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Lautaro Martinez è l’anima dell’Inter dominante delle ultime due stagioni, ma il rigore sbagliato contro l’Atletico Madrid svela un trend decisamente negativo.

Diciamolo chiaramente: ieri sera al Wanda Metropolitano Lautaro ha calciato un rigore davvero brutto. E non perché la palla sia finita alta sopra la traversa di Oblak, ma per il peso specifico che quel rigore aveva sulla stagione dell’Inter e sulla carriera di Lautaro. In una coppia di stagioni fenomenale per l’Inter, Lautaro sta rappresentando il faro intorno al quale far ruotare tutte le ambizioni presenti dei nerazzurri, il totem offensivo e caratteriale di cui il popolo nerazzurro aveva bisogno e al quale la squadra deve gran parte della produzione offensiva stagionale e biennale. La sua crescita all’Interno della macchina Inter è lampante e palese, celebrata dal enorme numero di reti segnate nella prima parte di stagione, a cui nel 2024 sta dando seguito con altrettante realizzazioni. La vittoria del mondiale – anche se non da protagonista – ha contributo ad accrescere la consapevolezza e la fiducia nei propri mezzi, rendendolo parte del pantheon dei migliori attaccanti europei. E allora quale sarebbe il problema di un errore dal dischetto? Il problema c’è e, a voler indagare, è anche più grande di quanto non sembri ad uno sguardo superficiale. 

Dal suo arrivo in Italia Lautaro Martinez ha giocato 273 partite con l’Inter, segnando 128 gol e fornendo 41 assist. Del totale, 102 reti (su 128 gare) sono arrivate in Serie A (con 31 assist), lasciando briciole alle altre competizioni: otto reti in coppa Italia, tre in Europa League, tre in Supercoppa e dodici in Champions League. Ora, i numeri in Serie A sono molto importanti e non fanno che confermare il suo peso specifico all’interno del campionato, ma quando un errore così pesante viene commesso da chi quelle responsabilità dovrebbe essere abituato a prendersele allora i numeri iniziano a farsi guardare in modo ben diverso. Lautaro ha esordito in Champions League nella stagione 2018-2019, quando la sua avventura all’Inter era appena cominciata e faceva la spola tra campo e panchina alle spalle di Mauro Icardi. In quella edizione non segnò nemmeno una rete, rimandando il tutto alla stagione successiva. 

Nel 2019-20, il girone fu il vero terreno di caccia dell’argentino, che contro Borussia Dortmund, Barcellona e Slavia Praga segnò cinque reti e fornì un assist non riuscendo però a portare la sua inter oltre il girone F. In quel momento, con la pandemia che avrebbe fermato la Champions League fino all’estate, si riteneva che Lautaro fosse troppo per i nerazzurri, e che le sue prestazioni richiedessero un trasferimento dove quei gol potessero essere valorizzati ancor di più. L’estate portò però in dono il ruolo di vice capitano e la permanenza all’Inter divenne certezza, grazie a una qualificazione in Champions League mai in discussione e delle finanze coperte da altri trasferimenti. Le due stagioni successive furono un disastro a livello europeo: sei gare con un gol e un assist nel 2020-21 e otto gare con un solo gol nel 2021-22, per un totale di quattordici gare, due gol e un assist per il futuro capitano nerazzurro. Sommando le statistiche delle prime due stagioni, il totale al momento dell’eliminazione contro il Liverpool agli ottavi registrava ventitré partite, sette gol e due assist, non esattamente uno score invidiabile.  

Molto meglio la stagione 2022-23, in cui – nonostante le poche reti – Lautaro fu l’anima di un Inter capace di superare il Milan in semifinale scrivendo pagine di storia del derby meneghino. In tredici partite Lautaro segna tre gol e fornisce tre assist, almeno fino all’errore – non così evidente ma altrettanto rumoroso – in finale contro il Manchester City. Al minuto 58’ l’argentino pecca di egoismo provando ad infilare Ederson da posizione defilata, senza rendersi conto della presenza in area di Lukaku e Brozovic, entrambi liberi per calciare. Un altro errore decisivo ad opera del giocatore più rappresentativo di questo corso tanto spettacolare quanto poco vincente dei nerazzurri. 

Lautaro non così decisivo?

Arriviamo così a questa stagione e all’eliminazione dell’Inter ad opera dell’Atletico Madrid di Simeone. Lautaro gioca otto partite e segna solo due volte – contro Real Sociedad e Salisburgo – a fronte dei quindici gol segnati nello stesso periodo di tempo in campionato. L’inter passa ugualmente il girone e pesca l’Atletico Madrid, vecchia volpe della competizione e tentazione del Lautaro calciatore di qualche stagione fa. 

All’andata, il lavoro dell’argentino risulta fondamentale, ma il gol decisivo è di Arnautovic che allo scadere porta l’Inter in vantaggio. La gara di ritorno è poi cronaca recente, fino al rigore di Klassen, che sbaglia e mette l’Inter in una situazione complessa. Riquelme – che aveva fallito una mostruosa occasione pochi minuti prima dei rigori – segna dal dischetto rendendo Acerbi decisivo per le sorti dei nerazzurri. Il centrale batte Oblak mandando dal dischetto Correa. L’argentino supera Sommer con un potente destro sotto la traversa facendo si che la responsabilità di mandare avanti la sfida si adagi tutta sulle spalle di Lautaro. 

É per questo motivo che l’errore – così macroscopico nei modi – apre ad una rivalutazione delle prestazioni europee del Toro. Quarantaquattro presenze, dodici gol e cinque assist; sei reti in meno dell’ex compagno Lukaku, che di presenze ne ha quarantuno, a distanza siderale da centravanti di caratura mondiale come Mbappé, attualmente a quota quarantasei reti in sessantanove partite. Se quindi qualcosa può lasciarci la lotteria dei rigori del Wanda Metropolitano, è il dubbio – legittimo – che Lautaro abbia un problema con la Champions League, e la colpa non è dell’Inter. 

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