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Dopo una prima parte di stagione costellata da alti e bassi, l’Atletico Madrid post lockdown ha cambiato decisamente volto. E il terzo posto è ormai praticamente blindato

‘Unocerismo’ è un termine che in Spagna usano per descrivere le squadre che spesso vincono le partite con un risultato di misura. In questi ultimi anni, l’Atletico Madrid è stato il cultore di questa specialità; la squadra di Diego Simeone spesso ha saputo gestire al meglio le partite andando in vantaggio e poi difendendo la vittoria grazie a una difesa bunker, figlia di un approccio conservativo ma estremamente efficace che il Cholo si porta dietro da quando ha cominciato ad allenare.

Contro il Levante, il Colchoneros hanno inanellato il quinto 1-0 di questa Liga: a decidere il match giocato nel pittoresco centro sportivo granota ci ha pensato un autogol di Bruno, difensore centrale della squadra allenata da Paco Lopez. Che, a fine partita, si è lasciato andare in alcune dichiarazioni che aiutano a capire il concetto alla base della filosofia colchonera: “Affrontare l’Atletico Madrid non è mai facile. Ti pressano senza lasciarti ragionare e non hanno fretta di trovare la via del gol”. In effetti, veder giocare i biancorossi ti dà proprio l’impressione di avere davanti una squadra consapevole del fatto che, sicura di non prendere gol, sa già di poterne segnare almeno uno.

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In Liga la partenza in chiaroscuro

Al di là di queste ragionevoli considerazioni, bisogna anche dire che questa stagione non è stata tutta rose e fiori. Prima del capolavoro di Anfield Road, l’Atletico Madrid aveva passato un’annata di alti e bassi. In Liga, la squadra di Simeone aveva cominciato benino, inanellando quattro vittorie nelle prime sei partite, e perdendo una volta sola da agosto a dicembre (2-0 contro la Real Sociedad) prima di incappare nella sconfitta del Camp Nou, regolato 1-0 dal Barcellona. In mezzo, però, c’è stato anche qualche pareggio di troppo, amplificato da alcune sconfitte inaspettate – clamorosa quella di Ipurua contro l’Eibar – e occasioni sprecate.

Anche in Champions League, prima del miracolo inglese, non è che le cose siano andate poi così bene. La fase a gruppi è stata superata senza infamia né lode, con i Colchoneros incapaci di impensierire nei 180 minuti la Juventus. Simeone, però, non ha mai mollato l’idea originale di plasmare una squadra completamente nuova, puntando forte sugli inserimenti possibili grazie ai grandi investimenti sul mercato operati dalla società. La maggior parte, chiaramente, finanziati dalla vendita di Antoine Griezmann: l’addio del francese ha giocoforza segnato la fine di un’epoca. Così la dirigenza, impossibilitata a trattenerlo, ha rimodellato l’intera rosa.

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Joao Felix, crack o bluff?

Il 120 milioni di euro incassati per Griezmann sono stati trasferiti nelle casse del Benfica per prelevare il cartellino di Joao Felix, arrivato a Madrid tra altissime aspettative. In realtà, dopo un inizio promettente, alcuni problemi fisici ne hanno limitato la crescita, creando problemi di formazione a Simeone, che nel talento lusitano aveva trovato una risorsa offensiva preziosa. Joao Felix ora però è rientrato, e pare essere finalmente al cento per cento dopo due stop che gli hanno impedito di consacrarsi al grande pubblico.

Nonostante ciò, la stampa spagnola non ci è andata giù leggera: il portoghese è stato più volte sbattuto in prima pagina, con tanto di prese di posizione talvolta anche pesanti. L’estro non si discute, ma in molti si chiedevano se questo ragazzo potesse replicare le grandi cose fatte vedere al Benfica anche in un contesto come la Liga. La risposta è arrivata in queste settimane, con la doppietta all’Osasuna e la grande prestazione contro il Valladolid.

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Conferme, sorprese, intuizioni: come nasce il nuovo Atletico Madrid

Poi, come al solito, all’interno del processo di mutazione Simeone ci ha messo qualcosa di suo. Per esempio, ha ritagliato un nuovo ruolo a Marcos Llorente: il centrocampista discendente da una famiglia che ha fatto la storia del Real Madrid, paradossalmente, sta diventando un idolo dei tifosi Colchoneros. Utilizzato con il contagocce fino alla doppia sfida contro il Liverpool, ha zittito Anfield con una doppietta guadagnandosi la stima definitiva del Cholo.

Che, in campo, lo ha già utilizzato ovunque: centrale di centrocampo, esterno ma anche trequartista e, contro il Levante, addirittura seconda punta. La risposta è stata esemplare, visto che Llorente ha abbinato concretezza a qualità e abilità in zona realizzativa, trasformandosi da caso di mercato a uno dei colpi più importanti dell’ultima sessione. Per di più, dopo essere stato soffiato ai rivali di sempre. E che dire della grande crescita di Thomas? Il ghanese, a un passo dall’Arsenal – sul piatto parrebbe esserci un’offerta da 50 milioni di euro -, si è trasformato nel leader della mediana biancorossa.

E se Jan Oblak continua a stazionare stabilmente tra i top portieri d’Europa, il posto di Diego Godin è stato preso dal sorprendente Felipe, arrivato dal Porto per 30 milioni di euro e trasformatosi nel leader difensivo della squadra. Una vera manna dal cielo per Simeone, che ha anche dovuto far fronte agli infortuni di Gimenez e Savic. Felipe, a forza di ottime prestazioni, si candida per la top 11 assoluta della Liga, una formazione nella quale troveremo quasi sicuramente anche Renan Lodi, grande intuizione della dirigenza. Arrivato in estate dall’Atletico-PR, il brasiliano classe 1998 ci ha messo davvero poco a raccogliere l’eredità di Filipe Luis e Lucas Hernandez.

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La fuga per la Champions League

Prima della sosta l’Atletico Madrid era sesto e, in molti, stavano già celebrando il funerale a Simeone, a tal punto che, sulla riva colchonera del Manzanarre, si vociferava di un possibile avvicendamento con Pepe Bordalas, architetto del miracolo Getafe. Niente di più falso, soprattutto dopo la ripartenza sprint: la squadra è tornata in campo totalizzando 10 punti in 4 partite, gli stessi del Villarreal e uno in più del Real Madrid, che però ha una partita in meno.

La cosa più importante, però, è che adesso i punti di distacco dal quinto posto siano diventati ben sei, un buon margine per poter pensare di assestarsi ancora una volta come terza forza del campionato. Parallelamente, c’è da portare avanti una Champions League nella quale i Colchoneros hanno eliminato i campioni in carica. Fino alla magica sera di Anfield, in pochi ci avrebbero scommesso. Tranne Simeone, l’epicentro e il punto di riferimento di un club che sotto la sua gestione è diventato grande.

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