Acerbi e Juan Jesus sono al centro di un caso di razzismo in Serie A che sta facendo molto discutere: cosa è successo davvero in campo?
Non si sta parlando d’altro in Italia, e il caso ha ormai iniziato a far discutere anche sulla stampa straniera. Il difensore dell’Inter e della Nazionale Francesco Acerbi è accusato di aver rivolto un insulto razzista a un avversario, il brasiliano del Napoli Juan Jesus. Il fatto sarebbe avvenuto durante la partita di domenica sera, il 17 marzo, tra le due squadre, finita 1-1.
Cosa sia successo esattamente non è chiaro, anche perché manca un video preciso del momento del presunto insulto. Attualmente la vicenda è al vaglio del Giudice Sportivo, che martedì 19 marzo ha chiesto un supplemento d’indagine sulla vicenda, che potrebbe richiedere altri 20 giorni. Il caso era però già emerso sui social durante la partita, per poi diventare sempre più grosso nei giorni successivi. Proviamo a fare chiarezza.
Cosa è successo in campo
Già nei minuti finali della partita, sui social network inizia a circolare un video dell’incontro, risalente intorno all’ora di gioco. Juan Jesus è a colloquio con l’arbitro Federico La Penna e si lamenta di aver ricevuto un insulto razzista da Acerbi, con cui aveva appena avuto un piccolo battibecco in campo. Non si sentono le parole del brasiliano, ma il labiale è inequivicabile, e Juan Jesus indica anche a La Penna il logo sulla sua maglia, riferito alla campagna contro il razzismo della Serie A. 24 ore dopo circa, il difensore del Napoli confermerà sui social, come vedremo, di aver ricevuto proprio un insulto razzista. Al termine della denuncia del giocatore al direttore di gara, quest’ultimo richiama Acerbi.
Un altro video, emerso sempre sui social ma nelle ore successive all’incontro, mostra Acerbi e Juan Jesus a colloquio, probabilmente prima che il brasiliano vada a parlare con La Penna. Acerbi sembra cercare di scusarsi con Juan Jesus, che lo respinge. Anche in questo non si sente l’audio, ma da alcune ricostruzioni del labiale sembra che Acerbi dica “non sono razzista”. Poi indica altrove (forse verso il compagno Marcus Thuram) e aggiunge qualcos’altro di non chiaro.
Dopo la partita, Juan Jesus viene intervistato da DAZN e gli viene chiesto della sua lamentela con l’arbitro. Il brasiliano spiega che Acerbi era andato “un po’ oltre con le parole”, ma che poi si era scusato e che, per lui, la vicenda era chiusa, definendola una “cosa di campo”.
Le versioni di Acerbi e Juan Jesus
Lunedì 18 marzo, il caso è ormai scoppiato e in molti accusano Acerbi di razzismo. Federico Pastorello, l’agente dell’interista, interviene in mattinata al Transfer Room Summit di Roma e dice di aver parlato con il suo assistito e che questi gli ha assicurato di non aver detto nulla di razzista. Su Instagram, Juan Jesus pubblica un post in cui si limita a dire: “Ho difeso la mia squadra e i miei diritti nel modo che ho ritenuto più giusto”. Il Napoli, invece, pubblica, sempre in mattinata, un video contro il razzismo, senza però fare riferimento esplicito alla partita della sera prima.
Nel frattempo, Acerbi è a Coverciano al raduno della Nazionale, che nei giorni successivi deve giocare due amichevoli negli Stati Uniti. Il difensore si confronta con il ct Spalletti e lo staff della FIGC, e nel primo pomeriggio di lunedì la Federazione comunica che il giocatore è stato rimandato a casa “per garantire la necessaria serenità alla Nazionale e allo stesso calciatore”. La FIGC precisa che, secondo quanto riportato da Acerbi, nelle sue parole non c’era “alcun intento diffamatorio, denigratorio o razzista”. Poche ore dopo, Spalletti conferma in conferenza stampa che, in base a quello che gli ha riferito il difensore, “non è stato un episodio si razzismo”.
Nel tardo pomeriggio, Acerbi arriva in treno a Milano, dove viene accolto da diversi giornalisti. “Non gli ho detto nessuna frase razzista, questo è poco ma sicuro” dice, tre volte. Il giocatore dell’Inter aggiunge che Juan Jesus aveva capito male quello che gli aveva detto (ma questa parte della dichiarazione è abbastanza confusa).
