La Lazio di Sarri viene eliminata male in Germania dal Bayern Monaco, ma la vera sconfitta è sotto il profilo del gioco, e qualcosa dovrà cambiare.
Pensare di eliminare il Bayern era un sogno, che la prestazione nella gara d’andata aveva reso più probabile, ma non certo semplice. Ma la caduta della Lazio di ieri suona anche come un capolinea per l’esperienza di Maurizio Sarri nella Capitale. Sarebbe ovviamente esagerato considerare fallimentare questa stagione, in cui comunque i biancocelesti sono arrivati a giocarsi l’accesso ai quarti di finale della Champions League, sono ancora in corsa per un posto nelle coppe europee e per vincere un trofeo (ad aprile c’è la doppia sfida in Coppa Italia con la Juventus). Però, in questo momento il futuro del tecnico toscano sembra appeso a un filo.
Il rapporto tra Sarri e la dirigenza sembra essersi deteriorato, malgrado tutte le rassicurazioni di Lotito. Soprattutto si è notata – ieri sera, ma è un trend stagionale ormai – un’involuzione tattica abbastanza significativa. Alla Lazio del 2023/2024 manca la brillantezza di quella degli anni scorsi, e contro il Bayern è divenuto evidente come i biancoceleste non riuscissero a fare il loro gioco, ripiegandosi in difesa e ritrovandosi in balia del club tedesco. L’allenatore laziale ha spiegato tutto, nel post partita, parlando giustamente di un divario tecnico evidente, ma non si può negare che i problemi vadano ben oltre la prestazione di Monaco. È ciò che oggi fa scrivere a Sebastiano Vernazza, sulla Gazzetta dello Sport, che Sarri voleva cambiare la Lazio ma forse è la Lazio che ha cambiato lui.
Non va sottovalutato che il club quest’anno ha dovuto rinnovarsi per potere competere su più fronti importanti, ha ampliato la propria rosa e questo ovviamente rende più complicata la gestione psicologica del gruppo da parte del tecnico. Inoltre la squadra è alle prese con un ricambio generazionale importante: dei nuovi innesti della scorsa estate, escluso il 27enne Kamada, sono arrivati quattro giocatori di età compresa tra i 22 e i 25 anni. Il centrocampo e l’attacco sono stati i settori maggiormente ritoccati, e proprio a livello offensivo la Lazio sta iniziando a pensare alla difficile transizione da Immobile a un altro centravanti più giovane (Castellanos?). Per cui, i motivi che giustificano almeno in parte il calo delle prestazioni rispetto all’anno scorso sono abbastanza comprensibili.
Mai come oggi, però, il sarrismo alla Lazio sembra stanco e disilluso. È quindi legittimo domandarsi se ci sia ancora un futuro per Maurizio Sarri in questa società, o se non sia meglio – sia per lui che per la Lazio – una separazione in estate per permettere a entrambi di aprire un capitolo nuovo nelle proprie vite.
Quale futuro per Maurizio Sarri?
Al momento non sembra ci sia alcuna possibilità che la Lazio possa cambiare allenatore prima della fine della stagione, e in fin dei conti non ce ne sarebbe nemmeno il bisogno. I biancocelesti hanno 3 punti dal settimo posto, e il prossimo mese si giocano le due semifinali di Coppa Italia: c’è ancora la possibilità di recuperare un posto nell’Europa della prossima stagione e mettere in bacheca un trofeo che alla Lazio manca dal dicembre 2019, quando sollevò la Supercoppa italiana.
Quando la stagione sarà conclusa, però, un discorso tra tecnico e società sarà necessario. Sarri ha un contratto fino al 2025, ma come ha detto lui stesso dopo la sconfitta di Monaco “i contratti lasciano il tempo che trovano”. Se tra il toscano e il club della Capitale arriverà la separazione con un anno di anticipo, Sarri valuterà le sue opzioni, ma non è da escludere che possa prendersi un anno sabbatico, che probabilmente gli sarà utile per “depurarsi” dopo un anno storto che anche a livello tattico ha messo un po’ in discussione alcune delle sue certezze.
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