Barcellona PSG è incisa nella memoria collettiva per l’impresa compiuta al Camp Nou nel marzo 2017, quando Sergi Roberto divenne l’eroe di una storica vittoria.
Il Barcellona di Luis Enrique stava volando verso una Champions League da protagonista fino al San Valentino del 2017. In una notte in cui la Champions League deve pagare lo scotto di cene tra innamorati, Angel Di Maria annichilì i blaugrana smontando pezzo per pezzo le certezze di una squadra capace di vincere quattordici partite casalinghe consecutive in Europa tra le mura del Camp Nou, e che invece – a diversi chilometri di distanza – sembrava essersi persa completamente.
Il 4-0 dell’andata a Parigi sembrava una sentenza: il nuovo modo di fare calcio del Paris Saint Germain sta avendo la meglio su un Barcellona ormai spento e arrivato a fine ciclo, a cui basta una spintarella per scivolare in un dirupo senza ritorno. Le settimane intercorse tra la gara di andata e il ritorno a Barcellona si incendiarono con Luis Enrique condottiero di una possibile rimonta che mai nella storia della Champions League si era verificata. L’unica grande rimonta nella fase ad eliminazione la compì il Deportivo la Coruna contro il Milan, vincendo 4-0 in casa nella primavera 2004 dopo aver perso per 4-1 a San Siro. Ma Niente di paragonabile a ciò che sarebbe successo la sera dell’8 marzo al Camp Nou.
Si parte quindi dai quattro gol da recuperare e – data la regola ancora vigente dei gol in trasferta – dall’imperativo di mantenere la porta inviolata e sperare nel talento del tridente campione d’Europa 2015 e nella spinta sovrumana del Camp Nou. A Barcellona le ramblas si riempirono di speranza, insieme alla marea blaugrana che da Plaza Catalunya si preparava a trasferirsi a Las Corts, invocando una remuntada che avrebbe spento il sogno parigino di sostituire i propri denari alla storia del club catalano. Ironicamente, quella che si sarebbe giocata di lì a poco sarebbe stata la gara in cui il presidente Al-Khelaifi avrebbe deciso di acquistare prima Neymar e poi Leo Messi, facendo evaporare il Barcellona pirotecnico di Luis Enrique.
Il primo tempo della gara risponde immediatamente alla richiesta di Luis Enrique: il tifo è in delirio, e Luis Suarez incendia subito l’entusiasmo con un gol segnato grazie ad un’ingenuità di Kevin Trapp. Subito dopo una magia di Iniesta obbliga Kurzawa ad un goffo autogol, mandando i catalani al riposo in vantaggio.
La grande notte del Barcellona
La storia della partita si scrive però tutta nella frazione successiva: un fallo su uno scatenato Neymar in apertura di secondo tempo permette a Messi di siglare il 3-0 dal dischetto, e di infervorare ancor di più un pubblico ormai fiducioso della riuscita dell’impresa. Al minuto 62’ però, la spinta del Barcellona si fa meno intensa e il PSG – in cui Lucas Moura aveva lasciato spazio a Di Maria – trova con Cavani un gol incredibile che obbliga il Barcellona e tutto lo stadio a sperare in un 6-1 conclusivo che saprebbe di miracolo e non di semplice remuntada impossibile.
Ciò che accade nei minuti finali è talmente catartico, mistico e incredibile da doversi legare obbligatoriamente ad una delle partite più iconiche della storia della Champions League. Al minuto 87 un fallo dubbio di Marquinhos su Suarez offre una punizione dal limite dell’area a Neymar che trovandosi a vivere una di quelle serate in cui il suo talento rifulgeva ancor più di quello del dieci argentino, segna all’incrocio una punizione che restituisce fiducia al Camp Nou. Lo stadio ricomincia a rumoreggiare e pochi minuti dopo un altro fallo dubbio sul centravanti uruguaiano permette al Barcellona di tornare sul dischetto: Neymar batte ancora una volta Trapp e sigilla una delle sue prestazioni migliori con una doppietta ma la conclusione di questa gara è ancora lontana.
Si crede a Barcellona che i cinque minuti di recupero siano stati vissuti completamente in apnea da tutto il tifo blaugrana. Dal rigore trasformato di Neymar all’esplosione di gioia successiva al gol di Sergi Roberto tutta la catalogna – inclusi i tifosi dell’Espanyol ma per ragioni opposte – e probabilmente tutta Europa ha trattenuto il fiato in attesa che si compisse il miracolo in cui il PSG svolgeva semplicemente il ruolo di comparsa. Sul finire dei tempi regolamentari infatti, Neymar prende palla a centrocampo, trotterella fino alla trequarti e scodella un pallone al centro dell’area di rigore sul quale Sergi Roberto si avventa con la stessa rabbia istintiva di chi cerca una bolla d’aria dopo essere finito sul fondo di un oceano profondissimo.
Trapp esce malamente e lo spagnolo – criticato nei mesi precedenti al match – sigla la rete che vale la quindicesima vittoria consecutiva al Camp Nou in Europa, il passaggio del turno, la storica remuntada e – soprattutto – restituisce la capacità di respirare a tutto lo stadio.
Le questioni collaterali interessano relativamente: dopo la partita si è a lungo parlato dei potenziali errori arbitrali o delle decisioni dubbie riguardo la partita. Quello che rimane anche a sette anni di distanza è l’impresa storica e forse irripetibile dell’ultimo Barcellona del tiki-taka, dei tre amigos Messi, Neymar e Suarez e del ruolo del PSG, incolpevole nel trovarsi a fare da comparsa nella storica notte del Barcellona.
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