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Il Liverpool è fra le migliori squadre di questo inizio di stagione: Slot ha cambiato volto al Liverpool, e per alcuni è già meglio di Klopp

Subentrare a Jurgen Klopp dopo otto anni, introdurre principi di gioco diversi e fare subito risultati. Sembrava un’impresa impossibile ma Arne Slot sta andando anche oltre le più rosee aspettative.

Dalle parti di Anfield, società compresa, in pochi pensavano potesse funzionare immediatamente e, addirittura, così bene.

Tre vittorie nelle prime tre partite di Premier League. L’ultima ad Old Trafford contro i rivali di sempre del Manchester United per tre a zero. Altri numeri: zero gol subiti, sette fatti.

Nessuno mai era riuscito a vincere le prime tre partite di Premier League senza subire reti; nessuno mai al Liverpool era riuscito a vincere la prima partita contro il Manchester United fuori casa.

Un sincero in bocca al lupo a Paulo Fonseca e al suo Milan che se lo ritroverà di fronte il prossimo 17 settembre a San Siro per la prima partita della nuovissima Champions League. Se i rossoneri dovessero approcciare a questa partita come hanno fatto con le prime tre di campionato, tanti cari auguri.

Ma torniamo al Liverpool, e torniamo ad Arne Slot.

Lo stile Heavy Metal di Klopp

Lo stile Heavy Metal di Klopp è stato negli anni uno straordinario punto di forza: per vincere sì, ma anche per offrire a chi guarda un’esperienza ad alta intensità. La connessione fra lo spirito dell’allenatore tedesco e Anfield Road è stata la chiave per i recenti successi della squadra, in patria e non solo.

Il Liverpool aggressivo e verticale, intenso sempre e attendista mai, ha regalato momento di grandissima passione.

Nel calcio di oggi, però, questa strategia non sempre paga. Anzi, al contrario, è diventato sempre più importante la capacità di controllare i ritmi e i momenti delle partite, difendersi e riposarsi con la palla, gestire le forze e i risultati. Lo sapeva anche Klopp, che negli ultimi anni ha provato a cambiare qualcosa per migliorare questo aspetto della sua squadra, riuscendoci a metà.

La scelta di Arne Slot è stata impopolare, a sorpresa. C’è chi si aspettava un grande nome, oppure il ritorno di Xabi Alonso fresco vincitore di una incredibile Bundesliga con il Bayer Leverkusen; invece, ecco l’olandese, fra malumori e scetticismo.

Ma entrambi sono già un lontanissimo ricordo.

Slot e il controllo

Il cambio di mentalità e dei principi di gioco del Liverpool erano ben evidenti già dalle amichevoli della pre-season. Innanzitutto, il doppio perno davanti alla difesa e non più uno. La titolarità di MacAllister non è mai stata in discussione; per l’altro, invece, era stato scelto Zubimendi della Real Sociedad, e proprio quando l’affare stava per essere chiuso è saltato tutto.

E qui la prima grande decisione di Slot: no problem, dentro Ryan Gravenberch. Cioè fra i migliori di questo inizio di stagione.

A proposito: Federico Chiesa è l’unico acquisto di questa estate.

I Reds stanno adottando una struttura di 4-4-2 in costruzione, molto simile per certi versi a quella utilizzata da De Zerbi al Brighton (guarda caso, l’italiano era uno dei candidati alla panchina per il dopo Klopp).

La costruzione parte da Alisson, passa dai difensori centrali e dai terzini, con un ruolo chiave dei due centrocampisti. L’idea è di appoggiarsi a loro per attirare la pressione degli avversari e liberare lo spazio fra le linee, lì dove agiscono i due attaccanti (con Szoboszlai spesso sul centro destra ma anche centro sinistra, come contro lo United) e gli esterni che garantiscono ampiezza ma che possono anche scambiarsi la posizione con le punte.

L’obiettivo è creare quelle che vengono ormai definite transizioni artificiali.

Senza palla, il Liverpool pressa l’avversario con la stessa struttura: 4-2-4. Lo fa in maniera aggressiva ma ragionata, utilizzando i classici trigger points, cioè situazioni codificate che funzionano come un segnale per l’inizio del pressing, in base alla posizione della palla, all’orientamento del corpo dell’avversario e la direzione del passaggi

Anche qui, diverso dalla pressione feroce e constante del precedessore (ma qui qualche punto in comune c’è)

Insomma, controllo totale della palla e dei ritmi per far muovere gli avversari, occupazione degli spazi e attacco della porta in superiorità numerica. Un modo diverso di fare calcio rispetto a prima.

Stili diversi, anche comunicativi

“Ci sono partite in cui non ho toccato palla per cinque o sei minuti, e così non entri mai nel vivo della partita. Ora invece ricevo di più la palla, e così mi sento più a mio agio. E lui ha visto questo e ha funzionato bene”, ha detto lo stesso Gravenberch in un’intervista a SoccerNews.nl.

Arne Slot ha tantissima strada fare e diverse coppe da vincere per poter essere all’altezza dell’era Klopp, ma le premesse sono ottime e la sensazione, confermata anche da diversi giocatori, è che possa togliersi delle soddisfazioni.

Inoltre l’olandese, aiutato anche dai risultati e dalla proposta di gioco offerta, ha subito stretto un legame forte coi tifosi; è apprezzatissimo sui social, anche nelle interviste post-partita dove si lascia andare ad analisi lucidissime senza porsi il problema di dire troppo.

E questo piace e non poco alla gente (qualcuno lo dica agli allenatori e alle tv italiane).

Stili diversi quindi, anche comunicativi e caratteriali. E c’è anche chi già lo preferisce a Klopp.