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Conor Bradley è l’ultimo ritrovato del grande Liverpool di Klopp, prodotto dal laboratorio Reds, tra i migliori nel dar vita a prototipi di calciatori adatti al gioco del tecnico tedesco

L’Italia lo ha già conosciuto nel dicembre 2021, quando il Liverpool ha fatto tappa a San Siro per dare il colpo di grazia al Milan di Pioli. In quella partita Klopp gli riservò solamente l’esordio per un minuto, facendo capire a tutto l’ambiente Liverpool che quel ragazzo classe 2003 aveva qualcosa di davvero speciale. Sintesi estrema tra Trent Alexander-Arnold e Andy Robertson, Conor Bradley è il prodotto del sistema tattico di Klopp: cresciuto nelle giovanili dei Reds all’ombra di due tra i migliori interpreti del ruolo dell’ultimo decennio, Bradley ha assorbito ogni insegnamento, ogni contrasto, ogni movimento dei due, divenendone a soli ventun anni l’aggregato migliore che il laboratorio di Klopp potesse produrre. 

Ma facciamo qualche passo indietro: nato in Irlanda del Nord nel 2003, Conor Bradley arriva nell’Academy dei Reds di Belfast a nove anni, per poi passare nel 2019 alla sede principale dopo aver giocato nel Patrick’s e nell’Fc Dungannon Swifts. Al suo approdo in Inghilterra, l’Irlanda si era già pentita di non aver spinto sulla sua convocazione a discapito dell’Irlanda del Nord, con cui oggi il ragazzo ha già quattordici presenze e la considerazione di talento più fulgido dai tempi di George Best. Arrivato a Liverpool le giovanili diventano subito il suo terreno di caccia, strabiliando gli assistenti di Jurgen Klopp e guadagnandosi – lo scorso anno – il prestito e il titolo di MVP della stagione al Bolton, dove conquista la Coppa di Lega dedicata alle categorie inferiori. Lì si innamorano del suo talento, esattamente come accade a Klopp che in estate lo convoca per la tournée estiva e lo difende dagli assalti giornalistici secondo cui la squadra aveva bisogno di un terzino destro alle spalle di TAA. Tutto questo nonostante l’infortunio alla schiena – una frattura da stress – subita a luglio, nel pieno del precampionato, a causa della quale l’ambientamento è stato più lento di quanto ci si aspettava. Il risultato è però stato lo stesso: a novembre – dopo aver recuperato – ha iniziato la sua avventura con la maglia dei Reds in Europa League contro il Lask, concludendo l’anno in panchina alle spalle del terzino inglese. 

A gennaio la grande svolta: Trent subisce un grave infortunio al ginocchio e Klopp fa sfoggio della classe del ragazzo, quasi a non vedere l’ora di testarne per davvero le capacità. Il risultato di anni di sintesi ed esperimenti nel laboratorio del Liverpool è strabiliante: assist alla prima in Premier contro il Bournemouth, un gol e due assist contro il Chelsea la settimana successiva dopo i due assist contro il Norwich in FA Cup e un altro assist nella sfortunata gara contro il Manchester United. Nel frattempo colleziona presenze in Europa League e alla fine di marzo segna con la sua nazionale, proprio contro la Scozia dell’altra reference inseritagli da Klopp nel database: Andy Robertson. 

Conor Bradley è il prototipo finale 

Il perché di questo paragone è evidente: Klopp a fine stagione andrà via, e lascerà Liverpool con l’ennesima gemma prodotta dal suo modo di intendere e fare calcio. Bradley è un terzino completo, capace di difendere negli uno-contro-uno e di vincere tanti duelli nei novanta minuti (in questa statistica, solo Luke Shaw gli è davanti in Inghilterra), ma è anche in grado di gestire e modificare le proprie reazioni fisiche e tecniche in base a ciò che accade intorno a lui grazie ad un dinamismo molto simile a quello di Andy Robertson. Se quindi dallo scozzese sembra aver mutuato le capacità fisiche, da Trent Alexander-Arnold ha imparato l’arte della gestione della palla, la visione di gioco ai fini di servire un compagno meglio posizionato – sono già sei gli assist in ventuno presenze – e la presenza tattica a trecentosessanta gradi. Insomma, un prodigio in maglia Reds che fa già impazzire i tifosi della Kop. 

Questa sera sarà uno dei protagonisti del match contro l’Atalanta, motivo ulteriore per prestare attenzione ad un match che dirà molto della stagione delle due squadre: il Liverpool per mantenere fede ai bookmakers, che lo vedono favorito nella competizione sin dal suo avvio, e l’Atalanta per misurarsi con una grande del calcio europeo in attesa che l’estate porti a compimento la rivoluzione iniziata quasi dieci mesi fa. 

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