In serata arriva la replica di Juan Jesus, di nuovo su Instagram. Il brasiliano afferma che le parole del collega sono “totalmente contrastanti con la realtà dei fatti” e conferma di aver ricevuto un insulto razzista. La sua versione è che Acerbi gli abbia detto: “Vai via nero, sei solo un ne*ro”. Dopo che il giocatore del Napoli era andato a protestare con La Penna, l’interista si sarebbe scusato con lui aggiungendo “Per me ne*ro è un insulto come un altro”.
Mercoledì 20 marzo, la Gazzetta dello Sport ha riportato quanto trapelato dal colloquio tra Acerbi e i dirigenti dell’Inter avvenuto la sera prima. Il club nerazzurro, in precedenza, aveva evitato di affrontare la questione: nel pomeriggio di lunedì 18, dopo il comunicato della FIGC sull’esclusione dalla Nazionale, l’Inter aveva reso noto che doveva ancora avere un confronto col suo giocatore. Secondo la Gazzetta, martedì sera Acerbi avrebbe ribadito alla società la sua innocenza. A Juan Jesus, emerge adesso, l’intervista avrebbe detto: “Ti faccio nero”.
Cosa succede adesso e cosa rischia Acerbi
Martedì 19, il Giudice Sportivo ha chiesto un approfondimento d’indagine. Significa che ora la Procurare Federale dovrà indagare ulteriormente sull’accaduto: senza dubbio verranno ascoltati sia Acerbi che Juan Jesus, e probabilmente anche l’arbitro La Penna e gli altri giocatori presenti nei paraggi del luogo dell’incidente. Si stima che possano volerci circa 20 giorni prima della decisione finale del Giudice.
Secondo quanto riporta l’articolo 28 del Codice di Giustizia Sportiva, Acerbi rischia almeno 10 giornate di squalifica: significa che non giocherebbe più per tutte le ultime partite della stagione e nemmeno la prima della prossima. Questa è la sanzione minima in caso di colpevolezza per un insulto razzista a un altro giocatore: il Giudice Sportivo potrebbe anche propendere per una sanzione maggiore. In caso di condanna, Acerbi potrà ricorrere alla Corte sportiva d’Appello, e come terzo grado al Collegio di Garanzia del CONI.
In caso di condanna, il difensore italiano potrebbe subire anche altre ripercussioni. Ad esempio, una probabile esclusione dalla Nazionale in vista degli Europei della prossima estate, ma non solo. Secondo quanto scritto mercoledì dalla Gazzetta, l’Inter potrebbe prendere provvedimenti molto seri: “non si intende solo una multa, ma anche una possibile valutazione sul futuro in nerazzurro del giocatore”.
Come spiegato proprio al quotidiano rosa dall’esperto di diritto sportivo avvocato Eduardo Chiacchio, bisogna tener conto che, in un processo sportivo, “l’onere probatorio è invertito, è Acerbi a dover dimostrare la propria estraneità ai fatti”. Per la condanna di Acerbi, quindi, non è necessaria la prova oltre ogni ragionevole dubbio, ma è sufficiente un indizio con “un grado di probabilità superiore alla media”.
Ci sono precedenti per il caso Acerbi?
Ci sono almeno due precedenti recenti per un caso come quello in cui è coinvolto Acerbi. Nel maggio del 2021, il giocatore del Pisa Michele Marconi venne squalificato per 10 giornate per un insulto razzista rivolto a Joel Obi del Chievo, a cui aveva rivolto il commento denigratorio “la rivolta degli schiavi”. Marconi aveva ottenuto l’annullamento della sentenza al Collegio di Garanzia del CONI, che aveva ordinata di rifare il processo d’appello, al termine del quale il giocatore era stato definitivamente squalificato per dieci giornate.
Sempre nel maggio del 2021, anche Claudio Santini del Padova era stato squalificato per 10 turni per un insulto razzista rivolto a Shaka Mawuli della Sambenedettese. “Bastò una denuncia, anche se piena di dubbi e incertezze, del giocatore offeso e la testimonianza di un compagno cambiata pure in progress” ha spiegato alla Gazzetta, relativamente a questo episodio, l’avvocato Chiacchio, che seguì il caso.