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Alessandro Barbero è diventato una star sul web con le sue conferenze di storia, ma è anche un appassionato di calcio: ecco per quale squadra fa il tifo

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In questi anni, lo storico Alessandro Barbero si è affermato come una star su internet, grazie ai numerosi video delle sue conferenze, che lo hanno reso noto a un pubblico molto più vasto rispetto a quello che normalmente attira la divulgazione storica.

Ma Barbero è anche un appassionato di calcio, come si sarà accorto chi, nel novembre 2020, ha visto il suo intervento al Tg3 in ricordo di Diego Armando Maradona. Non è però il Napoli a scaldare il cuore calcistico del noto professore, ma bensì una delle due squadre della sua città d’origine, il Torino.

Alessandro Barbero e il Torino

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Nato a Torino nel 1959 e oggi professore di Storia Medievale all’Università del Piemonte Orientale, Alessandro Barbero ha rivelato la sua passione per i colori granata in un’intervista a Repubblica dello scorso aprile. Suo padre, ha spiegato, era tifoso della Juventus, ma lui scelse il Torino principalmente per le suggestioni che, da bambino, gli dava la parola “granata”.

Il suo legame col Toro si ricollega alle raccolte delle figurine, dato che in televisione il calcio era ancora in bianco e nero, mentre negli album Panini si potevano vedere i colori delle maglie: “Sono rimasto impressionato da quella tonalità, sulle figurine a colori mi sembrava una meraviglia“.

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L’inizio della storia tra Alessandro Barbero e il Torino è da lui stesso datato alla stagione 1966/67, un periodo piuttosto fortunato per il club granata: dopo il ritorno in Serie A nel 1960, il Toro aveva preso a militare stabilmente nella medioalta classifica, disputando di frequente le coppe europee. Dopo due finali perse, poi, nel 1968 conquistò la Coppa Italia, primo trofeo dal tragico scudetto del 1949 (quello post-Superga), bissando il titolo nel 1971. Nel 1972 arrivò secondo in campionato, e quattro anni dopo tornò a vincere lo scudetto.

In quel decennio, vestirono la maglia granata giocatori come Nestor Combin, ma anche Lido Vieri, Natalino Fossati, Fabrizio Poletti, Giambattista Moschino e Gigi Meroni, tutti citati da Alessandro Barbero come i suoi idoli. Il professore ha citato anche la squadra dello scudetto del 1976, di cui ricorda in particolar modo Claudio Sala, Paolino Pulici e Luciano Castellini. “Ero al liceo, andammo in piazza a festeggiare. Li ricordo meno, rispetto a quelli del 1966, ma fu una gioia quel titolo”.

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Non un tifoso sfegatato, però, soprattutto oggi: Alessandro Barbero non è mai stato uno da andare di frequente allo stadio (a quei tempi era già l’attuale Stadio Olimpico Grande Torino, anche se si chiamava Stadio Olimpico Vittorio Pozzo), e ammette di non conoscere nessuno dei giocatori attuali del club granata. “Per me essere tifoso del Toro non ha a che fare con il presente, con i campionati di oggi. Se sento che il Torino ha vinto mi rallegro, ecco. Devo confessare però che, certe volte, anche quando vince la Juve mi fa piacere, perché posso far contento mio padre che a 90 anni ci tiene ancora”.

 

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Da storico, il tifo per il Toro gli è quindi rimasto nel cuore come legame con il passato, perché il Torino è indissolubilmente legato, più della maggior parte delle altre squadre, alla propria storia. “Tifare Torino è una condizione spirituale, ha a che fare con il Grande Torino e con tutte quelle cose che gli appassionati granata dicono spesso. Tutti cediamo volentieri a dei terribili luoghi comuni, quando parliamo di calcio”.

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