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Il Real Madrid ha una delle rose migliori al mondo, e la prossima estate aggiungerà altri due fenomeni, gli attaccanti Mbappé ed Endrick. Ma rischia un effetto boomerang che Florentino conosce bene.

I Blancos di Carlo Ancelotti – che ha rinnovato fino al giugno 2026 – veleggiano verso il loro 36° scudetto, con 8 punti di vantaggio sul Barcellona secondo, e punta anche alla vittoria della loro 15a Champions League. Il Real Madrid, dopo gli oltre 100 milioni spesi la scorsa estate per Jude Bellingham e gli altri 20 per la stellina turca Arda Guler, non ha solo una delle rose più stellari al mondo, ma anche alcuni dei migliori giovani talenti in circolazione. E la prossima estate aggiungerà alla sua squadra anche Kylian Mbappé e la nuova promessa del calcio brasiliano Endrick.

Viene legittimo domandarsi, a questo punto, come Ancelotti pensa di schierare la sua squadra l’anno prossimo, considerando che in squadra ha anche Vinicius Jr. Rodrygo, Fede Valverde e Brahim Diaz. L’arrivo di Mbappé ed Endrick servirà a riempire il posto di prima punta, al momento occupato dal solo Joselu, arrivato l’estate scorsa con un contratto annuale per tappare il buco dovuto alla partenza di Benzema. Ma è ovvio che i posti disponibili nel reparto avanzato si faranno ancora più stretti, nella prossima stagione.

A voler recitare la parte dell’avvocato del diavolo, forse la questione è se Mbappé ed Endrick servono davvero al Real Madrid di oggi, considerando anche la spesa non indifferente per i due giocatori. Se infatti l’attacco dei Blancos diventerà ancora più affascinante, la stessa cosa non si può dire per il resto della squadra. Courtois passa ormai più tempo in infermeria che in campo, in difesa Nacho va in scadenza, mentre Rudiger, Alaba e Carvajal hanno tutti ampiamente superato i 30 anni. Stessa cosa per i due leader del centrocampo, Modric e Kroos, anche se in questo caso Camavinga e Tchoumani dovrebbero rappresentare delle valide alternative.

Gli squilibri del Real Madrid: un vecchio problema di Florentino Perez

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Fonte: Image Photo Agency

Il rischio è che il Real Madrid accumuli stelle offensive, ma senza investire in maniera altrettanto adeguata negli altri settori meno “appariscenti” del campo. Non è un’ipotesi così strampalata, quando si parla di Florentino Perez. All’inizio degli anni Duemila, infatti, durante la sua prima presidenza del club, il Real era indiscutibilmente una delle squadre migliori al mondo, grazie a campioni come Roberto Carlos, Raul, Figo e Zidane. Poi, il presidente iniziò a perdere il controllo del mercato, chiudendo una serie di acquisti sensazionali ma tatticamente inutili.

Nel 2002 acquistò Ronaldo dall’Inter per 45 milioni di euro, di fatto escludendo dalla squadra un giocatore meno famoso ma molto utile come Fernando Morientes, che venne poi ceduto l’anno seguente. Nel 2003, toccò al mediano Claude Makélélé essere sacrificato, prendendo al suo posto (per 35 milioni) David Beckham. Il Real Madrid aveva già Figo nel ruolo dell’inglese, che così venne riadattato da Fabio Capello come centrale di centrocampo, depotenziandolo molto e rendendo la sua squadra sempre più disfunzionale.

Perez sosteneva una strategia chiamata “Zidanes y Pavones”, cioè acquistare grandi campioni in attacco e risparmiare sui difensore usando il settore giovanile. I simboli di quel progetto erano canterani come Francisco Pavon, Raul Bravo e Borja Fernandez, molto pubblicizzati da Perez ma che non si rivelarano all’altezza della prima squadra. Tra il 2003 e il 2006, il Real Madrid vinse solamente una Supercoppa spagnola e andò oltre i quarti di Champions League, e nel febbraio 2006 Perez si dovette dimettere da presidente del club.

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