Thiago Silva lascia l’Europa e il Chelsea dopo quindici anni nel vecchio continente, l’addio di uno dei più forti difensori degli ultimi vent’anni.
Quando nel gennaio 2009 il Milan campione di tutto acquistò Thiago Silva dal Fluminense i più si chiesero perché i rossoneri stessero prelevando un giocatore di venticinque anni mai uscito dal campionato brasiliano, nonostante in difesa avessero già campioni del calibro di Maldini, Nesta, Zambrotta e Khaladze. Sembrava una scelta incosciente figlia della mania brasiliana che aveva contagiato il Milan di Ancelotti che in quegli anni aveva accolto a Milanello Kakà, Ronaldinho, Pato, Ronaldo, Emerson, Dida e tanti altri. Il suo arrivo fu quindi una sorpresa, e i sei mesi di ambientamento tra il gennaio 2009 e il giugno successivo servirono ad alimentare i dubbi intorno ad un giocatore che non si conosceva e che sembrava inserito a caso, un po’ per ballare la samba, un po’ per tentare l’ennesimo colpo in Sudamerica.
Se andiamo avanti veloce e fissiamo le immagini della scorsa domenica a Stanford Bridge, il racconto dell’arrivo di Thiago Silva a Milanello fa sorridere. Pasillo de Honor a Stamford Bridge per il centrale brasiliano che alla soglia dei quarant’anni torna in Brasile dopo aver vinto qualsiasi trofeo disponibile in Europa e aver segnato un’epoca, diventando uno dei migliori difensori dell’ultimo ventennio.
Ma torniamo indietro all’estate 2009, quando l’apprendistato alla corte di Maldini e Nesta stava iniziando a dare i suoi frutti e Leonardo si preparava a metterlo in campo per quaranta partite nella stagione successiva, mostrando al mondo come il ventiseienne Thiago Silva fosse già pronto per ereditare il ruolo che fu dei grandi difensori rossoneri. L’epopea a San Siro terminò poi troppo presto: uno scudetto con Allegri in panchina, una deludente campagna europea della stagione successiva e una cessione al PSG nell’estate 2012 obbligata dalle condizioni societarie in cui Berlusconi e Galliani avevano cacciato i rossoneri. Quaranta milioni – pochi se si pensa alle qualità del brasiliano – bastarono per portare via da Milanello la colonna difensiva della nazionale e il leader tecnico di una squadra che aveva già dato l’addio a Paolo Maldini e che nei mesi della cessione di Thiago Silva avrebbe salutato anche Alessandro Nesta e Gianluca Zambrotta.
Un trasferimento che infuse un senso di inadeguatezza nel Milan, che da quel momento iniziò una discesa verticale terminata solamente poche stagioni fa. Il capitolo al Paris Saint Germain non poté che essere vincente: la squadra costruita da Leonardo fece tabula rasa dei titoli in Francia negli otto anni di permanenza di Thiago Silva, aggiudicandosi anche grazie alle prestazioni di Ibrahimovic sette campionati, cinque coppe francesi, sette supercoppe e sei coppe di lega, arrivando solo nell’ultima stagione a sfiorare l’agognata Champions League.
Era l’estate 2020 e Thiago Silva, insieme al connazionale Neymar e al futuro prodigio del calcio mondiale Mbappé arrivava a giocarsi una finale di Champions nella calura estiva di Lisbona, con avversario il Bayern Monaco all’ultimo exploit europeo del ciclo attualmente in via di sparizione. Dopo aver costruito una cavalcata degna di un documentario di Amazon, Thiago Silva e il PSG si schiantarono contro il gol dell’ex Coman, che infranse le speranze e le ambizioni lasciando in lacrime i brasiliani trapiantati a Parigi. Quella sera si ruppe qualcosa nel PSG: Neymar smise di essere felice di aver scelto la destinazione francese, Thiago Silva salutò scappando a Londra dove il Chelsea aveva già accolto David Luiz quattro anni prima, cercando una nuova avventura e ulteriori stimoli.
Thiago Silva e la Champions League
“He came from PSG to win the Champions League”
Lo striscione dedicatogli dai tifosi del Chelsea nel giorno dell’addio a Stanford Bridge dice tutto in nove semplici parole. In finale nell’agosto 2020 a Lisbona, Thiago Silva si ripete con il Chelsea di Frank Lampard e Thomas Tuchel la stagione successiva – la prima in Inghilterra – durante la quale il percorso europeo dei blues sembra benedetto da un qualche santo sudamericano: prima l’Atletico Madrid, poi nell’ordine Porto, Real Madrid e Manchester City in finale. Il Chelsea vince a Porto la Champions League che Thiago aveva sfiorato a Lisbona dieci mesi prima, in un ciclo iniziato l’anno successivo allo scudetto con il Milan e concluso trionfalmente dieci anni più tardi.
Veloce, tecnico, con senso della posizione e dotato di un fisico sufficientemente forte da tenere testa ai migliori centravanti del mondo. Thiago Silva si è trasformato in un’icona del calcio contemporaneo grazie alle sue qualità e ad una professionalità senza pari, che gli ha permesso di migliorarsi anche dopo la vittoria della Champions League, arrivata a trentasei anni. Nelle stagioni successive infatti, Thiago Silva ha continuato ad essere un fattore per il Chelsea vestendone la fascia di capitano e adattandosi ai ritmi della Premier League nonostante l’età avanzata.
A day full of emotions. Thank you all for this incredible farewell. It has been an exciting four years in which we have touched glory by winning a Champions League, but where we have also gone through difficult times. (1/4) pic.twitter.com/hQ94fxWTP8
— Thiago Silva (@tsilva3) May 19, 2024
Ora, dopo 155 presenze e 9 gol con la maglia del Chelsea, l’avventura di Thiago Silva in Europa è giunta al termine. Proseguirà in Brasile, al Fluminense, club lasciato a venticinque anni nel lontano 2009, con 97 presenze e 9 gol all’attivo.
State sicuri che – appena fatte le cento presenze e raggiunto il decimo gol – leggerete ancora di Thiago Silva, uno dei migliori centrali di difesa degli ultimi vent’anni.
Leggi anche: Gasperini è il più influente in Serie A, ecco tutti i suoi discepoli