Skip to main content

Il Napoli perde contro la Juve ed è ormai fuori dalla corsa scudetto. Cosa non sta funzionando e cosa cambierà nella prossima stagione?

Un testa-coda pazzesco, quello del Napoli: undici mesi fa, all’inizio del 2023, il club partenopeo travolgeva la Juventus di Allegri per 5-1, mentre ieri, quando l’anno sta per concludersi, i campani sono stati sconfitti 1-0 e di fatto rinunciano alla possibilità di difendere il titolo di campioni d’Italia. Il paradosso è che, tra le due partite, pochissimo è cambiato dei protagonisti in campo: solo tre cambi nel Napoli (Natan e Juan Jesus, al posto di Mario Rui e Kim Min-jae, oltre a Mazzarri al posto di Spalletti in panchina) e altrettanti nella Juventus (Vlahovic, Cambiaso e Gatti, invece di Milik, Di Maria e Alex Sandro). È ovvio che in questi mesi molte cose sono cambiate, tra una Juve che non ha al momento l’ingombro delle coppe e un Napoli completamente da ripensare dopo il disastro della breve gestione di Rudi Garcia. Il ritorno di Mazzarri sembrava poter rimettere in carreggiata i partenopei, e alle prime uscite i campioni d’Italia avevano indubbiamente mostrato un cambio di rotta, con la vittoria in trasferta a Bergamo e l’ottima prestazione fornita al Bernabeu contro il Real Madrid, pur perdendo alla fine per un 4-2 che sembrava esagerato. Le cose sono tornate a peggiorare, e il breve impatto positivo del cambio in panchina si è esaurito. Il Napoli, negli ultimi due appuntamenti in campo, ha fallito abbastanza nettamente contro tutte e due le prime della classe, perdendo già il 3 dicembre 3-0 in casa contro l’Inter.

Questi ultimi due risultati certificano in maniera abbastanza esplicita il fallimento della gestione post-scudetto da parte dei De Laurentiis, improntata sulla filosofia del cambiare il meno possibile la squadra vincente, quando però nei fatti tutto stava già camabiando al di fuori della sua capacità di controllo. Gli addii di Spalletti (in scadenza di contratto), Giuntoli (verso la Juve) e Kim (grazie alla clausola rescissoria) hanno scombussolato l’ambiente più di quanto non si sarebbe detto in estate. La dirigenza ha cercato di limitarsi a tappare i buchi, e la scelta di Rudi Garcia è emblematica da questo punto di vista: allenatore esperto che conosce l’Italia, dal gioco offensivo e improntato sullo stesso 4-3-3 del suo predecessore. Anche le scelte di Mauro Meluso, ex dirigente dello Spezia fuori dal calcio da due anni, come nuovo direttore sportivo, e dello sconosciuto Natan per supplire alla partenza di Kim, non hanno dimostrato grande volontà di migliorare la rosa, ma solo di non lasciarla scoperta. Possibilmente, spendendo la minor cifra possibile. Il resto degli sforzi sono stati convogliati sulla necessità di trattenere Osimehn e sull’acquisto da 30 milioni di Jesper Lindstrom, arrivato per rimpiazzare Lozano sull’ala destra dell’attacco ma fin qui visto pochissimo in campo (185 minuti in 10 partite: solo tre volte è stato in campo per più di un quarto d’ora). Il Napoli costruito la scorsa estate è stato un flop clamoroso, e l’arrivo di Mazzarri sembra essere stato un altro tentativo sulla stessa falsariga: un azzardo che costa poco e che ha come unico scopo dare una scossa all’ambiente per salvare il salvabile.

Il Napoli guarda già oltre Mazzarri: i possibili piani per il futuro

Salvo miracoli nei prossimi mesi, difficilmente Walter Mazzarri continuerà a sedersi sulla panchina del Napoli anche nel 2024/2025. Il suo contratto scade a giugno, ed è probabile che, a fine stagione, De Laurentiis voglia approfittarne per un profondo restyling della sua squadra, avviando un nuovo progetto tecnico invece di prolungare la durata di quello di Spalletti. Due sono i nomi più papabili, attualmente, per la panchina azzurra: Vincenzo Italiano e Alessio Dionisi. Come modulo ed idee di gioco, entrambi consentirebbero di proseguire sulla strada già tracciata dal tecnico di Certaldo e, in precedenza, da Maurizio Sarri. Italiano ha i favori del pronostico, attualmente, per via della maggiore esperienza internazionale, maturata alla guida della Fiorentina. Dionisi, invece, è specializzato nel fare maturare i giovani, come si è visto un po’ a Empoli e, più diffusamente, nelle ultime stagioni al Sassuolo: il suo arrivo sarebbe un colpo simile a quello fatto nel 2015 con Sarri, che veniva dalla sua prima annata in Serie A con l’Empoli.

Sarà però fondamentale avere un Napoli qualificato alla prossima Champions League, se si vorranno fare importanti investimenti. La dirigenza dovrà anche valutare come agire sul mercato, dove sicuramente si perderà Zielinski, a fine contratto e deciso a non rinnovare. Resta aperto il caso Osimhen, che ha sempre tanti pretendenti che l’estate prossima torneranno probabilmente alla carica, peraltro con offerte logicamente più basse rispetto a quelle che circolavano pochi mesi fa, vista la stagione per adesso tutt’altro che eccezionale del nigeriano.