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Pogba aveva tempo fino a oggi pomeriggio per decidere se procedere o meno alle controanalisi: cosa succede ora. 

La positività per doping è già di per sé un evento sconvolgente nel mondo dello sport, ma se capita nelle élite del calcio europeo allora stupisce anche un po’ di più. La notizia è quella da giorni: Paul Pogba è risultato positivo al testosterone dopo la partita tra Udinese e Juventus, che si è giocata per la prima giornata di Serie A. Dopo le smentite, la professione di buona fede, l’affermazione che si sia trattato di contaminazione e tutti i passaggi pubblici del caso, oggi il calciatore era costretto a decidere entro il pomeriggio se effettuare o no le controanalisi. Il francese alla fine ha scelto di procedere e, a questo punto, si tratterà del passaggio decisivo per capire cosa ne sarà di lui nel prossimo futuro. E anche della sua carriera.

Da oggi, infatti, ci sono sette giorni di tempo prima di arrivare al nuovo risultato, con ogni probabilità succederà il 20 settembre, e se dovesse arrivare la negatività, allora il calciatore sarebbe scagionato dalle accuse. In caso contrario, ci sono tre diverse possibilità: la prima è quella dell’archiviazione, la seconda quella del patteggiamento (di cui tanto si parla nelle ultime ore) e poi c’è anche la strada del processo, che eventualmente avverrebbe di fronte al tribunale nazionale antidoping. Per la condanna la variabilità la fa da padrone in base a come verrà inquadrata la situazione. La pena massima è quella di quattro anni di squalifica, ma già se venisse accertata la mancata intenzionalità nell’assunzione si passerebbe a due anni. Poi, c’è anche la via del patteggiamento: concordare una pena meno salata permetterebbe al calciatore di restare ai box per solo un anno. E forse così la sua carriera sarebbe salva. Se, invece, propenderà per una battaglia legale in piena regola, allora andrà avanti in Italia e al Tas di Losanna. L’interrogatorio sarà comunque una fase difensiva per capire nei dettagli la strategia giudiziaria e la sua linea difensiva.

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Pogba patteggiamento: perché è la linea che conviene al centrocampista

Le ammissioni interne in casa Juventus di cui si parla tanto sarebbero una manna dal cielo, se confermate, per l’impianto accusatorio. Infatti, cadrebbe all’improvviso anche la tesi dell’integratore contaminato che potrebbe dimezzare la pena per Pogba. Proprio per questa ragione, l’ipotesi del patteggiamento potrebbe essere quella più conveniente per il calciatore. Certo, dovrebbe esserci un’ammissione di colpevolezza telegrafica, ma poi potrebbe guadagnarne sotto il profilo della durata della squalifica che potrebbe essere di soli dodici mesi. “Lo sconto di pena non potrebbe essere superiore al 50 per cento della proposta di squalifica formulata dalla procura antidoping”, questo è ciò che dice la legge. Quindi, il centrocampista ex Manchester United dovrebbe essere comunque ottimista e augurarsi una squalifica che in partenza non vada oltre i due anni. Per farlo, Pogba dovrà convincere il procuratore antidoping Pierfilippo Laviani della non intenzionalità. E anche questo non sarà per nulla semplice.