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Alexis Saelemakers è diventato fondamentale per il Bologna di Thiago Motta e ieri sera ha addirittura emulato Francesco Totti segnando all’Olimpico

Milleottocento minuti più tardi l’approdo di Saelemakers in Emilia ha acquisito un senso tutto nuovo, chiaro anche a coloro che la scorsa estate avevano bollato l’acquisto come praticamente inutile vista la batteria di esterni presenti a Bologna. Dopo un inizio in sordina inficiato anche da un infortunio alla caviglia, Saelemakers si è progressivamente reso sempre più utile al Bologna, diventando pian piano uno degli uomini di punta per l’obiettivo europeo di Thiago Motta. Facendo un passo indietro quindi, lasciando il Milan in prestito per trovare la propria compiutezza tattica, il belga classe ’99 ha scoperto l’impatto che la fiducia dell’ambiente e dell’allenatore ha sulle sue prestazioni, migliorandone umore e rendimento. 

Fin dalla prima intervista riguardante l’ambiente Bologna, il belga ha ripetuto come un mantra che lo spogliatoio costruito da Motta e dai compagni è simile ad una famiglia, strutturato intorno ad un obiettivo comune da conquistare attraverso una filosofia condivisa, che Saelemakers ha abbracciato in toto. La partita dell’Olimpico con la Roma è proprio la testimonianza di questa evoluzione costante in maglia rossoblù: nella gara decisiva per dare il via ad una virtuale fuga Champions, Saelemakers è entrato a far parte di tutti e tre i gol della sua squadra, imbeccando Calafiori prima della rovesciata di El Azzouzi, servendo il marocchino nell’azione che porta al gol rocambolesco di Zirkzee e segnando a sua volta su assist del centravanti olandese dopo aver tagliato la difesa avversaria. La conclusione è poi il cioccolatino finale, prodotto grazie alla conoscenza del portiere avversario – sono stati compagni lui e Svilar per sette anni dal 2010 al 2017 – e ad un po’ di sana incoscienza: pallonetto all’Olimpico, nella casa che fu di Francesco Totti per fermare la rincorsa di una Roma difficilmente rallentabile. 

Una prestazione che esemplifica due aspetti della carriera e del talento di Saelemakers: innanzitutto il Bologna che rincorre la Champions League è la sua dimensione. Ha bisogno di un ambiente in cui le sue qualità siano sostenute da una dose di fiducia incrollabile e il livello di una media alta squadra italiana che costruisce un gioco adatto a valorizzare le caratteristiche dei giocatori che la compongono è adatto al suo status attuale. Successivamente la questione tattica, fondamentale anche nella partita di ieri sera. 

Saelemakers è un’ala sinistra

Forse Pioli non lo ha capito, forse la presenza di Rafa Leao era fin troppo ingombrante per permettere al giovane belga di avanzare richieste di qualche tipo. Saelemakers al Milan ha praticamente sempre giocato da ala destra (79 partite su 140 da ala, 43 come esterno sempre a destra) trovando poche volte la via della rete – sette gol e otto assist – ed emergendo come equilibratore di un tridente di trequartisti votati all’attacco totale. Era l’arma tattica di Stefano Pioli che grazie a lui poteva liberare la corsia di sinistra occupata da due treni offensivi come Leao e Theo, addossando sul belga e su Calabria tutte le responsabilità difensive del caso. 

Dall’arrivo a Bologna, Thiago Motta lo ha spostato a sinistra – ventitré gare sulle ventisette con tre reti e tre assist – riscoprendo un giocatore più offensivo, votato al dribbling e capace di rendersi utile per la squadra non solo a livello tattico ma anche creativo. Così si è ritagliato uno spazio importante in un Bologna storico, avanzando la propria candidatura per il riscatto estivo – fissato a dieci milioni – e ad un’altra stagione da protagonista, in Serie A e anche in Europa. 

Thiago Motta se lo gode insieme al resto della banda messa in piedi per questa caccia al tesoro europea, mentre il Milan resta alla finestra, nell’attesa di capire cosa fare del ritrovato talento belga. 

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