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Tante sorprese nell’ultimo turno di Copa del Rey: tra le big eliminate anche l’Atletico Madrid, buttato fuori da uno sconosciuto club dei sobborghi di Barcellona

Solo tre squadre in questa stagione sono state in grado di battere l’Atletico Madrid: il Bayern Monaco, il Real Madrid e il Cornellà. Se quest’ultimo nome non lo avete mai sentito, non vi preoccupate, perché per far sì che il piccolo club con sede nella periferia sud-ovest di Barcellona vi dica qualcosa avreste almeno dovuto seguire l’ultimo turno di Copa del Rey.

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Quello, appunto, nel quale il Cornellà ha eliminato in gara secca i colchoneros. L’Atletico Madrid abbandona così una competizione che, per stessa ammissione di Diego Simeone, era un obiettivo stagionale. Il Cholo non l’avrà presa bene, ma all’Estadio Campo Nuevo Municipal, situato nel cuore di Llobregat, a vincere sono stati i ragazzi allenati da Guillermo Fernandez.

atletico madrid

Fonte immagine: @ue_cornella (Twitter)

Cornellà, giustiziere dell’Atletico Madrid

Il Cornellà non è l’unica squadra che, in questo turno di Copa del Rey, si è presa il lusso di eliminare una big del calcio spagnolo. Attualmente, i catalani militano nel Gruppo A della Segunda B, la terza serie locale, e vincere contro l’Atletico Madrid porterà al club un bel po’ di pubblicità gratuita. Fondato nel 1951 come diramazione del Futbol Club Cables Electricos, il Cornellà si è stabilito nei sobborghi di Barcellona dove, da qualche anno, sorge il nuovo e avveniristico stadio dell’Espanyol.

Contrariamente ai pericos, i biancoverdi non hanno una storia calcistica conosciuta e, anzi, nel territorio svolgono più un ruolo come attività di base formativa che altro. La terza serie spagnola è il massimo al quale la società catalana sia mai arrivata, in una terra dove comunque ci sono diversi colossi a monopolizzare l’attenzione. Eppure, la rete segnata da Adrian Jimenez a Miguel San Roman rimarrà nella storia.

Rosa spagnola, allenatore emergente

Il Cornellà, a livello di risultati, non se la sta affatto passando bene. Nel proprio girone di Segunda B vegeta, come da anni, nelle parti basse della classifica e, anche in questa stagione, l’unico obiettivo sarà la salvezza. D’altronde, la squadra è fatta a saldo zero, prendendo svincolati o ramazzando qua e là qualche giovane che ha voglia di mettersi in mostra.

Adrian Jimenez, il giustiziere dell’Atletico Madrid, ha 28 anni e non è mai andato al di sopra della terza divisione. Lo stesso vale per Guillermo Fernandez, tecnico 42enne madrileno di nascita ma catalano d’adozione. La sua è una rosa composta interamente da calciatori spagnoli, in particolare provenienti dai dintorni di Barcellona, con un solo straniero (l’australiano Caroutas): “È una serata storicaha detto quasi in lacrime – ma sarei un bugiardo se dicessi che non siamo stati anche un po’ fortunati”.

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Fonte immagine: @ue_cornella (Twitter)

Simeone cerca soluzioni

Non è la prima volta che l’Atletico Madrid sbaglia clamorosamente approccio a una partita. In Liga è già successo, in Champions League meno ma perché il girone nel quale erano inseriti i colchoneros non presentava ostacoli insormontabili. Il Cholo, però, non l’ha comunque presa bene: “Brutta sconfitta che apre a riflessioni in vista del prossimo anno: dobbiamo capire chi sarà ancora qui e chi no“. Una bella bordata, riferita soprattutto a chi, evidentemente, non si è fatto trovare pronto.

“In ogni caso – ha concluso Simeone – loro sono stati migliori e hanno vinto meritatamente. Hanno fatto la partita che volevano, intensi e organizzati: dobbiamo solo fargli i complimenti”. I problemi, però, restano: nell’undici titolare dell’Atletico Madrid figuravano alcune seconde linee, ma anche tanti potenziali titolari. A centrocampo, per esempio, Simeone ha concesso un’occasione – sprecata da entrambi – a Torreira e Kondogbia. Dopo il ko dello scorso anno contro il Cultural Leonesa, l’Atletico Madrid colleziona un altro fallimento.

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