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Tammy Abraham alla Roma è costato 40 milioni. Più bonus, naturalmente, ma anche più di Batistuta. E la domanda che ci si pone, per questo affare come per tanti altri, è: “Ma ne valeva davvero la pena?”. Nel senso, con quei soldi, con cui i giallorossi sono andati di fatto “all in”, come nel poker, non c’era nessuno di meglio?

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Terza/quarta scelta

Il passaggio di Abraham alla Roma lascia un po’ perplessi anche per altri motivi. Ricapitolando, il buon Tammy era il terzo centravanti del Chelsea, uno che nelle gerarchie di Tuchel non contava quasi nulla e che avrebbe contato anche meno, dato il recente arrivo di Lukaku. Era uno che non giocava nemmeno quando Werner, fino all’ultima stagione il titolare nel ruolo, faceva pena. Piuttosto giocavano Giroud oppure Havertz “falso nove”, ma Abraham, che sarà il nuovo centravanti della Roma, niente.

Ecco, per uno così, in tempi di economia contratta (per tutti tranne che per il Psg o la Premier League), la Roma spende una cifra superiore a quella per Batistuta nel 2000, un Batistuta che aveva già superato i trent’anni, ma che era assolutamente al top della carriera. Si dirà, altri tempi e altro contesto, ed è vero ma non per il prezzo in sé, bensi per come si sono ribaltate assolutamente le gerarchie all’interno delle leghe europee.

Una situazione, questa di Abraham alla Roma, in cui una squadra che ambisce ad entrare tra le prime quattro in Serie A per rinforzarsi spende quasi tutto il suo budget per il terzo centravanti del Chelsea, che a sua volta usa quei 40 milioni (più i 28 pagati dal Milan per Tomori, uno che giocava ancora meno di Abraham, ai Blues) per accaparrarsi uno come Lukaku, lui sì top europeo nel suo ruolo.

lukaku al chelsea

Fonte: @ChelseaFC (Twitter)

Ecco, in pratica i vincitori dell’ultima Champions si sono pagati metà del cartellino dell’ex interista semplicemente vendendo due comprimari. Bravura loro? Tomori al Milan effettivamente ha fatto bene, certo anche lì 28 milioni non sono pochi. Ma Abraham alla Roma che combinerà? In più va sostituire uno come Dzeko, non proprio l’ultimo degli scappati di casa.

Post-Dzeko

Per farlo ha preso uno che in carriera ha segnato 26 gol in tre anni in Premier League e che ha fatto sfracelli soprattutto in Championship, la Serie B inglese, tra Bristol City e Aston Villa. Uno che nella passata Premier è andato a bersaglio 6 volte appena, ma che andrà a prendere il posto di Dzeko, che in sei campionati con la Roma ha timbrato in 85 occasioni, per non parlare delle coppe europee.

Saremo noi quelli strani che vedono una discreta esagerazione nelle spese del club giallorosso, a prescindere dalle caratteristiche tecniche del giocatore. Un dato però è certo, e cioè che solo il Manchester United a parte la Roma ha un saldo acquisti-cessioni più negativo, in Europa. Ma almeno i Red Devils hanno la Champions League da giocare, mentre gli uomini di Mourinho, con tutto il rispetto, solo la Conference League.

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Last but not least, come si dice in Inghilterra o negli Usa, ultimo ma non meno importante, la pessima tradizione degli inglesi in Italia. Sono anni che fanno discretamente pena, o almeno che recitano ruoli da comparsa, senza andare troppo indietro ai casi umani tipo Luther Blissett, ecco, o a meteore alla Bothroyd. Piccola eccezione proprio alla Roma, con Smalling, ma in precedenza come dimenticare, restando all’Olimpico sponda giallorossa, il flop Ashley Cole?

Tutti giocatori, però, costati infinitamente meno rispetto ad Abraham, il secondo acquisto più caro della Roma dopo Schick. Siamo comunque pronti a cospargerci il capo di cenere in caso di stagione strabiliante del centravanti.

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