Florian Wirtz è l’ingranaggio irrinunciabile del Leverkusen di Xabi Alonso. Forse il migliore per talento in Bundesliga, di certo il più divertente.
Quando a diciotto anni ti salta il legamento crociato il bivio su cui vieni prepotentemente sbattuto è di quelli che cambiano le sorti della tua carriera. Il 14 marzo 2022, nel cuore della seconda parte di una stagione mostruosa per un ragazzo di diciotto anni, il crociato di Wirtz salta per aria, costringendolo ad uno stop forzato di circa nove mesi. In quel momento il Leverkusen era ancora allenato da Gerardo Seoane e lottava per il terzo posto in Bundesliga anche grazie all’esplosione del talento del ragazzo classe 2003. Prima dell’infortunio Wirtz aveva collezionato trentuno presenze con dieci gol e quattordici assist terremotando i record di precocità della Bundesliga e mostrando al mondo intero – ammaliato da Musiala, Haaland e Bellingham – come al tavolo dei grandissimi della prossima generazione lui volesse sedercisi. Poi il crociato, la sparizione dai campi per nove mesi, il rinnovo con il Leverkusen che ha voluto blindarlo in un momento così difficile e l’arrivo di Xabi Alonso nella stagione successiva, quella del ritorno in campo.
La storia di come si sia ripreso è abbastanza canonica: rientra a dicembre 2022, segna i primi gol nel turno intermedio di Europa League contro il Monaco sia all’andata che al ritorno, segna ancora in Bundesliga il 4 aprile contro lo Schalke 04 e chiude la mezza stagione con venticinque presenze, quattro reti e otto assist, dimostrando di aver preso la direzione giusta al bivio dell’anno precedente. Il dato più interessante è legato al numero di partite saltate dopo il rientro dall’infortunio: quattro in due anni e tutte per riposo precauzionale o scelta tecnica in vista di un match più importante. In un’epoca in cui le ricadute o le rotture concatenate dei crociati sono la normalità nel nostro campionato – pensiamo a Zaniolo o alle difficoltà di Chiesa – la storia di Wirtz dovrebbe essere esempio virtuoso di come gli incidenti si superano senza che lascino segni negativi sulla propria carriera. Ma la rottura del crociato e il racconto del suo recupero sono propedeutici a sottolineare – se ancora ce ne fosse bisogno – come il talento debordante del trequartista del Leverkusen sia talmente unico da renderlo parte di quell’empireo in costruzione di cui fanno parte Haaland, Bellingham e Musiala.
Wirtz fa già parte del novero di campioncini assoluti pronti a prendersi il mondo e a concorrere per i prossimi Palloni d’Oro anche se – rispetto agli altri – ancora non ha fatto il salto in una squadra di primissima fascia. Certo, il Leverkusen di Alonso sta dimostrando velleità e attitudine da grande del calcio europeo, ma il blasone che si porta dietro è ovviamente meno pesante di quello di Bayern Monaco e Real Madrid, vero stress test per le qualità psicologiche – prima che tecniche – di un campione in divenire. La stagione attuale può però darci diverse risposte in questo senso: recuperato perfettamente dall’infortunio, Wirtz ha catalizzato intorno a sé la qualità offensiva del gioco del Leverkusen, divenendone artefice sbarazzino e cocciuto. Ci spieghiamo meglio: il paragone con Musiala è dovuto perché compagni di nazionale e simili per posizione in campo. Tra i due però c’è un’enorme differenza: il trequartista del Bayern è metodico, preciso, chirurgico come dimostrato nel gol del titolo segnato all’ultima giornata la scorsa stagione. La fantasia del suo calcio viene incanalata ai fini del risultato, sia esso un dribbling riuscito, un gol segnato o un assist fornito. Non c’è spazio nel calcio di Musiala per note esterne allo spartito che lui stesso sta scrivendo. Per Wirtz è diverso. Lui gioca all’interno e all’esterno di uno spartito tecnico con variazioni di ritmo costanti, un’intensità variabile a seconda delle necessità, una fretta apparente mitigata dalla tecnica estrema con cui conduce il pallone. Non è bello da vedere come Musiala, ma è terribilmente divertente, molto più di altri colleghi. E lo è perché assomiglia ai trequartisti del calcio di diversi anni fa, quelli ipertecnici capaci di far sembrare gli avversari giocatori di diverse categorie inferiori. E tutto questo viene fatto con un’intensità e una velocità che lo rendono giocatore attuale e non anacronistico, temibilmente in tempo per prendersi un ruolo centrale nel panorama calcistico di oggi e di domani.
Wirtz è futuro nel presente
I 100 milioni che Transfermarkt gli affibbia come valore di mercato sono per una volta davvero significativi: quando c’è uno stop simile al suo rispondere presente a diciotto anni non è né facile né scontato. Al momento dell’infortunio il suo valore era di 70 milioni di euro, in linea con il talento mostrato e l’età anagrafica. Al rientro il valore è aumentato in maniera lineare e quasi automatica, come se lo stop di 265 giorni fosse stato invece di due settimane. In quel periodo il mondo non si è scordato di Florian Wirtz, ma chi è stato capace di gridare presente nonostante l’incidente è stato il suo talento, immenso e terribilmente bello da vedere.
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