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Daichi Kamada non è proprio riuscito ad integrarsi nel gioco della Lazio, ma come lui anche altri acquisti estivi stanno fallendo la prima stagione in Serie A. 

Quando sei abituato a giocare quaranta partite all’anno non uscendo praticamente mai dal campo la panchina può stare molto stretta, soprattutto quando la tua carriera è ad un momento decisivo. Saltato il trasferimento al Milan per cause burocratiche, in estate Kamada si è accasato alla Lazio di Sarri con un curriculum di tutto rispetto: nella stagione 2022-23 aveva giocato quarantasette partite al Francoforte, segnando sedici reti e fornendo sette assist. Circa 3400 i minuti giocati in Germania, con Lotito convinto di aver regalato a Sarri qualcosa in più che una semplice alternativa ai titolarissimi biancocelesti. L’impatto del giapponese con il nostro campionato è stato però disastroso: un gol a settembre contro il Napoli, un assist nella partita successiva contro la Juventus a cui sono seguite due gare da spettatore di fila, qualche minuto in Champions League e una sfilza di panchine e spiccioli di gara fino all’eliminazione di ieri sera contro il Bayern Monaco. Un resoconto disarmante che Sarri ha spiegato prima di natale sostenendo che la squadra non può reggere il doppio trequartista in caso di compresenza del giapponese e di Luis Alberto e che quindi – quando lo spagnolo è in salute – Kamada è destinato a fare panchina. Una visione unilaterale della situazione che sommata al contratto di un solo anno firmato in estate porta alla potenziale separazione tra le parti, con buona pace delle ambizioni italiane di Kamada. 

Integrarsi nei meccanismi tattici delle squadre di Maurizio Sarri è cosa non facile, e adattarsi ad un campionato fisico come la Serie A non sempre è immediato, ma il problema più grande risiede forse in ciò che Lotito voleva fare dopo l’addio di Milinkovic-Savic. Kamada è un centrocampista dotato di una spiccata propensione alla fase offensiva, è capace di creare gioco negli ultimi trenta metri di campo e ha in dote un fisico statuario che ricorda quello del sergente. Quando il presidente biancoceleste ha fiutato l’affare a zero, sognava di trovare un sostituto all’altezza del serbo senza spendere nulla di quanto ricavato dalla sua cessione. La falla in questo piano diabolico sta nell’accostamento tra Kamada – trequartista e all’occorrenza esterno – e Milinkovic-Savic – mezz’ala e all’occorrenza trequartista – per una Lazio che basa il proprio equilibrio sul centrocampo. Offrire a Sarri una soluzione alla perdita di Savic sacrificando le caratteristiche di Kamada – che al Milan, ad esempio, avrebbe fatto le veci di Pulisic – ha permesso questo cortocircuito in cui a rimetterci è solamente il giocatore. La summa finale sono quindi le diciotto presenze racimolate fin qui con il trentasei per cento dei minuti disponibili in Serie A, le sette presenze in Champions League e la singola presenza in Coppa Italia – competizione snobbata da Sarri – per arrivare a ventisei partite, che complessivamente restituiscono poco più di mille minuti giocati

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Non solo Kamada: i problemi di Juve e Napoli

Esattamente come il giapponese anche altri due acquisti estivi arrivati in pompa magna – sia per l’esborso economico che per la campagna mediatica di accompagnamento – stanno fallendo clamorosamente il primo anno in Serie A. Alla Juventus Timothy Weah si dichiara felice di essere allenato da Allegri e di condividere lo spogliatoio con grandi campioni ma sottolinea come il suo ruolo sia più offensivo che difensivo. Il tecnico – dal canto suo – mantiene la bussola sulla solidità della sua rosa e dopo aver fatto giocare qualche partita al francese gli ha preferito Cambiaso perché più difensivo. Gli undici milioni messi in campo dalla Juventus per acquistarlo dal Lille non hanno di fatto cambiato le cose, e Allegri ha fatto chiaramente capire che in caso di sua permanenza il prossimo anno spazio per Weah ce ne sarebbe davvero poco. 

Circa settecento chilometri più a sud, esattamente al Maradona di Napoli, nei minuti finali della sfida alla Juventus il terzo acquisto in difficoltà dell’estate italiana si è distinto per un gesto che il tifo partenopeo ha apprezzato, rendendo più morbida la stagione di ambientamento dopo i lampi di Francoforte. Parliamo di Lindstorm che al minuto novantatré di Napoli – Juventus ha abbracciato Calzona rispondendo presente ad un cambio che gli ha concesso solo pochi secondi in campo. La sua stagione fino ad oggi é stata disastrosa a causa del continuo avvicendamento di tecnici diversi sulla panchina azzurra e del proverbiale adattamento ad un campionato non facile come la Serie A, ma rispetto agli altri due, il danese sembra avere una marcia in più. Nessun gol né assist per lui, pochissime presenze per un totale di 449 minuti in campo ma un atteggiamento positivo che non è mai venuto meno, figlio forse del contratto fino al 2028 firmato la scorsa estate e dell’obbligo di riscatto che il Napoli verserà al Francoforte il prossimo giugno (pari a venti milioni). Rispetto a Kamada e Weah quindi, Lindstrom potrebbe avere un’altra occasione nel nostro campionato il prossimo anno, quando a Napoli le acque saranno più serene e la squadra potrà contare su una guida tecnica ben definita.