Nel ritiro del Portogallo non sempre accadono cose buone in vista delle partite successive. Questa volta è toccato a Joao Cancelo sganciare l’ennesima bomba.
Era già successo prima dei Mondiali in Qatar: Cristiano Ronaldo aveva appena concesso un’intervista divisiva al giornalista del “The Sun” Piers Morgan riguardo la crisi al Manchester United e i compagni di nazionale – in particolare Bruno Fernandes e Joao Cancelo – non avevano digerito bene un tale accentramento mediatico appena prima del ritiro in vista dei Mondiali. Così ovunque avevano iniziato a circolare video di Bruno Fernandes che saluta freddamente il suo capitano e scorci di un allenamento in cui Joao Cancelo rifiuta addirittura un abbraccio di Cristiano Ronaldo. Il risultato della rassegna in Qatar non ne fu troppo condizionato, ma l’eliminazione subita dal Marocco scosse profondamente una rosa che ancora non si spiegava come avesse fatto a non bissare il successo di Euro 2016.
Due anni più tardi – con un nuovo tecnico in panchina e un record di dieci vittorie su dieci gare nelle qualificazioni ai prossimi Europei – la storia sembra ripetersi, e di mezzo c’è un’altra volta un’intervista. Il laterale attualmente al Barcellona ha dichiarato al network RTP che Cristiano Ronaldo è certamente un giocatore importante per il Portogallo, ma che la sua presenza non risulta più indispensabile come prima perché il numero sette sarebbe ormai entrato nella fase discendente della sua carriera. Certo, i numeri di Ronaldo smentiscono Cancelo perché nelle qualificazioni ha segnato dieci reti – dietro solamente a Lukaku (14) nella classifica marcatori generale – e anche in Arabia continua a segnare a valanga (53 reti nel 2023), ma se le parole di Cancelo hanno un fondo di verità, allora vogliamo indagarlo.
Dall’arrivo di Martinez sulla panchina del Portogallo la squadra ha cambiato pelle giocando principalmente con il 3-4-3 (cinque partite su dieci) o spostando il baricentro totalmente in avanti passando al 4-1-3-2 (tre partite sulle restanti cinque). In questo modo Martinez ha potuto dominare il girone – chiuso a trenta punti con trentasei gol segnati e solo due incassati – e testare la propria squadra in vista del prossimo giugno. Questa trasformazione ha visto Cristiano Ronaldo sempre centrale nel modulo e nella manovra della squadra, che in lui ha ritrovato l’accentratore di gioco e di reti dopo la debacle in Qatar. Un terzo delle reti della gestione Martinez arriva dai piedi del numero sette, e solamente Bruno Fernandes sembra avvicinarglisi per incisività nell’economia offensiva del Portogallo. Con sei reti e sette assist infatti, il trequartista del Manchester United è il giocatore che maggiormente ha contribuito ai trentasei gol complessivi, con tredici G/A creati, uno in più rispetto a CR7. Se quindi questi numeri confermano l’importanza di Ronaldo, perché ciò che ha detto Cancelo suona in parte corretto?
Facendo un’ipotesi, Cristiano Ronaldo è per carisma e per gravità attrattiva il leader tecnico ed emotivo della nazionale; ne è il capitano, nonché il condottiero della vittoria di Euro 2016 nonostante l’infortunio, e i numeri – 128 gol in 205 partite – non lasciano dubbi su quanto sia ingombrante la sua figura nello spogliatoio. Ci vuole molto poco però a rendere quell’ingombro non solo positivo ed esemplare, ma quasi fastidioso e limitante. La presenza di un Cristiano Ronaldo in una fase non più centrale della sua carriera starebbe frenando l’esplosione di una squadra imbottita di talento ma da sempre abituata ad aggrapparsi al suo miglior realizzatore, cosa accaduta anche durante le qualificazioni. I numeri dei suoi compagni di reparto, da Leao e Joao Felix, sono ridicoli rispetto ai suoi: un gol per il milanista, tre per il blaugrana, esattamente come Gonçalo Ramos (tre reti) e Bernardo Silva (tre reti, quattro assist). Non abbastanza per imporre una nuova leadership in campo e quindi nello spogliatoio.
Il Portogallo si vuole rinnovare?
La domanda che sorge a questo punto è chiara: Cristiano Ronaldo è più utile che deleterio per il Portogallo? La squadra riuscirebbe a rimpiazzare quei dieci gol in caso di sua assenza? Il buon senso direbbe di sì, i giocatori per segnare e costruire una nuova Legacy basata su un gioco spumeggiante che non necessita obbligatoriamente di un unico marcatore capace di accentrare ogni pallone ci sono, quello che manca, forse, è il carisma del numero sette.
Si, perché per quanto i compagni di reparto siano talentuosi, nessuno di loro ha dimostrato capacità di leadership pari a quelle del capitano dei lusitani. L’unico ad averne assaggiato le difficoltà è stato proprio Bruno Fernandes, in un Manchester United che però cade a pezzi da diverse stagioni. Niente di paragonabile quindi al mostruoso ego di Ronaldo, capace si di mettere in soggezione ma anche di rendersi catalizzatore di tutte le difficoltà del gruppo per poi risolvere segnando a ripetizione.
Non saranno di certo le due amichevoli contro Svezia e Slovenia a dirci se il Portogallo potrà fare a meno del suo capitano ai prossimi Europei, o se semplicemente sarebbe più facile per la squadra giocare senza di lui; ciò che è certo è che il capitano continua a segnare e ad accentrare il gioco della squadra, che senza di lui potrebbe non raggiungere il suo massimo splendore.
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