefa riconoscerà al Barça 2.6 milioni come compensazione per i minuti giocati dai suoi tesserati all’Europeo: i vari Busquets, Griezmann, Lenglet, Jordi Alba, Pedri, De Jong e – incredibile ma vero – Braithwaite, poco più di una comparsa in blaugrana ma semifinalista con la Danimarca.

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È una norma firmata dall’Uefa, appunto, con l’Eca (l’Associazione dei Club Europei): 9mila euro al giorno di “diaria” a partire da due settimane prima dell’inizio dell’Europeo, se il calciatore è tesserato da due anni. In quel caso il risarcimento scende a 7.500 euro al giorno, ma buttali via in tempi di vacche magre.

Fonte immagine: profilo Ig @FcBarcelona

Fuori dalle rotazioni

E poi c’è la carta de libertad. Stando ad alcuni retroscena il Barcellona avrebbe proposto questo trattamento a due nomi di peso dello spogliatoio. Uno è Samuel Umtiti, negli ultimi anni martoriato dagli infortuni, scavalcato in ogni rotazione tra i difensori centrali anche da Mingueza e Araujo. La proposta gli è arrivata una settimana fa, ma la risposta è stata: “No grazie, proseguo con il mio contratto”. Che per la cronaca è fino al 2023, con 35 milioni lordi da ricevere ancora.

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Ancora più clamoroso è il caso di Pjanic, l’altro big a cui il club ha chiesto sostanzialmente di andarsene rinunciando a 50, stavolta, milioni di euro per i prossimi tre anni. Anche il bosniaco, però, arrivato dodici mesi fa in cambio di Arthur dalla Juve, avrebbe rifiutato. Ha giocato poco e male, Pjanic, nell’ultima stagione, mai preso in considerazione da Koeman che ha puntato tutto su De Jong, Pedri e Busquets, preferendogli in alcune occasioni persino il baby Ilaix Moriba. Fin da subito era sembrato che il suo arrivo fosse più un’operazione di risanamento del bilancio, uno scambio un filo pompato come quotazioni per permettere plusvalenze a entrambi i club. Anche Arthur del resto alla Juve non ha convinto molto.

Come Tony Brando

Cinquanta milioni più 35 di Umtiti, più i 15 di Firpo e così via. Anche il giovanissimo Matheus Fernandes, oggetto semi-misterioso da 17 minuti disputati in stagione e costato 7 milioni un anno fa dal Palmeiras è stato accompagnato all’uscio, ma almeno non ha fatto storie. In compenso, uno stipendio in meno. Il Barcellona sembra Tony Brando in “Compagni di scuola” quando elemosina un po’ di soldi dai suoi amici o presunti tali perché “ha un assegno scoperto pesante”. E quell’assegno si chiama Leo Messi, da rifirmare sì o sì. Il tempo intanto continua a scorrere e per quello non c’è carta de libertad che tenga.

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