L’Atalanta è da tempo accusata da alcuni tifosi di doping, anche se finora nulla ha mai confermato queste illazioni. Ma il caso Palomino riapre le polemiche.
La positività al nandrolone di José Luis Palomino fa un certo scalpore, dato che erano anni che non si verificava un caso di doping in Serie A, ma di per sé la notizia non sarebbe così sconvolgente. Eppure da quando è stata resa pubblica, nel tardo pomeriggio di martedì 26 luglio, sui social si è riaccesa una vecchia polemica contro l’Atalanta.
Da qualche tempo, infatti, la Dea è accusata da alcuni tifosi rivali di fare uso di doping. È noto che, da quando Gian Piero Gasperini si è seduto sulla panchina bergamasca, nel 2016, la squadra abbia avviato un grande ciclo di successi in Italia e all’estero, affermandosi come una delle squadre più interessanti in Europa, grazie a un gioco moderno e a un pressing ossessivo, spia di una condizione atletica veramente invidiabile.
Questo è bastato a suscitare alcune voci tra i tifosi avversari, che però non hanno mai trovato conferma. Tuttavia, il fuoco della polemica non si è mai del tutto spento, e il caso Palomino non ha fatto che rinvigorirlo, e così alcune testate online sono andate a ripescare vecchi sospetti. Da dove nasce, quindi, questa storia dell’Atalanta e del doping, e cosa c’è di vero?
L’Atalanta e il doping: le accuse spiegate bene
Sospetti che nel mondo dei tifosi girano da tempo, ma che raramente sono riusciti a venire a galla fino a quello dei giornali e dei siti sportivi. Eppure, già nel giugno 2020 qualcuno ne aveva parlato pubblicamente: si trattava di Zdenek Zeman, allenatore italo-boemo che già negli anni Novanta aveva rivolto accuse di doping contro la Juventus.
Intervenuto al programma di Radio 1 Un giorno da pecora, Zeman aveva commentato la ripresa del campionato dopo il lungo stop dovuto al coronavirus, dicendosi molto sorpreso della condizione atletica dell’Atalanta: “Per ora sta correndo ancora l’Atalanta, stranamente – aveva spiegato – coi problemi che c’erano a Bergamo pensavo che non avessero molto tempo per prepararsi e lavorare“.
Parole tecnicamente innocenti e nessuna accusa esplicita, ma considerato il passato del personaggio, quelle poche frasi bastarono per attizzare una polemica che covava da tempo. Un anno dopo, un nuovo episodio andava ulteriormente ad alimentare i sospetti: ad aprile 2021, Gasperini interveniva in prima persona interrompendo un controllo antidoping a sorpresa su un suo giocatore, portandolo via e riconducendolo all’allenamento della squadra.
In aggiunta a questo, l’allenatore della Dea aveva insultato l’ispettore che stava conducendo il test, e inveito contro l’intero sistema dell’antidoping, motivo per cui era stato deferito al Tribunale Nazionale Antidoping. La faccenda si era risolta a fine settembre con una nota di biasimo per il comportamento offensivo tenuto dall’allenatore piemontese, e la condanna al pagamento delle spese processuali, ma nulla di più.
Siamo quindi di fronte a piccoli episodi molto marginalie ben lontani dal dimostrare un sistema-doping all’Atalanta. Gasperini è in effetti noto per adottare allenamenti molto intensi con i suoi giocatori, al fine da avere una tenuta atletica ottimale durante tutto l’arco della stagione: questo avveniva già in passato, quando allenava il Genoa, ma all’epoca non ci furono mai sospetti di doping sulla sua squadra.
Va inoltre sottolineato come da tempo i club di Serie A siano accusati di non preparare in maniera adeguata, sotto il profilo fisico, i giocatori delle loro rose: il campionato italiano è uno di quelli in cui si pressa meno, e questo si nota spesso nei confronti internazionali. Proprio pochi giorni fa, l’allenatore del Bayern Monaco Julian Nagelsmann ha rivelato ai media che il nuovo acquisto Matthijs de Ligt si è lamentato del fatto che alla Juventus ci si allenava poco.
“De Ligt mi ha detto che l’allenamento di oggi è stato il più duro degli ultimi 4 anni. E non è stata nemmeno una sessione così difficile – ha detto Nagelsmann – Ho sentito che non è facile tenersi in forma in Italia“. L’arretratezza dei sistemi di allenamento in Serie A è una cosa ormai abbastanza nota, tanto che nel 2021 la Gazzetta dello Sport ha realizzato un’inchiesta sul tema, intervistando alcuni preparatori italiani che hanno lavorato all’estero, e che hanno evidenziato i problemi del nostro calcio. Solo due nomi sarebbero al passo con gli allenamenti dei club stranieri: Ivan Juric e il suo maestro, Gian Piero Gasperini.