I protagonisti in questi anni dell’Atletico Madrid sono ormai sempre i soliti. Diego Simeone, il portiere Oblak, i fenomeni Saul e Joao Felix, ma c’è anche un personaggio nascosto, uno che vive dietro le quinte. È il direttore sportivo dei Colchoneros Andrea Berta, italiano (orceano, per la precisione), pochissimo esposto e anzi, letteralmente man in the dark della squadra di Madrid. Eppure, è stato lui a portare al Wanda Metropolitano i campioni che oggi giocano per il Cholo, i veri protagonisti dei successi di questi anni.
Berta può considerarsi un manager plenipotenziario, anche se viste le sue rare apparizioni, non c’è da preoccuparsi per non averlo visto parlare in pubblico. In questo senso, risulta in linea con il suo percorso professionale silenzioso, da autentico homo novus, che lo ha portato dall’Emilia Romagna fino al Wanda Metropolitano.
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Gli inizi
Berta è nato a Brescia nel 1972 ed è stato un calciatore professionista senza note troppo altisonanti nella cronaca sportiva italiana. Terminata la carriera sul campo nelle serie minori del calcio professionistico – tanta C2 -, Berta diventa direttore sportivo del Parma di Ghirardi. E’ un personaggio anche lì poco noto, un dirigente schietto ma che si distingue per un lavoro impeccabile.
L’ex presidente dei gialloblù lo pesca nel Carpenedolo, società in cui il dirigente si era distinto da calciatore. Dopo il Parma, in cui si registrano non pochi problemi con la tifoseria, lascia l’Emilia e si trasferisce al Genoa. Dal 2009 lavora come scout e direttore sportivo per la società di Preziosi fino al 2012. Il rapporto con il Genoa termina nel 2012 e si ritrova senza lavoro, svincolato, ma un anno dopo arriva il salto nell’olimpo del calcio.
L’Atletico Madrid
Nel 2013, infatti, Berta viene chiamato dall’Atletico Madrid, due anni dopo che sulla panchina del Vicete Calderon si era seduto per la prima volta Diego Simeone. Il feeling con il Cholo e l’ambiente è esplosivo e i risultati negli anni promuovono questa tesi. Le prime sei stagioni lavora come direttore tecnico, occupandosi più dell’area campo e muovendosi di più insieme a Simeone. Ma nel 2017 arriva il colpo grosso: direttore sportivo plenipotenziario del terzo club di Spagna, l’Atletico Madrid.
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Il dirigente bresciano, stagione dopo stagione, è diventato uno degli uomini più potenti del board dirigenziale dell’Atletico: un top club che conta un vivaio di livello e ben due società satelliti in America. In poche parole, dopo il presidente Cerezo e il direttore generale Mario Gil c’è Andrea Berta, un mister nessuno che è diventato un uomo chiave nel riscrivere il mondo dei Colchoneros. Le sue operazioni di gestione della squadra sono state eccellenti e, a Madrid, con il suo management sportivo, sono arrivate una Europa League, una Liga e due Supercoppe di Spagna.
Due anni fa Andrea Berta fu seriamente vicino a lasciare l’Atletico per un altro grande club – si dice fosse il PSG. Il Cholo, stando ai rumors, sarebbe stato il deus ex machina che ha fatto saltare all’ultimo la trattativa. Voleva a tutti i costi che Andrea Berta rimanesse a Madrid.
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Andrea Berta, calciomercato sopraffino (ma non solo)
Con Berta arrivano nella Capità l negli anni importanti talenti del calcio internazionale. Se l’ultimo è stato il portoghese Joao Felix, prima di lui ne sono passati molti e con cartellini molto costosi. Il suo lavoro è stato essenziale nella costituzione del manifesto aziendalista del cholismo. Perché? Perché oltre ai top player, proprio lui è andato a cercare quei talenti che sottotraccia dimostravano di avere grinta e potenziale, in pratica, perfetti per Simeone.
Ha reso l’Atletico una squadra con un valore altissimo, lievitando il prezzo della rosa in sette stagioni da 265 a 870 milioni di euro. A Madrid Berta ha concluso trattative per regalare a Simeone Antoine Griezmann, Toby Alderwaireld, Mario Mandzukic, Thomas Lemar, Alvaro Morata. Pure le scoperte di Oblak, Gimenez e Rodri sono arrivate grazie a lui, che con l’occhio dello scout ha rintracciato i profili migliori per la prima squadra.
In altre parole, Andrea Berta è arrivato a Madrid da sconosciuto e adesso è una delle figure più influenti. E proprio per il suo saper rimanere celato, l’italiano è un autentico uomo nell’ombra, degno dei migliori.
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