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Olivier Giroud sta organizzando la sua uscita dal calcio europeo. Tra motivi personali e scelte di carriera, l’America e Los Angeles lo aspettano

Una decisione presa all’inizio di questa stagione, indipendente dai risultati personali o di squadra, dovuta a scelte di vita che prima o poi è necessario prendere. Dopo tre stagioni, Giroud dirà addio al Milan, l’ultimo grande amore della sua carriera europea, la squadra dove forse – nonostante l’età – è riuscito ad esprimersi al meglio, diventando necessario e imprescindibile. Anche in questa stagione, segnata dal principio dall’addio conclusivo, il francese è un fattore fondamentale per le statistiche e il gioco del Milan di Pioli: trentasei partite giocate, quattordici reti (di cui dodici in Serie A), e nove assist, ne fanno il centravanti di cui un po’ tutte le squadre avrebbero bisogno e che il Milan si tiene stretto, almeno fino a giugno. 

Al termine del contratto e della stagione infatti, la famiglia Giroud si trasferirà in America. Saluterà il calcio europeo e lascerà il Milan orfano dell’unico calciatore in grado di spezzare la maledizione del numero nove, del campione del mondo capace – insieme ad Ibrahimovic – di svezzare il gruppo di ragazzi con cui alla prima stagione ha riportato lo scudetto a Milano. I suoi numeri in maglia rossonera parlano di un campione in grado di rinnovarsi e migliorarsi, capace di andare oltre l’età anagrafica ed usare la propria esperienza per impattare in maniera detonante su un campionato che di un giocatore del genere aveva bisogno. Quarantasei reti in centoventuno partite ci parlano di una media perfettamente in linea con le sue medie al Chelsea (39 reti in 119 partite) e all’Arsenal (105 reti in 253 partite), così come gli assist – venti nella sua esperienza rossonera – ne quantificano anche se in maniera non del tutto precisa l’importanza nella costruzione della squadra rossonera.

Nel rinnovato immaginario rossonero post anni bui della transizione societaria da Berlusconi fino a Elliott, Giroud ha rappresentato il campione che mancava alla Curva Sud, il numero nove a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà, il totem offensivo che – anche dopo l’addio di Ibrahimovic – è stato in grado di aiutare Leao e Theo Hernandez a diventare i calciatori che sono oggi. Per parlare di Giroud e di quanto mancherà al Milan, è impossibile non citare i due gol nel derby del 5 febbraio 2022. Decisiva per la rincorsa scudetto, quella partita rimontata grazie a una doppietta del francese sarà il punto di partenza per un filotto di quattordici risultati utili consecutivi, conclusi con la vittoria dello scudetto arrivata grazie all’ennesima doppietta del francese, a Reggio Emilia contro il Sassuolo. 

Giroud tra derby e addio 

Ma se la cavalcata scudetto resta qualcosa di etereo nella sua avventura rossonera, il cruccio più grande dei milanisti di questo periodo sono certo i derby con l’Inter, persi quasi sempre malamente e resi cammini ardenti nel corso delle stagioni. Giroud li ha sempre mitigati, per quanto possibile, segnando anche nell’ultima vittoria rossonera del settembre 2022, quel 3-2 da campioni in carica che aveva dato speranze per un’annata finita poi diversamente da quanto immaginato. 

A fine stagione le strade del francese e del Milan si divideranno, con la famiglia Giroud diretta a Los Angeles – o a Miami, comunque vada andranno al caldo di una delle due coste americane –   e i rossoneri costretti a farcela da soli, con più responsabilità sulle spalle di chi già c’è (Leao) e con la speranza di far ereditare la numero nove a qualcuno che possa essere, nel tempo, importante quanto Oliver Giroud per la storia del Milan. 

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