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Max Allegri resta a piede libero: anche il PSG lo ha messo da parte, così come tante altre squadre prima. L’ex-allenatore della Juventus è disoccupato da un anno e mezzo ormai, e non sembra godere di particolare fama all’estero.

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La notizia dell’esonero di Thomas Tuchel da allenatore del Paris Saint-Germain è stata inaspettata, vista la data e la netta di vittoria di ieri sera sullo Strasburgo, ma a Parigi non si è perso tempo ed è subito stato individuato il sostituto. Il prossimo tecnico del PSG sarà Mauricio Pochettino, l’argentino libero da poco più di un anno, dopo la fine della sua esperienza al Tottenham.

Una notizia prevedibile, ma che suscita una domanda: perché non Massimiliano Allegri? Alcune fonti sostengono che l’ex-allenatore della Juventus non sarebbe nemmeno stato preso in considerazione per la panchina, e che anzi l’alternativa a Pochettino era Thiago Motta, che già aveva allenato il settore giovanile del PSG ed è reduce da un’infelice esperienza col Genoa.

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Tante occasioni, ma nessuna chiamata

In Italia conosciamo più o meno tutti Allegri: è un allenatore molto preparato e che ha vinto tanto, prima con il Milan e poi con la Juventus. A Torino, ha incarnato il periodo migliore del ciclo bianconero recente, portando avanti e ottimizzando il lavoro impostato da Antonio Conte e arrivando a disputare due finali di Champions League.

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Eppure, nonostante questi successi, il tecnico livornese non sembra godere di particolare stima presso i club stranieri. Da quando ha lasciato Torino, nell’estate del 2019, le occasioni di ottenere una nuova grande panchina europea non sono mancate: in questo lasso di tempo, si sono infatti liberati i posti alla guida di Barcellona, Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Arsenal, Chelsea e Tottenham, ma la scelta è sempre ricaduta su altri nomi.

E dire che Allegri da tempo lancia messaggi verso l’estero: lo scorso luglio rivelava a Marca di essere affascinato dalla Liga, e pochi giorni fa faceva la stessa cosa con il Times, dichiarando un apprezzamento per la Premier League. L’Italia, d’altronde, non può che stare stretta a uno come lui, che nel nostro campionato ha già dimostrato tutto (e dove, peraltro, oggi non troverebbe spazio se non forse, di nuovo, a Torino).

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Ci sono alcuni fattori che potrebbero pesare sulla credibilità internazionale di Allegri come allenatore da top club. Il primo è sicuramente quello del gioco: emerso con un tecnico abbastanza propositivo (allievo, non a caso, di Galeone), negli anni ha progressivamente dimostrato di sapersi adattare a circostanze diverse, specialmente alla Juventus, imparando a praticare un calcio più accorto e difensivo. Quest’ultima tendenza ha prevalso, a livello d’immagine, sulla prima, e purtroppo si tratta di un biglietto da visita in controtendenza con ciò che oggi si cerca in Europa.

Ma l’aspetto tattico non è quello determinante: anche Mourinho è noto come un allenatore difensivista, eppure è stato chiamato sulla panchina del Tottenham. La differenza tra i due è principalmente di carisma: Mourinho ha una chiara identità psicologica, prima ancora che tattica, sa come essere sempre al centro dell’attenzione. Mentre da questo punto di vista Allegri è percepito come più anonimo, almeno fuori dai confini italiani.

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Il suo ultimo anno alla Juventus gli ha inoltre causato un considerevole danno d’immagine: dopo aver reso i bianconeri una delle squadre più competitive d’Europa, l’arrivo in rosa di Cristiano Ronaldo avrebbe dovuto farle fare il salto di qualità definitivo e portarla a vincere la Champions League. Questo non solo non è successo, ma l’eliminazione è avvenuta addirittura ai quarti, per giunta contro una squadra tatticamente opposta alla sua. A livello simbolico, il calcio di Allegri è apparso a tutti come in ritardo sui tempi e incapace di valorizzare un fuoriclasse come Ronaldo.

Si tratta di sensazioni più che di fatti, ma che hanno un certo peso nelle scelte: allenatori come Arteta e Pirlo, ma come già in precedenza lo stesso Tuchel, devono la propria fama soprattutto a ciò che rappresentano, prima che a ciò che hanno vinto. Oggi, Allegri è purtroppo un allenatore poco decifrabile, troppo duttile, e soprattutto mediaticamente poco presente. È alla ricerca di una panchina da un anno e mezzo, e purtroppo è già stato messo da parte in diversi casi; entro la prossima stagione, dovrà trovare un nuovo lavoro, se non vuole rischiare di uscire dal giro che conta e dover ricominciare daccapo, da una squadra di metà classifica della Serie A.

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