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Le parole di Paulo Fonseca dopo la sfida di Champions League contro la Stella Rossa hanno aperto uno squarcio su una realtà più profonda. Il tecnico portoghese appare isolato, ma secondo il giornalista de Il Foglio Giuseppe Pastore, il vero problema del Milan ha radici più profonde

“Fonseca è un uomo evidentemente solo”, spiega Pastore nel podcast di Cronache di Spogliatoio, “in una società che non ha modo e non ha competenza per gestire una crisi forte”. Un’analisi che va oltre i risultati sul campo, puntando il dito sulla struttura dirigenziale del club.

Il problema, secondo l’analisi, non risiede in uno scetticismo verso l’allenatore, ma nella mancanza di figure dirigenziali con esperienza nella gestione delle crisi. “Non hanno esperienza questi dirigenti. Non ce l’ha Ibrahimovic, non ce l’ha Furlani, non ce l’ha Moncada“, sottolinea Pastore, evidenziando l’assenza di figure intermedie cruciali.

Il confronto con il passato

Il paragone con la gestione delle crisi precedenti è impietoso. Pastore ricorda l’ultima grande crisi del Milan di Pioli, con le pesanti sconfitte contro Sassuolo (5-2) e Lazio (4-0): “Dopo 10 minuti dalla fine della partita, va Paolo Maldini a parlare alle telecamere, a Sky e DAZN, e fa le veci di Pioli”. Un esempio di come una società strutturata gestisce i momenti difficili.

La presenza di figure autorevoli e esperte faceva la differenza: “È la società che sente l’impulso di andare a trasmettere un messaggio di compattezza all’ambiente, di vicinanza all’allenatore”, ricorda il giornalista. Un aspetto che oggi manca completamente nel Milan.

Nonostante tutto, Pastore sottolinea come quella attuale sia “una crisi controllata”, con la squadra “pienamente in corsa per le prime 8 in Champions League”. Ma è proprio la gestione di questi momenti delicati che fa la differenza tra una grande società e una in fase di costruzione.