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Acerbi, difensore dell’Inter, sostiene che non ci sia abbastanza spazio per gli ex calciatori ai corsi da allenatore. Ma in realtà è vero proprio l’opposto.

“In futuro vorrei fare l’allenatore.” rivela Francesco Acerbi, 34enne difensore dell’Inter, oggi sulle pagine della Gazzetta dello Sport. Desiderio legittimo e comprensibile, ci mancherebbe altro. Solo che poi il giocatore nerazzurro si spinge oltre, facendo considerazioni più ampie sull’accesso ai corsi da allenatore in Italia, dicendo cose assolutamente non vere.

“Oggi pare quasi una moda, il patentino lo prende anche un idraulico. E va bene, è giusto che tutti abbiano questo sogno. Ma con un limite, si dia la priorità a chi ha giocato” dice Acerbi. Il problema è che il sistema che vorrebbe esiste già: anzi, spesso i requisiti di accesso per i corsi di Coverciano sono stati criticati proprio per dare troppi vantaggi agli ex-calciatori. Proviamo a spiegare veramente – per Acerbi, ma anche per tutti – come funziona davvero.

Come si diventa allenatori in Italia: i requisiti

Per diventare allenatore in Italia bisogna seguire i corsi di Coverciano, il centro tecnico della FIGC. Ce ne sono diversi, con costi che crescono a seconda delle possibilità d’impiego che garantisce il patentino. Ad esempio, la qualifica UEFA A permette di allenare ogni squadra giovanile e femminile, e ogni prima squadra maschile fino alla Serie C inclusa, oppure fare da allenatore in seconda in qualsiasi categoria, grazie a un corso che costa 2.500 euro. Il livello successivo, che consente di allenare qualsiasi squadra di calcio, è il patentino UEFA Pro.

Per quest’ultimo, che è generalmente considerato il patentino da allenatore per eccellenza – ed è probabilmente quello a cui pensava Acerbi – il costo è di 8.000 euro per 256 ore di formazione. I requisiti per iscriversi al corso sono avere compiuto 32 anni e possedere già un patentino UEFA A. A ciò si aggiunge un ulteriore dettaglio: “qualora le richieste di partecipazione al corso fossero superiori ai posti disponibili, il Settore Tecnico, attraverso un’analisi dei titoli presentati – esplicitato nel bando relativo al corso stesso – provvede a stabilire una graduatoria di ammissione per la scelta dei partecipanti”.

Questa graduatoria si basa su un’analisi dei titoli, che assegna dei punti in base al curriculum del candidato. E basta una rapida visione di questi specifici requisiti per rendersi conto che gli ex calciatori professionisti sono ampiamente avvantaggiati.

  • 0,20 punti per ogni partita giocata nella Nazionale di Lega, Nazionale Juniores o Under 21 femminile;
  • 0,25 punti per ogni partita giocata in Serie A femminile;
  • 0,30 punti per ogni gara in Nazionale Under 21 e Olimpica;
  • 0,50 punti per ogni partita di Serie A;
  • per ogni stagione sportiva, 1 punto per ogni candidato che sia stato calciatore in prima squadra in campionato di Prima, Seconda, Terza Categoria, Serie B femminile, Serie Regionale femminile;
  • per ogni stagione sportiva, 1,50 punti per ogni candidato che sia stato calciatore in Serie A femminile oppure in Lega Nazionale Dilettanti, Eccellenza o Promozione;
  • per ogni stagione sportiva, 2 punti per ogni candidato che sia stato calciatore in serie C2, nella ex Serie D, nella ex IV serie o nel campionato Primavera;
  • 2,50 punti per ogni candidato che sia stato calciatore di Lega Pro e ex C1;
  • 3 punti per ogni anno di attività, per ogni candidato che sia stato giocatore in Serie B;
  • per ogni stagione sportiva, 3,50 punti per ogni candidato che sia stato calciatore di Serie A.

Per contro, chi non ha avuto una carriera da calciatore in passato, può fare affidamento solo sulla sua eventuale precedente esperienza come allenatore dilettantistico, oppure sui titoli di studio conseguiti. Ma oltre ad avere meno opportunità di ottenere punti, questi titoli pensano anche molto meno rispetto alla carriera da calciatore.

  • per ogni stagione, 1 punto se si sia stati allenatori nelle Leghe Dilettanti;
  • 2 punti per il diploma di scuola superiore;
  • 2 punti per aver partecipato ai corsi CONI-IEI per istruttori non qualificati;
  • 3 punti per il diploma ISEF;
  • 3 punti per la laurea.

Perché Acerbi ha torto sui corsi da allenatore

A questo punto dovrebbe essere abbastanza chiaro i motivi per cui Acerbi non ha per nulla ragione in merito alle possibulità di accesso alla carriera di allenatore. Ma, a scanso di equivoci e per facilitare chi si potrebbe essere perso tra numeri e calcoli, vediamo qualche esempio pratico.

Partiamo dal fatto che, generalmente, il corso UEFA Pro di Coverciano mette a disposizione appena 20 posti all’anno, e che ogni anno in Italia si ritirano non pochi calciatori (a cui si sommano quelli ritiratisi in precedenza, e che decidono di iscriversi dopo qualche anno). Il corso UEFA Pro iniziato lo scorso ottobre aveva tra gli iscritti Alessandro Del Piero, Daniele De Rossi, Marco Amelia, Alberto Aquilani, Andrea Barzagli, Antonio Nocerino e Raffaele Palladino.

Su 20 posti, 15 erano destinati a ex calciatori professionisti. I restanti cinque erano Simone Contran, match analyst delle nazionali giovanili italiane; Vincent Cavin, collaboratore del ct della Svizzera Murat Yakin; Francesco Farioli, ex calciatore dilettante ed ex collaboratore dell’Aspire Academy di Doha; Emilio De Leo, storico collaboratore di Mihajlovic; e Filippo Lorenzon, già match analyst della FIGC e docente dei corsi federali.

Appare dunque evidente che non solo chi a giocato ha enormi vantaggi nell’accedere ai corsi di Coverciano, come chiedeva Acerbi, ma anche che per il famoso idraulico accedere a questi corsi da allenatore è estremamente complicato.

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